Scafati. "La mafia va denunciata, non pagata". Polemiche del M5S dopo il convegno di Libera - Le Cronache
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Scafati. “La mafia va denunciata, non pagata”. Polemiche del M5S dopo il convegno di Libera

Scafati. “La mafia va denunciata, non pagata”. Polemiche del M5S dopo il convegno di Libera

Di Adriano Falanga

<<Non possiamo nascondere la nostra perplessità per i ringraziamenti che l’associazione Libera ha pubblicamente rivolto al presidente della Legacoop Mario Catalano>>. La “mezza polemica” è sollevata dagli attivisti di Scafati in Movimento, del meet up amici di Grillo. Per capire meglio bisogna andare a ritroso fino allo scorso 13 settembre, quando presso la sala consiliare l’associazione Libera, con il patrocinio morale del Comune di Scafati, ha tenuto un convegno improntato sul tema: “Mafie e corruzione nella pubblica amministrazione. L’impegno delle istituzioni e della società civile”. Una serata molto seguita, a cui hanno partecipato anche i commissari Gerardina Basilicata ed Augusto Polito, Fabio Giuliani (referente di Libera Campania), Alberto Vinucci (docente di scienze politiche presso l’ateneo di Pisa), il sindaco di Casal di Principe Renato Natale ed Enza Rando, vicepresidente nazionale di Libera. Tra i presenti in sala anche Mario Catalano, presidente della Legacoop Campania, a cui sono andati i ringraziamenti per l’impegno profuso dal sindacato, socio di “Cooperare con Libera Terra Agenzia per lo sviluppo cooperativo e la legalità”. L’Agenzia è strumento di supporto per aiutare lo sviluppo delle cooperative che operano sulle terre e gestiscono beni confiscati alle mafie e che si riconoscono nell’esperienza portata avanti dall’Associazione Libera nel progetto “Libera Terra”.

Mario Catalano, già consigliere comunale e figlio dello storico senatore Pci, Oreste, è anche presidente della cooperativa “La Casa Del Popolo”, che ha realizzato il centro Plaza a San Pietro. Le perplessità dei pentastellati nascono perché <<ci risulta che Catalano sia parte offesa nel procedimento penale che vede coinvolti i clan scafatesi, gli stessi che hanno comportato anche l’inchiesta che ha portato il comune allo scioglimento>>. A fare il nome del presidente delle cooperative campane è stato il pentito Alfonso Loreto, relativamente ad una estorsione attuata nei confronti della Casa del Popolo. <<Certamente il dottor Catalano è parte offesa, avendo subito le pressioni dei camorristi. Ma il punto è un altro, queste pressioni sono state scoperte solo dopo diversi anni e dopo le dichiarazioni del pentito. E’ pure vero che in certi contesti si ha paura e si teme per la propria incolumità, ma noi abbiamo davanti l’esempio e il sacrificio di Libero Grassi, che la mafia l’ha combattuta denunciandola, non pagandola>>. Parole pesanti, che vengono prontamente stigmatizzate dall’interessato. <<Ho solo portato i saluti di Legacoop Campania al congresso di Libera che reputo una associazione che combatte seriamente le mafie. Per quanto attiene alla vicenda dell’appalto per le pulizie nel centro Plaza confermo di aver ricevuto pressioni ed ho già riferito agli inquirenti – spiega Mario Catalano – Non voglio rilasciare ulteriori dichiarazioni anche per evitare polemiche politiche alle quali non sono assolutamente interessato>>.

L’ESTORSIONE E LE DICHIARAZIONI

Sono 34 gli imputati nel processo che vedrà la prima udienza preliminare il prossimo 25 ottobre, presso il Palazzo di Giustizia di Salerno, nei confronti dei presunti esponenti o fiancheggiatori dei clan Loreto-Ridosso, Cesarano e Matrone. Il presidente della Legacoop Campania Mario Catalano è tre le parti offese. Il tutto nasce dalle dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto. Era il 2008, e a Scafati era in procinto di apertura il centro Plaza. Per quel lavoro il clan Loreto-Ridosso si schierò contro la storica cosca di Franchino Matrone, “a belva”, e addirittura sfidò il gruppo avversario a farsi da parte. Tramite l’imprenditore Pietro Palomba (anch’esso parte offesa) Alfonso Loreto e Luigi Ridosso riuscirono ad incontrare il rappresentante della “Casa del Popolo” che gestiva il centro Plaza. Furono avviate le trattative per l’appalto, e alla fine riuscirono a sottomettere la volontà dell’amministrare del condominio e stipulare il contratto con la Italia Service, di fatto gestita da Roberto Cenatiempo. Il contratto fu autorizzato dall’assemblea condominiale il 29 aprile 2009 con successivo rinnovo il 10 novembre 2011. Amministratore della società legata al clan era Casciello Giacomo, cognato di Luigi Ridosso. Nel 2014 subentrò la Italy Service srl con sede a Castellammare di Stabia, intestata all’altro prestanome coinvolto nell’inchiesta, Mario Sabatino. La Italy Service è la stessa società attraverso la quale si sarebbe consumato il “patto elettorale” tra il sindaco Pasquale Aliberti e il clan Loreto-Ridosso. Alla società fu affidata la pulizia dei locali dell’Acse. Questa, secondo i giudici, costituisce una preliminare “retribuzione” che il sindaco conferisce al clan, per sollecitare i componenti a fornire un rinnovato appoggio per la tornata elettorale regionale di maggio 2015 nella quale era ricandidata Monica Paolino.