Scafati. La testimonianza: "a capa lor non è bona". I musulmani scafatesi contro i terroristi - Le Cronache
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Scafati. La testimonianza: “a capa lor non è bona”. I musulmani scafatesi contro i terroristi

Scafati. La testimonianza: “a capa lor non è bona”. I musulmani scafatesi contro i terroristi

Di Adriano Falanga

“A capa lor non è bona”. Così parla Hicham Bettach, 38 anni, marocchino residente a Scafati, parlando dei suoi connazionali attentatori di Barcellona. E’ arrivato 12 anni fa, sposato con tre figli tutti nati in Italia. Vive in via Roma, lavora da diversi anni in un’azienda che lavora il legno. E’ musulmano osservante, frequenta regolarmente la moschea di via Cesare Battisti. Hicham sceglie di parlare a nome di tutta la comunità islamica marocchina regolarmente residente a Scafati, dopo il blitz di venerdì scorso ad opera dei Ros dell’antiterrorismo, in località San Pietro. Una comunità che si ritrova ogni venerdì nella moschea, allestita presso locali privati il cui affitto viene pagato tramite quote individuali dei frequentatori. Chi può versa, chi non può prega lo stesso. Quasi di fronte c’è una delle due macelleria musulmane cittadine, aperta molti anni fa e punto di incontro della comunità marocchina, è qui che gira il “pettegolezzo”, un po’ come in Italia funziona il salone del barbiere. “Ci conosciamo tutti oramai, e stranamente nessuno di noi, tra moschea e macelleria, conosceva i connazionali controllati dai carabinieri” spiega Hicham. Il ragionamento è semplice, se fossero stati “veri musulmani” avrebbero per forza di cose usufruito dell’attività commerciale, o della moschea. Ma secondo loro, i terroristi “non sono veri musulmani, ma esaltati con scopi politici. Il Corano non dice da nessuno parte che si può ammazzare il prossimo, anzi, l’Islam è religione di pace e tolleranza. E non è ammesso neanche il suicidio, perché la vita è dono di Dio”. Hanno le idee chiare i musulmani scafatesi. “Questa gente non fa parte della nostra comunità, si muovono tramite loro canali. Non frequentano la moschea e non rispettano le leggi coraniche”.

Insomma, uccidono in nome di Allah ma non rispettano le sue prescrizioni. Bevono alcol e mangiano cibi proibiti. “Il terrorismo non c’entra con l’Islam. Noi siamo venuti qui per lavorare e vivere, non per morire. Guarda quel ragazzo – fa Hicham indicando un giovane connazionale di 26 anni – con i soldi del suo lavoro ha comprato una costosa e firmata tuta di calcio della Juventus, sua squadra del cuore. Ti pare uno che odia l’occidente?”. Hanno le idee chiare da queste parti “il terrorismo fa leva su chi è debole e mentalmente predisposto al lavaggio del cervello. Ma un vero musulmano sa che l’Islam è pace e fratellanza. Dietro vi sono interessi politici ed economici, non religiosi”. La moschea potrebbe diventare un punto di incontro, è qui che viene diffuso il Corano. A Scafati però, nonostante la comunità sia (secondo fonti della Polizia Municipale) la prima dell’intera regione Campania, non c’è un iman di riferimento a guidarla. Si riuniscono il venerdì per la preghiera, che viene guidata a turno da loro stessi. L’Imam viene sporadicamente da Napoli “ma non parla contro nessuno. Più che altro controlla lo stato della moschea, gli arredi e la modalità con cui viene portata avanti” aggiunge Hicham, che confida di aver chiesto, già da tempo senza ancora ottenerla, la cittadinanza italiana.

RESIDENTI MAROCCHINI, TRA I PRIMI IN CAMPANIA

Gli stranieri residenti a Scafati al 1° gennaio 2016 sono 2.284 e rappresentano il 4,5% della popolazione residente. Erano 2.201 (4,3%) nel 2014. A Scafati sono presenti molte nazionalità diverse. Secondo i dati Istat al 1 gennaio 2015 la comunità non italiana più nutrita è risultata quella marocchina con 966 residenti regolari, pari al 42,2% dell’intera comunità straniera. A seguire la comunità ucraina con 562 residenti pari al 24,6%. I rumeni sono terzi con 224 residenti mentre al quarto posto vi sono i cinesi, con 141 loro cittadini. Quest’ultima comunità è in forte crescita e contribuisce ad innalzare il dato totale che vede 2.284 cittadini di diversa nazionalità residenti sul territorio, pari al 4,5% della popolazione scafatese. La comunità marocchina scafatese è seconda solo a quella di Eboli in tutta la provincia salernitana. Sempre a Scafati vi è la seconda comunità di ucraini dell’intera provincia mentre quella cinese è al primo posto. Guardando al dato complessivo i 2.284 residenti stranieri nel comune di Scafati portano la città al quinto posto in provincia, dietro alla città di Salerno, Eboli, Battipaglia e Capaccio. Sono giovani gli stranieri, il 52,4% di loro sono infatti compresi nella fascia d’età 25-44 anni. Curiosamente, risultano avere 75-79 anni solo in 7: 3 maschi e 4 femmine. A leggere i dati dei flussi migratori appare lampante che a far crescere la popolazione di origine non italiana sono proprio gli arrivi dall’estero, più che le nascite. I dati sono ufficiali del 2016, ma fonti ufficiose della Polizia Municipale raccontano di un vero boom delle residenze di cittadini marocchini, un “business” degli affitti al nero che Cronache racconterà domani. Una crescita esponenziale, che ha permesso alla città di Scafati di arrivare al primo posto quanto a marocchini residenti. Sarebbe anche da questi dati che informative dell’intelligence italiana hanno comportato il blitz delle squadre dell’antiterrorismo di venerdì scorso. I flussi migratori, soprattutto quelli irregolari e non controllati, potrebbero aver avuto contatti diretti o indiretti con qualcuno degli attentatori di Barcellona. Al momento nulla è trapelato, ma l’attenzione resta alta.