Scafati. Acse-Overline, ora le parcelle d'oro dei legali difensori - Le Cronache
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Scafati. Acse-Overline, ora le parcelle d’oro dei legali difensori

Scafati. Acse-Overline, ora le parcelle d’oro dei legali difensori

Di Adriano Falanga

Vicenda Overline, l’Acse fa i conti, ed è pronta a liquidare le parcelle dei legai che hanno sostenuto le tesi difensive dei vertici indagati. Oltre centomila euro per una vicenda che si è conclusa con l’archiviazione di tutti gli imputati. Lo scandalo  Acse-Overline nasce nel 2002 con  quattro avvisi di garanzia per l’appalto rifiuti  affidata ad una ditta casertana in odore di appartenere alla criminalità organizzata. Sul registro degli indagati finirono l’allora presidente Eduardo D’Angolo, il vicepresidente Aniello Longobardi, il direttore Salvatore De Vivo e il responsabile del procedimento Antonio Sicignano. Per loro le accuse di turbativa d’asta e false dichiarazioni con l’aggravante di aver agevolato un’organizzazione mafiosa. Vertici e cda della società partecipata del Comune che si occupa della raccolta dei rifiuti furono poi ascoltati dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Montemurro che curava le indagini. La vicenda è quella dell’aggiudicazione dell’appalto rifiuti alla ditta casertana Overline di Antonio Fontana, risultata vincitrice nel 2011 e 2012 di due gare bandite dalla Comunità Europea per il trasporto e lo smaltimento della frazione umida per conto dell’Acse, nei confronti della quale la Prefettura aveva emesso un’interdittiva antimafia nell’estate 2011. Per la gara del 2011, con la Overline era  stato stipulato il contratto di appalto per 9 mesi con importo di euro 800 mila dopo che l’Acse aveva  fatto richiesta alla Prefettura di Caserta dell’Informativa Antimafia. Nel 2012 era stato affidato alla ditta lo stesso servizio per 1 anno con importo di 786 mila euro. In piena esplosione dell’emergenza rifiuti, il Comune aveva proceduto all’affidamento con procedura negoziata della bonifica del sito provvisorio di stoccaggio di via Casciello. Ma poi, appena la Prefettura di Salerno, il 25 Giugno 2012, aveva trasmesso l’interdittiva emessa dalla Prefettura di Caserta per la Overline, l’Acse aveva interrotto tutti i rapporti con la ditta. Gli interessati si dissero sereni e fiduciosi nell’operato della magistratura, fino a che lo stesso pm Montemurro depositò richiesta di archiviazione, in tempi diversi, per tutti e quattro gli indagati. Richiesta accolta dal Gip del tribunale di Salerno. Oggi è tempo di saldare i conti, in particolar modo le parcelle degli avvocati. A difendere Eduardo D’Angolo e l’ing. Salvatore De Vivo l’avvocato Guglielmo Scarlato: per lui una parcella totale da euro 44 mila. Il vice presidente Nello Longobardi fu difeso dai legali Giovanni Annunziata e Michele Sarno: per loro rispettivamente 20 mila e 10 mila euro. Per l’ing. Antonio Sicignano la tutela legale degli avvocati Marco Cucurachi ( oggi consigliere comunale del Pd) e Paride Annunziata, la loro parcella è di quasi 23 mila euro a testa. Un totale di 127 mila euro che peseranno quasi interamente sulle casse della partecipata comunale. L’azienda dispone di una polizza assicurativa ma questa coprirà fino a 50 mila euro. Da qui la necessità di “trattare” con i professionisti uno sconto,meglio ancora se dilazionato. E così Cucurachi e Annunziata hanno acconsentito a rivedere i loro 46 mila euro, accettando un accordo transattivo, decurtando la parcella fino a 30 mila euro. Importo che sarà dilazionato. Quanto alla Over line, oggi l’Acse è chiamata anche a saldare i servizi che comunque sono stati resi. Nel momento in cui scoppiò la bufera, la società scafatese interruppe i pagamenti, in attesa di sviluppi. La società di Caserta ha svolto per conto della partecipata scafatese servizi di trasporto e smaltimento delle frazioni: umido, vetro, inerti e rifiuti urbani non differenziati. Il saldo finale è pari ad euro 231.149,78, oltre a 33 mila euro di interessi maturati e addebitati all’Acse, nella misura del 4% annuo (come da verbale del cda del 14 luglio 2015). Somma che il cda della società ha riconosciuto dover pagare nel momento in cui (si legge ancora nel verbale) “l’amministrazione giudiziaria della società interdetta è stata revocata” e stando a quanto stabilito dal codice Antimafia le opere già eseguite vanno pagate.