Il denaro delle estorsioni per la frana del 1998, della droga e dei videopoker sarebbe finito in case, terreni e conti bancari nel corso degli anni. Decreto di sequestro preventivo per la famiglia di Aniello Serino, alias ‘o pope, 76enne storico boss di Sarno tuttora in carcere. Sotto chiave- su input della Dda salernitana, pm Giancarlo Russo, con esecuzione effettuata ieri mattina dai carabinieri del comando provinciale- sono finite 3 società, 43 immobili e terreni per un valore di 2 milioni di euro e 19 rapporti bancari intestati alla moglie Venere Sirica, 72enne, e dei figli Michelina, 50 anni, e il 48enne Matteo, detenuto. Il sequestro rappresenta la naturale conclusione di un’approfondita e mirata attività investigativa, denominata “Farfalla” che aveva permesso di dimostrare come Matteo Serino, in un periodo di transizione derivante dallo stato di detenzione del padre Aniello, avesse assunto la direzione della consorteria criminale capeggiata dal genitore. Il clan (anche se in altra circostanza il Tribunale del Riesame avrebbe sconfessato che la cosca non esiste più) per la Dda avrebbe avuto interessi illeciti nel controllo e nella distribuzione, su un’ampia porzione del territorio della provincia di Salerno, soprattutto nell’Agro, dei videopoker, nonchè in quello delle estorsioni nei confronti delle imprese impegnate nello svolgimento di opere pubbliche appaltate nel comune di Sarno in conseguenza del noto evento franoso che il 5 maggio 1998 interessò quel centro. In tale ambito furono, inoltre, acquisiti, numerosi elementi idonei a delineare rapporti del gruppo riconducibile ai Serino con altre frange criminali attive nelle province di Salerno e Napoli. I risultati conseguiti avevano consentito di individuare tentativi di condizionare, attraverso il voto di scambio, le consultazioni elettorali del 2014. Nel mese di giugno del 2013, la Sezione Anticrimine di Salerno cominciò un’altra attività investigativa, “Poker”, che muoveva i suoi primi passi dal monitoraggio di Raffaele Vitiello, dipendente della Visco Matic, dedita al noleggio di videopoker, ma, di fatto, dominus della stessa società. Anche in quel caso era stata documentata l’operatività del gruppo Serino e in particolare dei figli di Aniello, cioè Michelina, Matteo e Gianluigi. I settori di interesse della famiglia erano: traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, gestione dell’indotto derivante dalla locazione dei videopoker, attività di abigeato su vasta scala, intestazione fittizia di beni e attività imprenditoriali nel settore delle scommesse e del noleggio di distributori di alimenti e bevande, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e recupero crediti verso terzi. Infine, per la Procura i Serino avrebbero voluto condizionare le elezioni amministrative del 2014, poi non andati in porto.
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