Simone Vallerotonda tra i “Bassifondi” della pandemia - Le Cronache
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Simone Vallerotonda tra i “Bassifondi” della pandemia

Simone Vallerotonda tra i “Bassifondi” della pandemia

 

Una testimonianza del vulcanico tiorbista romano che ha dovuto rinviare il tour previsto per il suo ultimo progetto nato dalla sinergia e complicità con Stefano Todarello e Gabriele Miracle

Di Olga Chieffi

Lo abbiamo conosciuto al teatro Verdi protagonista di una performance tra danza, arte e musica dell’Ensemble Soqquadro Italiano qualche anno fa, il tiorbista romano Simone Vallerotonda, eclettico, sempre sorridente, oggi è alla testa del trio “I Bassifondi” e collaboratore di tanti altri prestigiose compagini, da Modo Antiquo a Les Ambassadeurs, Imaginarium Ensemble, Cantar Lontano e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La primavera avrebbe certamente portato la Seicento bianca del “power trio barocco”, come Simone ama definire “I Bassifondi”, in giro per il mondo. Nato da un’idea proprio del nostro tiorbista, e chitarrista l’ensemble, composto da Gabriele Miracle (percussioni, colascione) e Stefano Todarello (colascione, tiorba, chitarra battente, flauti, sordellina), propone la musica del XVII e XVIII secolo per liuto, arciliuto, tiorba e chitarra barocca, con l’accompagnamento del “basso continuo”. Tutti i più importanti liutisti e chitarristi dell’epoca suonavano la loro musica “condividendola” con altri strumenti. L’esigenza di creare un comune linguaggio esecutivo e improvvisativo, spinge I Bassifondi a proporre autori meno noti del mondo degli strumenti a pizzico, ma non meno importanti, restituendoli nella loro autenticità. Una profonda ricerca delle fonti musicali, corde in budello, manuali di diminuzioni, consapevole di non raggiungere mai la verità, spinge l’ensemble a riproporre l’antica prassi esecutiva, senza paura né soggezioni a visioni romantiche. Il loro primo album “Alfabeto falso” ha scosso gli ascoltatori, con un repertorio per chitarra barocca ricco di stravaganze armoniche, l’alfabeto falso appunto, paragonabile al jazz moderno. Ora, con “Roma ‘600”, I Bassifondi esplorano gli aspetti popolari presenti nella musica romana, come specchio di quella colta. Invitati nei più importanti festival di musica antica in Europa, USA, Sud America, Australia, alla maniera dei liutisti e chitarristi dell’epoca, I Bassifondi avrebbero viaggiato insieme, cercando sempre di godere serenamente la loro musica e la loro vita, dividendosi tra festival specializzati, club e locali, condividendo la musica barocca anche in luoghi “non ufficiali” con tutti quanti abbiano voglia di ascoltare e partecipare al loro “piacere di suonare”, ma il Covid19 ci ha mezzo una zampa veramente letale. “La vita del musicista, si sa – ci ha detto Simone –  è fatta di alti e bassi, zero certezze o quasi, tanti capovolgimenti e un unico motore da cui tutto è partito: l’amore per questa arte. Capita poi, che in casi di calamità mondiali come questa del Corona Virus, che i bisogni primari come la salvaguardia della vita, della salute, ovviamente e giustamente, vengano messe al primo posto. Nonostante ciò, tramite l’unico mezzo rimasto a disposizione per comunicare, ovvero i social, c’è un desiderio forte di Bellezza, di Arte, e in generale di sognare. Ed ecco allora che proliferano richieste più o meno serie e avvedute, dai flash mob presto scemati come fuochi fatui, ai video musicali regalati al web in maniera più consapevolmente, fino ad arrivare, come nel mio caso, a improvvisare concerti dalla propria finestra verso il cortile del proprio palazzo, incorniciato dalle finestre dei vicini. Si, è proprio quello che è successo giorni fa nel cortile semicircolare, guarda un pò a forma di teatro all’italiana. Son salito sulla mia scrivania a ridosso della finestra e ho suonato per mezz’ora il mio liuto. I vicini erano ognuno affacciato dalla propria finestra e quindi a debita distanza di sicurezza. Il tutto è avvenuto come fosse un concerto. Il desiderio, il bisogno era quello. Pause, tra un brano e l’altro, intervallate da applausi. Ecco. Questa credo sia la dimostrazione più lampante di quanto la musica e l’arte in generale sia un bisogno intrinseco e profondo di ognuno di noi, e ci aiuti a vivere meglio. È l’unica cosa che posso fare ora, viste le tournée cancellate e i punti interrogativi sulle ripartenze: esser utile com quello che so fare e che amo: suonare. Sperando di tornar presto alla normalità, invito chiunque a regalare un pò di se stesso al prossimo. Vi assicuro che è uno scambio che riempie entrambe le parti”.