Scafati. L’antimafia indaga sui contratti e la gestione dell’ex Copmes - Le Cronache
Attualità Agro Nocerino Sarnese

Scafati. L’antimafia indaga sui contratti e la gestione dell’ex Copmes

Scafati. L’antimafia indaga sui contratti e la gestione dell’ex Copmes

Ex Copmes Mano

 

L’Antimafia di Salerno indaga sui contratti e la gestione dell’ex Copmes, nel mirino, l’articolo 7 dei contratti con gli imprenditori che hanno acquistato da Scafati sviluppi – e quindi dal Comune di Scafati – i capannoni nell’area ex Alcatel. Si spulcia in tutti i passaggi burocratici che potrebbero far emergere volti, nomi e aziende, già emerse nel corso dell’inchiesta o tirate in ballo dai pentiti Romolo Ridosso e Alfonso Loreto. Questa volta la questione è molto tecnica. Era il novembre del 2013, pochi mesi dopo le elezioni in cui Pasquale Aliberti è stato riconfermato sindaco di Scafati, in quegli stessi mesi è stata siglata una convenzione tra il Comune ed il Consorzio Conin 2000 composto da imprenditori e personaggi scafatesi: si tratta di un consorzio che è destinato a gestire le opere pubbliche all’interno dell’area in cui sono sorti i capannoni. Acqua, luce, gas e servizi, ma anche vigilanza e controlli vari: una sorta di condominio che costerà agli imprenditori una cifra annuale non ancora determinata e quindi variabile ad aumenti o diminuzioni discrezionali. Di quel consorzio fanno parte numerosi personaggi scafatesi più o meno conosciuti. A loro, gli imprenditori dovranno “per forza” pagare una cifra annuale per i servizi svolti. A loro, gli imprenditori che hanno acquistato i capannoni, come da contratto firmato, dovranno pagare “per sempre” il contributo non ancora quantizzato, stando a quello che emerge finora. Ad aver accettato volenti o nolenti, questa situazione, sono state le ditte Kyron srl, Istituto vigilanza La Torre, Cisale Giovanni, Giorgio Pietro, La stuzzicante srl, la Gianto srl, Unicredit leasing e Credit agricole leasing (intestatari almeno sulla carta). I soci “originari” di questa consorzio, avranno sempre e per sempre la maggioranza in una sorta di potere oligarchico. Infatti, le quote dei soci di “base e fondatori”, valgono – in termini decisionali e numerici – più di quelle dei prossimi e futuri soci che potranno mai entrare. In base ad una modifica statutaria, i soci fondatori e quelli con almeno una determinata grandezza di aree acquistate, avranno sempre la maggioranza. E’ una clausola particolare sopraggiunta ad ottobre scorso nello statuto del consorzio, una modifica ad hoc. Questo vuol dire che questo consorzio, gestito sempre dagli stessi, avrà un bel gruzzolo annuale come contributo dagli imprenditori dell’ex Copmes, per contratto. La domanda è: come mai tutto questo potere a questo consorzio? Perché questo ruolo non l’ha svolto Scafati Sviluppo (nata proprio per gestire l’ex Copmes)? Perchè il Comune ha accettato? Chi sono i soci del consorzio Conin che non è un ente pubblico e quindi non è soggetto al controllo in quanto tale? Chi ha detto di si a questa convenzione? Perchè? A siglare questa convenzione è stato il Comune di Scafati, attraverso Scafati Sviluppo, nel novembre del 2013. Erano passati pochi mesi dalle elezioni, lo stesso voto che secondo la Procura antimafia di Salerno, sarebbe stato condizionato dalla presenza di criminalità organizzata in particolare dal clan Ridosso Loreto. Un’accusa che è costata l’arresto a Pasquale Aliberti, a Luigi e Gennaro Ridosso e per poco, anche a suo fratello Nello Aliberti (a giorni sul caso si esprimerà la Cassazione). Gli esponenti della criminalità organizzata locale – secondo la Procura – avevano le mani in varie parti della cosa pubblica ed in particolare sui grandi appalti, proprio come quello della ex Copmes.
Un sistema raccontato dal pentito Alfonso Loreto che ha spiegato in che modo si svolgevano le estorsioni del clan nel territorio cittadino e comuni limitrofi: non più la classica minaccia per avere soldi (o almeno non solo), ma anche l’imposizione della “nostra presenza sugli appalti, ci conoscevano e quindi quando chiedevamo ci facevano lavorare” spiega Loreto Jr ai pm Cardea e Russo nel febbraio 2016. Al Plaza, ad esempio, funzionava così: avevano imposto, attraverso l’ingresso di una coop-società, i loro servizi. Pulizie, vigilanza ecc. Tutti i negozi pagavano la cifra a fine anno: era quello il nuovo sistema di “pizzo”.
E’ per questo motivo che l’antimafia di Salerno ha iniziato ad indagare, coordinata dal pm Vincenzo Montemurro, sugli appalti: vogliono capire fin dove si erano potuti insediare, se c’erano anche appalti pubblici nella lista di Loreto. Lo stesso pentito Romolo Ridsso ha confessato che tra le promesse di Aliberti c’era anche l’ex Copmes in cui il clan avrebbe dovuto gestire “qualcosa”. Ed è iniziata l’indagine anche su quell’appalto milionario
(k.r., con la fondamentale collaborazione di puntoagronews.it)