Scacco alla ‘ndrangheta In manette avvocato di Capaccio - Le Cronache
Cronaca Provincia Salerno Sud

Scacco alla ‘ndrangheta In manette avvocato di Capaccio

Scacco alla ‘ndrangheta In manette avvocato di Capaccio

di Pina Ferro

 

Giuseppe Bisantis, avvocato, 53 anni di Capaccio Paestum, è tra le 17 persone arrestate nell’ambito della maxi operazione “Kossa” contro la ‘ndrangheta eseguita nella mattinata di ieri dalla divisione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri nella Sibaritide, sull’alto Jonio cosentino. Dieci le ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette agli arresti domiciliari. Ad eseguire il provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari sono stati gli uomini delle squadre mobili di Cosenza, Catanzaro, Salerno e Forlì-Cesena, appoggiate dal Servizio centrale operativo e da volanti del Reparto prevenzione crimine. Destinatari dei provvedimenti cautelari soggetti appartenenti o comunque vicini al clan di ‘ndrangheta Forastefano di Cassano allo Jonio (Cs), tra cui professionisti “consigliori”. Nei confronti di tutti le accuse sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, violenza privata, trasferimento fraudolento di valori, e truffa, ipotesi di reato, delitti anche aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa. Gli inquirenti hanno ricostruito l’attività della cosca, rigeneratasi dopo gli interventi giudiziari del 2008 infiltrando il tessuto economico del territorio, in particolare il settore agroalimentare, principale risorsa della zona. L’azione del sodalizio si è concretizzata a danno degli altri imprenditori che operano nel settore agroalimentare nell’area della Sibaritide tra le quali anche un’azienda di livello europeo, con sede in provincia di Ferrara, che commercializza prodotti ortofrutticoli. Le mire imprenditoriali si sono estese inoltre al settore degli autotrasporti, monopolizzato grazie a un “cartello” di ditte riconducibili, direttamente o indirettamente, al clan e votato all’acquisizione, spesso forzosa, delle commesse di altri operatori del settore. Una penetrazione quasi totalizzante nel tessuto sociale ed economico della zona, resa possibile anche dalla pax mafiosa stipulata con gli storici rivali degli ‘zingari’ con i quali si sono in passato contrapposti per il controllo criminale. Assieme alle ordinanze eseguite è stato disposto anche il sequestro preventivo di terreni, fabbricati, quote societarie, imprese individuali e autovetture riconducibili a membri della famiglia Forastefano o ai loro prestanome, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro. “La ‘ndrangheta che si evolve ha bisogno del mondo delle professioni, che a loro volta hanno abbassato di molto l’etica e la morale in nome del Dio denaro, è prona ai servigi all’imprenditoria mafiosa”. Ad affermarlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, , ha commentato l’operazione “Kossa” – dall’antica denominazione di Cassano allo Ionio – condotta dalla polizia contro la cosca Forastefano che ha evidenziato i legami della ‘ndrangheta con professionisti e imprenditori. “E’ stata – ha aggiunto Gratteri – un’attivita’ investigativa difficile, strutturata, che non ha il supporto di alcun collaboratore di giustizia, ma abbiamo deciso di investire più uomini e mezzi perchè si tratta di una famiglia di ‘ndrangheta che aveva l’ossessione del controllo del territorio, non solo sul piano fisico , ma anche economico. Si tratta di famiglie di ‘ndrangheta che hanno un pedigree di ferocia, perche’ queste famiglie hanno insanguinato per anni interi ambiti e territori della provincia di Cosenza”. “La ‘ndrangheta – ha aggiunto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine – va combattuta in Calabria, cioè dove il fenomeno è endemico perche’ e’ da qui che deve partire un’azione di neutralizzazione del problema. Dobbiamo colpire l’organizzazione nel territorio in cui essa è forte, in cui manifesta militarmente il suo potere, per arrivare a neutralizzarla anche altrove. Attraverso azioni di repressione forte recuperiamo spazi che lo Stato, anche con il supporto delle istituzioni, deve rioccupare per favorire la rinascita della legalità”. Gli arrestati sono appartenenti o contigui ai Forastefano e sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, violenza privata, trasferimento fraudolento di valori, e truffa, delitti anche aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

 

Custodia cautelare detentiva per Pasquale Forastefano, 34 anni, detto “l’animale” reggente dell’omonima cosca di Cassano; Domenico Massa, 44, suo fidato “consigliori”, di San Lorenzo del Vallo; Luca Talarico, 36, imprenditore agricolo di Spezzano Albanese; Stefano Bevilacqua, 36, genero del superboss ergastolano di Cassano, Franco Abbruzzese; Gianfranco Arcidiacono, 36, parente e uomo di fiducia di Forastefano; Alessandro Forastefano, 30, titolare di un’azienda di trasporti e fratello del reggente del clan; Agostino Pignataro, 40, di Spezzano Albanese, uomo di raccordo della cosca con le aziende del settentrione d’Italia interessate ai trasporti da e per la Calabria; Nicola Abbruzzese, 42, detto “semiasse”, personaggio di spicco dell’omonima consorteria di Cassano; Antonio Antolino, 41 e Leonardo Falbo, 46, entrambi cassanesi e dipendenti di un’agenzia interinale utilizzata per truffare l’Inps per conto della cosca confederata facendo figurare come impegnati in lavori nei campi ben 173 finti braccianti agricoli. Disposti invece gli arresti domiciliari per Alessandro Arcidiacono, 51 anni, di Cassano, consulente di una nota famiglia proprietaria di centinaia di ettari di piantagioni di pesche convinta a cedere la gestione dei fondi rustici a una ditta “testa di legno” dei Forastefano riconducibile a Luca Talarico; Vincenzo Pesce, 54, di Cassano, coinvolto nelle truffe all’Inps; Giuseppe Bisantis, avvocato, 53 anni di Capaccio Paestum, ideatore di una fittizia azione risarcitoria promossa dal clan contro un’agenzia interinale; Damiano Elia, imprenditore agricolo di Cassano, ritenuto concorrente esterno nell’associazione mafiosa; Francesca Intrieri, 29, di Castiglione Cosentino, segretaria dell’azienda di Talarico, coinvolta nella presunta truffa all’Inps; Saverio Lento, 62, di Altomonte, uomo della cosca Forastefano e Andrea Elia, 41, di Cassano.