Scafati. Il fondo Tari accende la miccia in maggioranza - Le Cronache
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Scafati. Il fondo Tari accende la miccia in maggioranza

Scafati. Il fondo Tari accende la miccia in maggioranza

Di Adriano Falanga

Lo avevano preannunciato in consiglio comunale, e la proposta è stata concretizzata. Devolvere il 50% della propria “indennità di funzione” a favore di un costituendo “fondo di solidarietà Tari”. L’idea arriva dal gruppo di maggioranza Identità Scafatese, composto da Daniela Ugliano, Stefano Cirillo, Bruno Pagano e Roberto Barchiesi e mira alla creazione di un fondo di solidarietà a favore dei nuclei disagiati, in difficoltà a pagare l’esosa Tari scafatese. “In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, è un piccolo modo di poter aiutare chi è più in difficoltà – spiega Daniela Ugliano – Oggi il fare politica, consiste fondamentalmente in una attività sociale a servizio dei cittadini. Tra l’altro L’indennità da consigliere, non è che un piccolo rimborso per coloro che svolgono intensamente l’attività politica”. I quattro consiglieri hanno protocollato la richiesta perché la semplice rinuncia avrebbe comportato solo un risparmio per l’Ente. “Mettendolo nero su bianco, abbiamo voluto dare un indirizzo politico sulla destinazione dei fondi – aggiunge Cirillo – che non è un semplice risparmio per le casse comunali, bensì una deviazione del nostro gettone di presenza”. I consiglieri comunali a Scafati percepiscono solo un gettone di presenza pari a 34 euro lordi per ogni seduta di consiglio comunale e commissione. Se l’esempio fosse seguito da tutti i 24 colleghi consiglieri, si potrebbe raggiungere circa 5 mila euro a trimestre, circa 20 mila euro l’anno. E questo considerando i 10.600 euro complessivi che sono stati erogati nel periodo ottobre/dicembre 2015. Nobile l’idea, ma di fatto più mediatica che concreta visto che il gettone di presenza viene erogato solo a chi partecipa alle sedute. Si potrebbe teoricamente anche decidere di devolvere l’intero gettone, e poi non presenziare ai lavori istituzionali, non facendo maturare quindi nessun importo da devolvere. E’ il caso del consigliere Mimmo Casciello, unico rinunciatario al gettone fin dal 2014. L’alibertiano però “lascia” nelle casse del Comune ben poco, considerato che nell’ultimo trimestre del 2015 ha presenziato a sole 8 sedute, tra consigli e commissioni, arrivando ad accumulare appena 272 euro. Nei giorni scorsi è stata Brigida Marra a dichiarare di voler devolvere il suo gettone all’iniziativa “Scegli La Vita”, che la vede impegnata alla sensibilizzazione scolastica sulla sicurezza stradale.

1-formisano-marra--292x300Sempre considerando l’ultimo trimestre del 2015, la Marra avrebbe devoluto qualcosa come 300 euro lordi. La proposta è però bocciata dai colleghi di maggioranza, non tanto per il fine, bensì per il metodo. “Ho qualche perplessità su due punti – scrive Teresa Formisano, capogruppo Forza Italia – la proposta è dall’1 al 100 per cento, ma ho letto che è stato fatto il 50 percento; e come mai solo oggi alla scadenza quasi del mandato?”. Secondo la Formisano si tratta di demagogia: “l’importante non è essere ma apparire”. Non la pensa diversamente neanche Carmela Berritto: “Apprezzabile iniziativa, siamo sicuri che non si tratti né di demagogia né di ignoranza ma dobbiamo precisare che i consiglieri comunali non percepiscono alcuna “indennità” ma un semplice gettone per la loro presenza alle Commissioni – chiarisce l’altra forzista – c’è da dire che molte sono le assenze dei consiglieri sia di maggioranza che di opposizione per cui, sul piano economico stiamo parlando di parva materia”. Segue stoccata e controproposta, che ha più il sapore di una provocazione: “Siamo convinti che gesti nobili vadano fatti nell’anonimato e che nell’ambito delle istituzioni sia più utile garantire la partecipazione, la professionalità, la competenza e l’impegno per la Città: questo sicuramente produce molto di più dell’elemosina del gettone di presenza – poi rilancia – Pertanto chiederemo con un emendamento di eliminare, invece, la “risorsa finanziaria attribuita per espletamento delle funzioni” che produrrebbe un fondo di circa 12 mila euro: una milionata rispetto alla proposta di parva materia dei consiglieri sopracitati”. Dal canto suo Stefano Cirillo ribatte: “la nostra proposta deve essere letta al di là dei numeri. Con la nostra richiesta al ragioniere capo abbiamo voluto prima di tutto creare il fondo di solidarietà, che resta l’obiettivo primario. Una volta istituito chiunque può essere libero di devolvere ni forma libera ma al lordo e non al netto, ciò che ritiene opportuno. Se è vero che i consiglieri ricevono un misero gettone, è vero anche che assessori e sindaco hanno uno stipendio”. Da capitolo di bilancio, gli amministratori scafatesi, tra indennità e gettoni, costano agli scafatesi circa 330 mila euro, volendo devolvere una media del 20% fanno qualcosa come 66 mila euro. Numeri non proprio irrilevanti, rispetto al precedente fondo di 20 mila euro voluto da Michele Raviotta, approvato ma mai istituito l’anno scorso.

C’ERAVAMO TANTI AMATI, LA FRONDA DA UNA PARTE E FEDELISSIMI DALL’ALTRA

1-identita scafateseLa questione Fondo Solidarietà Tari evidenzia, ancora una volta, la spaccatura che esiste tra i consiglieri di maggioranza. Appare sempre più distante la posizione del gruppo Identità Scafatese (in foto) con gli alibertiani di ferro rimasti. E numeri alla mano, i fedelissimi sembrano essersi ridotti ai soli consiglieri di Forza Italia: Teresa Formisano, capogruppo, Brigida Marra, Carmela Berritto e al civico Diego Del Regno. Gli altri sembrano essere su posizioni più equilibrate, meno “estremiste”. “Sono stata eletta con Pasquale Aliberti, e con lui resterò fino alla fine del mandato, qualsiasi cosa possa accadere – spiega la Formisano – se qualcosa nella nostra squadra è cambiato, è opportuno chiarirlo alla città”. Seppur restando sul politically correct, la capogruppo di Forza Italia non nasconde la sua delusione per l’indipendenza dichiarata da Cirillo, Barchiesi, Pagano e Ugliano, ed è proprio verso quest’ultima che la Formisano si dice più perplessa. “Credo che la loro posizione sia dettata da date ed eventi particolari – aggiunge – quasi a voler lentamente prendere le distanze, più che proporre”. Non meno critica anche Brigida Marra: “L’ azione politica non può rappresentare un momento, ma deve soprattutto garantire continuità e coerenza altrimenti, è solo pura demagogia predeterminata a mire espansionistiche. Coerenza e continuità dall’inizio alla fine. Non tutti possono dirlo” scrive sulla sua pagina Facebook. Secondo indiscrezioni, nel post consiglio comunale di venerdi sera Aliberti si sarebbe sfogato con i suoi, ammettendo che la sua maggioranza appare non più credibile agli occhi degli elettori, fino a lasciar intendere una volontà a dimettersi. “Erano considerazioni personali, fatte in privato – spiega oggi il primo cittadino – e frutto di un’analisi su ciò che era accaduto in consiglio comunale”. La “non credibilità”, secondo Aliberti, sarebbe frutto della “bocciatura” delle tariffe Tari 2016 ad opera del gruppo Identità Scafatese. Tariffe che erano state presentate da Raffaele Sicignano, assessore al Bilancio e riferimento in giunta del neo gruppo di maggioranza. Ed anche il Pef dell’Acse è firmato da Sicignano, ma in aula è stato votato dalla sola Daniela Ugliano, mentre gli altri tre non hanno preso parte alla votazione. Insomma, azioni politiche dettate più che altro dalla confusione che da reale convinzione. Sull’indipendenza politica degli “identici” il primo cittadino non si esprime direttamente, ma pone un esempio: “Stamani mia ‪‎figlia mi ha detto: “da oggi caro papà voglio essere ‪indipendente”. Ho risposto: “cara Rosaria, oggi mi rendi il papà più felice del mondo. Per essere indipendente, preparati però ad affrontare da sola i ‪sacrifici della vita”. Mi ha risposto: “caro papà allora meglio rimandare l’indipendenza”. Che dolce mia figlia, ha capito tutto della vita”. La stoccata è evidente, e certamente non sarà l’ultima.