SALERNO LETTERATURA di Ambrogio Ietto - Le Cronache
Editoriale

SALERNO LETTERATURA di Ambrogio Ietto

Sono trascorsi più di dieci giorni dalla conclusione della prima edizione del ‘ Salerno letteratura ‘ e non mi è capitato di leggere una nota pubblica che abbia fatto il punto sui risultati ottenuti dalla manifestazione nel corso dei sette giorni di suo svolgimento. Per quanto mi riguarda lo scorso 31 maggio, su queste stesse pagine, all’indomani della presentazione ufficiale dell’iniziativa, manifestai doveroso, positivo apprezzamento nei riguardi del sindaco De Luca per aver pensato anche alla letteratura quale segmento determinante della promozione culturale nella città da lui amministrata. Sollecitato da doverosa onestà intellettuale, avendo avuto anche modo di seguire il percorso serio di studio e di elaborazione di Francesco Durante, direttore scientifico della manifestazione, mi dichiarai convinto del sicuro successo dell’iniziativa. Anzi, poiché essa era stata presentata come riproposizione al meglio  del ‘Festivalletteratura’ di Mantova, auspicai che la stessa si caratterizzasse con tratti distintivi propri da recuperare nella specificità della storia locale e della vocazione mediterranea della nostra costa e della city. Dal 24 al 30 giugno ho cercato, nei limiti dei personali impegni, di seguire alcuni degli appuntamenti letterari inseriti nel dovizioso programma, privilegiando i testi e i relativi autori meno noti al pubblico degli addetti ai lavori. La percezione ricavata non è stata delle migliori: poche persone disponibili a seguire la presentazione e ad interloquire con l’autore. D’altro canto se il libro non è stato letto con la dovuta attenzione o non lo si conosce affatto non è operazione mentale agevole entrare nel merito del contenuto del testo, dell’ambientazione della storia, dei personaggi, dello stile narrativo. Il primo, evidente limite, riscontrato e condiviso da non pochi osservatori esterni  della kermesse letteraria, riguarda il contestuale svolgimento nella fascia pomeridiana della giornata anche di cinque/sei presentazioni. Il breve intervallo tra un appuntamento e l’altro ha consentito solo ai più curiosi, passando da una location ad un’altra, di avere una visione complessiva di una  manifestazione improvvisata, finalizzata primariamente ad offrire l’immagine di un’amministrazione attenta anche a questo settore della cultura. L’occasionale mio  incontro, sulla tratta Salerno – Roma, con uno degli autori partecipanti   e  mio dirimpettaio in uno scompartimento della Freccia Rossa delle 15.12 di uno dei giorni in cui si è svolta  la manifestazione, mi ha consentito di raccogliere la sua amarezza per aver dovuto parlare del suo libro a non più di sette – otto persone. Stimo molto l’amico assessore Ermanno Guerra e gli chiedo scuse se mi permetto in questa sede di avanzare in chiave critica qualche annotazione riassuntiva. Con  100 autori  presentati in una settimana si fa ‘ammuina’ ma non si produce né si alimenta cultura. La stessa selezione dei cinque finalisti del premio ‘ Salerno Libro d’Europa’, avvenuta a monte da una commissione di specialisti, ha prodotto qualche difficoltà di lettura tra i fortunati ( ? ) componenti della giuria popolare. I testi scelti non sono semplici da leggere e da comprendere. La stessa versione  italiana del libro dello svizzero Arno Camenisch ‘ Dietro la stazione’ ha posto problemi seri  addirittura a chi lo  ha tradotto  in italiano a causa di  un’elaborazione linguistica originaria frutto di una combinazione di tedesco, di dialetto svizzero – tedesco, di romancio e di italiano. Una rilettura più sistematica del programma consente di rilevare la presenza di autori anche collaboratori del quotidiano di cui Durante è caporedattore. E questo è umano. La lista degli interlocutori e dei testimoni privilegiati è, invece, il prodotto di un’equilibrata selezione, da parte dell’assessore al ramo, di operatori locali dell’informazione e del Dipartimento di italianistica della nostra Università. Ed anche questo si comprende.  Decisamente stonato l’inserimento nel programma del convegno su Antonio Genovesi che, per l’importanza dell’anniversario del terzo centenario della nascita del nostro illustre conterraneo e per la qualità dei relatori, avrebbe meritato una manifestazione a sé.