Salviamo il convento di Santa Maria degli Angeli - Le Cronache
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Salviamo il convento di Santa Maria degli Angeli

di Arch. Carmine Petraccaro

All’interno del Convento di S. Maria degli Angeli in Torchiati di Montoro è in atto un intervento che non ha nulla a che vedere con il Restauro e Risanamento Conservativo del Monumento. A questa conclusione si giunge non solo osservando le parti visibili, visto che non è consentito accedere al cantiere, ma soprattutto dall’esame degli atti progettuali proposti per il riuso del Convento da destinare a sede di una scuola di “alta formazione” per l’industria conciaria. Quanto si sta realizzando all’interno del Convento, con la complicità di chi avrebbe dovuto occuparsi dell’alta sorveglianza e conservazione del Patrimonio Storico, è indescrivibile e farebbe rabbrividire anche i professionisti più distratti e che non hanno mai affrontato queste tematiche, dal momento che non trovano riscontro in nessuna Teoria del Restauro. Certamente Wiliam Morris, John Ruskin, Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Giuseppe Basile, Camillo Boito, Michele Cordaro e tutti i maestri e professori, che hanno dedicato la loro esistenza alla salvaguardia del nostro patrimonio, non potrebbero far altro che rabbrividire di fronte alle opere in corso e a quanto è previsto nel progetto. Come è possibile che a Montoro vengano spesi soldi pubblici con l’intento di conservare un monumento per le future generazioni e lo si faccia in questo modo? Le scelte portate avanti, prima con il taglio degli alberi, poi con le “manovre urbanistiche” e per finire con le varianti al Piano per gli Insediamenti Produttivi, fanno chiaramente comprendere che gli amministratori della cosa pubblica non hanno memoria né conoscenza. Sì, perché la conoscenza rappresenta il primo tassello per la conservazione, la valorizzazione e la tutela del nostro Patrimonio fatti di paesaggio, di boschi, di architettura, di arte e beni immateriali. La cosa diventa ancora più grave perché a mettere in atto quest’azione è un Ente pubblico e tecnici che avrebbero dovuto ricevere la mia stessa formazione. Che cosa può spingere questi professionisti ad occuparsi del nostro patrimonio storico e gli Amministratori ad amministrare la cosa pubblica dal momento che, anno dopo anno, assistiamo a scelte che stanno impoverendo la nostra terra come gli interventi a Palazzo Macchiarella, al Mulino e Pastificio Vietri (e l’elenco potrebbe continuare) per di più coinvolgendo anche gli Enti superiori a cui è demandato il ruolo della Salvaguardia e conservazione del Patrimonio Storico e Ambientale. Mi chiedo come sia possibile che, per istallare un “cartello pubblicitario” di piccole attività commerciali, diventino critici e sollevino mille obiezioni mentre per il “Restauro” di un Monumento millenario non guardano neppure che cosa viene proposto? È evidente qualcosa che non va. È evidente che le Autorità preposte non hanno neppure aperto il progetto né tantomeno data una lettura al computo metrico se è vero che, per la pulizia di una pietra di un portale con getto di acqua a pressione hanno sospeso il progetto, mentre per il Convento di S. Maria degli Angeli di Montoro, complesso Monumentale Francescano preso come riferimento per tutti i conventi della Valle e non solo, e destinato a “ Polo scolastico di eccellenza professionale per l’artigianato” non hanno sollevato nessuna obiezione nonostante siano previsti: la spicconatura dell’intonaco rinascimentale della facciata già salvata dal Soprintendente Mario De Cunzo nel 2009; la realizzazione di una zoccolatura in “breccia irpina” di altezza
pari a 70 cm lungo tutto il perimetro esterno del Convento; la messa in opera di nuovo portale in breccia irpina sul prospetto esterno; la demolizione del pavimento in pietra naturale e gradini all’interno del Convento e non voglio parlare dei costi; la realizzazione di sette nuove aperture nella muratura portante; l’ampliamento dei vani porta su Via S. Francesco; la costruzione di piattabande in cemento armato anche in prossimità degli affreschi e la rimozione dell’architrave in legno; la rimozione del pavimento in accoltellato di cotto del Chiostro realizzato nel 2009 con precedente lotto e messa in opera di pavimento in marmo “botticino” ; la fornitura di “boiserie in legno di rovere” di tutti i vani al piano terra e primo piano anche qui non parlo dei costi; la messa in opera di infissi in alluminio; la realizzazione nuova scala in cemento armato all’interno del Convento con pareti in cemento armato per il blocco ascensore; la spicconatura dell’intonaco del Chiostro; la pavimentazione e l’innalzamento della quota del giardino del Chiostro; la cerchiatura dei vani porta con solette in cemento armato; la ricostruzione di muri portanti con blocchetti in cemento vibrato. È chiaro che, oltretutto con l’approvazione della Soprintendenza BAP, si vuole omologare tutto non eliminando le “superfetazioni” (che sarebbe pure giusto) per fare emergere le strutture e spazi originari e consentire la lettura della storia, ma cancellando anche quanto è stato salvato dal Soprintendente Mario De Cunzo e da Adele Pezzullo nel 1987 e mi riferisco tra l’altro alla pavimentazione realizzata con accoltellato di mattoni, ai solai in legno, alle piattabande in legno ecc. È veramente assurdo tutto ciò e c’è solo da augurarsi che qualche Amministratore possa avere uno scatto di orgoglio e sospendere tutta questa barbarie. Una cosa è chiara: si vuole fare del Convento Francescano di S. Maria degli Angeli di Torchiati Montoro ciò che nel periodo post terremoto è stato fatto per il Convento Agostiniano di Piano diventato altro, un ibrido assurdo da far rabbrividire qualsiasi persona di buon senso. Del resto se neppure i funzionari della Soprintendenza sono stati in grado di valutare gli aspetti negativi che l’intervento programmato avrebbe comportato è facile comprendere perché accade tutto ciò. L’interesse della pubblica Amministrazione è quello di dimostrare che sono stati appaltati dei lavori, sono stati spesi dei soldi, poi come le opere vengono eseguite e se vengono portate a termine non interessa a nessuno. C’è solo da augurarsi che questa mia denuncia possa suscitare uno scatto di orgoglio non solo nell’Amministrazione locale ma anche nelle Autorità territoriali competenti.