Samuele Ciambriello: “In Italia, il carcere è una misura fallimentare: troppe condanne verso gli innocenti” - Le Cronache
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Samuele Ciambriello: “In Italia, il carcere è una misura fallimentare: troppe condanne verso gli innocenti”

Samuele Ciambriello: “In Italia, il carcere è una misura fallimentare: troppe condanne verso gli innocenti”

di Erika Noschese

“La pandemia ha quintuplicato i problemi, portando più porti, rivolte in 27 istituti penitenziari con 13 morti per overdose”. E’ la drammatica fotografia presentata da Samuele Ciambriello, Garante per i diritti dei detenuti ospite di Le Cronache Live che, nel corso del suo intervento ha acceso i riflettori sulla mancanza di attività, soprattutto scolastiche, a disposizione dei detenuti, soprattutto nelle carceri italiane. “In piena pandemia, i detenuti hanno fatto una rivolta, non vedevano l’ora di assalire la stanza per avere il metadone e in Italia, il carcere, per una politica cinica, è una risposta semplice a problemi complessi”, ha dichiarato Ciambriello, evidenziando che 6570 detenuti circa 2349 sono in attesa di giudizio. “Il carcere è una risposta in attesa del giudizio, prima ancora di dimostrare l’innocenza e io sono per considerare il carcere l’ultima risposta, in attesa del giudizio finale”. In Italia, la situazione resta seria: migliaia di innocenti dietro le sbarre, 28mila persone in pochi anni, con maxi risarcimenti per ingiuste detenzioni. “In questa Italia democratica, nessuno paga: il carcere finiscono gli innocenti, tossicodipedenti, immigrati e il 78% dei detenuti fa ritorno: questo significa che il carcere è una misura fallimentare”. Da qui la proposta di incrementare strumenti, occasioni che hanno consentito a quel 30% di detenuti di non vivere da recidivi. Per quanto riguarda le donne, invece, i dati sono più rassicuranti: solo 11% fa ritorno in carcere, dopo aver riconquistato la libertà. “Chi non torna dietro le sbarre è perché in carcere ha incontrato la musica, il teatro, i corsi di formazione, ha imparato un mestiere e si è laureato – ha detto ancora il Garante per i diritti dei Detenuti – A Poggioreale, ci sono studenti che studiano all’università, alla Federico II e allora creiamole queste occasioni”. Certezza della pena e qualità della pena, dunque, devono andare di pari passo, recuperando persone. Da qui la proposta di puntare maggiormente sui progetti, proprio per permettere ai detenuti di potersi inserire nuovamente nella società.