Salvatore Giannella viaggiatore dell’anima - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Salvatore Giannella viaggiatore dell’anima

Salvatore Giannella viaggiatore dell’anima

Questa sera, alle ore 18, il pianista salernitano, si esibirà a Ravello, ospite della Concert Society, proponendo un programma dedicato a Franz Schubert e Franz Liszt

 Di Olga Chieffi

S’intitola “Voyageurs”, il rècital che questa sera, il pianista salernitano Salvatore Giannella, alle ore 18, terrà nell’incantevole sala del Palazzo storico dell’Annunziata di Ravello, ospite della Concert Society. Il tema del viaggio è molto caro al nostro concertista, che è anche un valente skipper. Il viaggio apre, rompe equilibri, che produce disordine (benefico), come ad esempio il viaggio di conoscenza (richiamandosi all’Ulisse dantesco, piuttosto che a quello omerico, che vive il proprio peregrinare guidato dal mito del ritorno, dal bisogno dell’oikòs: della casa-terra), fatto per studiare e osservare, sapere; esso muta la mente e la mente del viaggiatore viene contrassegnata proprio da questo intreccio di fuga e di conoscenza, di distacco da … e dall’ incontro con … , che è al centro della Wanderung romantica, del flâneur simbolista, dell’esotismo del viaggio decadente. La musica sottolinerà la “relatività” del viaggio, mantenendolo così al centro dell’Immaginario del Moderno e delle pratiche di cui la modernità si alimenta e si struttura, in quell’ intreccio, che corre tra viaggio e romanzo moderno, come topos narrativo, o forse “orizzonte mentale”. Salvatore Giannella ha scelto per questo prestigioso concerto due autori a lui molto cari, il primo è Franz Schubert del quale eseguirà l’ultimo degli Impromptus op. 90, in La bemolle maggiore datato 1857 che si apre con un Allegretto in 3⁄4 costituito dalle veloci quartine di semicrome in La bemolle minore fino a modulare alla tonalità maggiore inserendo un nuovo tema deciso alla mano sinistra, che Schubert sviluppa fino ad arrivare al secondo tema calmo e malinconico in Do diesis minore, elaborando i materiali musicali precedenti, specchio del suo tormentato e tragico universo interiore, trascendendo completamente l’originaria funzione di piacevole e innocuo pezzo di intrattenimento, tipica della tradizione del Klavierstuck, per dar vita a pagine di straordinaria intensità drammatica e ineffabile fascino poetico. Si continuerà, quindi, con la Wanderer-Fantasie op.15 D.760, che Schubert scrisse nel 1822, durante un periodo di malattia.  La pagina costituisce uno dei pilastri dell’ampio bagaglio compositivo di Schubert, che in essa assimila tutte le sue esperienze compositive precedenti, rendendo la Fantasie un manifesto dello sviluppo del linguaggio compositivo del suo secolo. Schubert basa la composizione a partire da una sola cellula ritmica, dall’omonimo Lied “Der Wanderer”. In particolare, l’Adagio con variazioni riprende il tema centrale del Lied, con le parole “Die Sonne dünkt mich hier so kalt…”. L’intento deliberatamente virtuosistico, evidente soprattutto nei due movimenti estremi, presente in quest’opera, provenendo da un non-virtuoso quale fu Schubert, assume automaticamente un aspetto estradante e di dissociazione; e anzi, come nota Piero Rattalino, “più che di invenzione virtuosistica, di immaginazione virtuosistica, la Wanderer è però un esempio di delirante immaginazione sonora che fantastica di effetti possibili sul pianoforte senza tener conto, se non in modo ipotetico, della possibilità di realizzarli”. La seconda parte della serata omaggerà un altro grande viaggiatore, Franz Liszt con la Vallée d’Obermann, S.160/6 da l’ Album d’un voyageur, poi Années de Pèlerinage, ovvero le raccolte che sistematizzano i bozzetti di viaggio degli anni giovanili. Qui siamo ne’ la Première année: Suisse, ove viene richiamato il personaggio di Sénancour, protagonista di una propria interpretazione malinconica e solitaria della natura; è il pezzo più lungo della raccolta, e anche quello che è forse stato più profondamente rielaborato negli anni di Weimar; il semplicissimo tema discendente esposto all’inizio dalla mano sinistra diviene protagonista di grandi peregrinazioni e di trasformazioni sonore, tonali e armoniche, quasi parossistiche nella coda. Finale con due pagine piacevoli e leggere evocanti il Franz Liszt che mandava in visibilio le platee di tutta l’Europa con il suo innegabile fascino di virtuoso. E’di quel periodo questo Valse Impromptu S.213, mentre le conclusioni del viaggio musicale di Salvatore Giannella saranno affidate alla seconda polonaise S.223, inondata di brillantezza e vitalità.