Scafati. Salviamo l’arco del polverificio borbonico - Le Cronache
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Scafati. Salviamo l’arco del polverificio borbonico

Scafati. Salviamo l’arco del polverificio borbonico

SCAFATI. “Salviamo l’Arco del Polverificio Borbonico, è un pezzo di storia scafatese”. L’appello viene dal popolo della rete, dal gruppo “Sei di Scafai Se…” e a farsene portavoce è il fondatore Sebastiano Sabbatino.
Il giovane scafatese è oramai considerato uno “storico dilettante”, molto apprezzato per l’impegno e la dedizione che diffonde nella valorizzazione e conoscenza del territorio scafatese. Uno scafatese doc, che non disdegna di dedicare molto del suo tempo alla sua passione: Scafati. “La storia del polverificio borbonico ha inizio nel 1850 quando Ferdinando II di Borbone affido l’incarico al colonnello Alessandro Nunziante di progettare e realizzare un polverificio a Scafati – spiega Sabbatino –  la produzione delle polveri ebbe inizio il 9 luglio 1857. Dopo l’unita d’Italia cambiò la denominazione da Polverificio Borbonico a Real Polverificio. Nel 1895 venne istituito il Regio Istituto Sperimentale per la coltivazione dei tabacchi, sotto la guida del cav. Leonardo Angeloni ( vi era un busto che lo ritraeva rubato negli anni 80 quando la struttura era fatiscente ) L’area rimase immutata e cambiò denominazione chiamandosi poi istituto scientifico sperimentale per il tabacco ed infine Cra-cat( consiglio delle ricerche in agricoltura – centro di ricerche per le colture alternative al tabacco)”. Tempo fa lo stesso gruppo Facebook si rese promotore di una visita guidata nel parco retrostante, che seppur non di competenza comunale, aprì i suoi cancelli per farlo scoprire a un centinaio di scafatesi accorsi per l’occasione. Un’iniziativa che vide la partecipazione dello storico Angelo Pesce e del primo cittadino Pasquale Aliberti. Oggi occorre urgentemente restaurare l’Arco portale Francesco II di Borbone, già Porta Carrese. “Fu costruito tra il 1860 e il 1870 – prosegue Sabbatino – la muratura portante è in tufo e pietra lavica vesuviana, la copertura è a volte a crociera e vi è la presenza di stucchi e fregi di notevole pregio”. Il giovane appassionato di storia locale rivolge un appello alle istituzioni affinché si facciano promotori verso la Soprintendenza dei Beni Culturali (l’arco rientra sotto la loro tutela) di una urgente ristrutturazione. “L’ideale sarebbe la realizzazione di un progetto di riqualificazione dell’intera struttura, con giardino annesso” conclude Sebastiano Sabbatino.
Un progetto che esiste, almeno nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, che nel Luglio scorso ha ospitato nella struttura il direttore generale dell’Agenzia Del Demanio, dottor Roberto Reggi, affinchè fosse aperto l’iter per l’acquisizione a patrimonio comunale dell’intera proprietà. “Il comune di Scafati è molto credibile grazie anche all’ottimo lavoro fatto. Ritengo che un partenariato con il privato sia indispensabile – così il direttore generale del Demanio – noi siamo a disposizione. Dobbiamo però portare avanti un lavoro immane per regolarizzare l’immobile qualora lo si dovesse trasferire al comune di Scafati con l’area retrostante”.
Un’iniziativa queasta che conferma l’interesse dei cittadini di Scafati verso il patrimonio storico della città dell’Agro. Si spera che questo appello sia accolto al più presto dalle autorità preposte. Un appello viene lanciato anche al sindaco Pasquale Aliberti ed al leader della minoranza Nicola Pesce.-
Adriano Falanga