San Matteo, l'equinozio e il giorno del cambiamento - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

San Matteo, l’equinozio e il giorno del cambiamento

San Matteo, l’equinozio e il giorno del cambiamento

Di OLGA CHIEFFI

San Matteo porta via con sé l’estate e le vacanze, Salerno, per una giornata ritorna quella “piccola” città della celebrata festa del secolo scorso, che svanirà dopo il terzo colpo “oscuro”, insieme a “‘u suonno dei salernitani”, i quali, secondo il vecchio adagio, ritorneranno al lavoro e non potranno concedersi più il riposo pomeridiano. E’ questo il filo rosso che ci condurrà oggi a riscoprire le tradizioni del giorno dedicato al nostro Patrono. In questo periodo di “vacatio”, oggi, come non mai, catturando, forse, una scintilla nel nostro annuale “ridire”, “ricordare” l’agiografia del santo, la processione tra sacro e profano, i fuochi d’artificio, la tavola, la banda, in quel fatidico doppio volto, che lega la festa anche all’equinozio d’autunno e alla sua profonda simbologia, il momento del rimpianto del sole (già simboleggiato dalle spade acuminate come i raggi dell’astro che trafiggono il cuore della Vergine addolorata), il dolore acuto per il suo allontanarsi (già manifestato nell’allegoria atroce della croce esaltata), il dispiacere esteso e diffuso per la fine della stagione dei poveri, l’estate per la sua generosità, in cui non occorrono vestiti e c’è abbondanza di vegetali e di frutta per sopravvivere. San Matteo è il preludio a quella stagione in cui i frutti cadono dagli alberi, abbandonano i loro involucri, mentre i semi vengono selezionati per essere consumati o conservati; più tardi essi saranno piantati nella terra affinché il ciclo ricominci. E’ il giorno del cambiamento, come lo fu per lui pubblicano, convinto da quel “Seguimi”, della selezione, il discernimento dell’apprendere come separare il puro dall’impuro, l’utile dall’inutile, il nocivo dal salutare, la cosa morta da quella viva. La simbologia dell’equinozio, vuol offrire anche una nuova chiave di lettura al detto di San Matteo dai due volti, quale rappresentazione dell’unione e dell’alleanza integrata degli opposti, unendo, così, in questa giornata, le anime ed i cuori allo scopo di realizzare il “doppio” nel segno, stavolta dell’amore. Quando la luce del mondo declina, l’uomo inizia a percepire se stesso come portatore di una luce invisibile, non soggetta a tramonto. In tal senso, il “dramma spirituale” dell’equinozio ricapitola e sintetizza la vicenda della storia sulla terra: fine dell’età dell’oro, oscuramento del divino nella natura, sorgere dell’autocoscienza, senso individuale di solitudine cosmica e di responsabilità. All’insegna di questi assunti auguriamo che il nuovo inizio, benedetto dal Santo Patrono, in un alchemico “equilibrio degli opposti”, sia portatore di scelte oculate ed equilibrate in tutti i campi, politico, sociale ed economico, mirando a quel bene comune di platonica memoria.