Salerno e l'Isola che non c'è: il progetto ecocompatibile fermo da 20 anni - Le Cronache
Cronaca

Salerno e l’Isola che non c’è: il progetto ecocompatibile fermo da 20 anni

L’Isola che non c’è. Un progetto vecchio di 20 anni, un sogno mai concretizzato. La realizzazione dell’isola artificiale tra le più grandi del mondo è ancora un’utopia. Abbiamo incontrato l’esperto economista Eugenio Amich, progettista dell’isola porto- polifunzionale da ubicare nel Golfo di Salerno, che con grande entusiasmo descrive l’opera. Mostra gli elaborati, dove l’isola, da lontano, appare come una sagoma di una nave alla fonda, con al centro l’albero maestro, la torre/faro simbolo ed opera fondamentale, con vista da Capri a Punta Licosa, circoscritta dal verde dei palmizi. Il progetto fu oggetto di rilevanza in sedi di grande prestigio, come la Sala Convegni Senato della Repubblica, la Mostra d’Oltremare a Napoli, ecc. Nel 1999, ad una delle prime presentazioni, al Jolly hotel di Salerno, l’opera fu presentata dall’associazione “Amici dell’isola”, su iniziativa dello Skal Club Salerno, associazione internazionale per il turismo ed impressionò gli addetti ai lavori, per originalità e funzionalità. Progetto ecocompatibile, con ripercussioni a vantaggio dell’ecosistema salernitano, una barriera contro l’erosione della fascia costiera, ripascimento della sabbia, e riequilibrio dell’intero ambiente marino, della fauna e flora. Una tecnica costruttiva che utilizza un sottofondo formato da scogli di prima categoria, con cassoni riempiti di inerte ecologico, in gran parte proveniente dai rifiuti dell’edilizia. Un’isola da costruire al largo del litorale costiero: una corona circolare di oltre 800mila metri quadrati, capace di sostenere 1.350 mila metri cubi di volume per residenze, attività commerciali, uffici privati e sedi diplomatiche dei Paesi del Mediterraneo. Un laboratorio del turismo della Campania e del Medio-Basso-Tirreno. I relatori, la definirono un’iniziativa ecologica, tecnologicamente avanzata, ed anche un Centro per la produzione di energia alternativa. L’iniziativa prevedeva una crescita occupazionale iniziale di oltre 3mila posti di lavoro. Grandi numeri: duemilacinquecento barche, ancoraggi per navi da crociera, spazi per elicotteri, idrovolanti, alberghi congressi internazionali, un grattacielo con ristorante panoramico girevole, ecc. “L’Isola che non c’è”, nel 2012, al Pan (Palazzo delle Arti di Napoli) figurò tra i 50 progetti architettonici ingegneristici più interessanti, che riguarda, un’opera mai stata presa in serie considerazione da parte delle Istituzioni per la ricerca di soluzioni concordate. L’instancabile manager, continua a raccontarci dei venti anni d’impegno, l’avvicendarsi di diversi rappresentanti delle Istituzioni a cui si è rivolto. Tante le iniziative, anche per individuare i finanziamenti UE per la realizzazione della struttura; tanti incontri con le pubbliche amministrazioni, con gli imprenditori, le forze sociali e culturali della Città che dietro la grande attenzione, mostravano interessi economici/politici diversi. L’opera fu considerata uno dei modelli di sviluppo economico e turistico di grande rilievo per la Campania, suscitando attenzioni di numerosi ed autorevoli quotidiani e/o mensili, nazionali. Tra gli altri: la Repubblica, il Mattino, Agire, L’Informatore Marittimo che, nel 2002, tra le linee guida della Regione Campania, sulle novità della legge per la Nautica, dettate dal ministro Lunardi, trattò ampiamente l’ambizioso progetto. «Un tesoro inestimabile da mostrare al mondo!». Secondo Amich, «Salerno, negli anni, ha subito un violento ridisegno trasversale di un’importante porzione della città. Una trasformazione tale da mutarne l’immagine urbana». E cita una frase «C’è una moda tra i politici che predilige i processi di appropriazione degli spazi, attraverso la cementificazione, a volte, di opere disturbanti, che non tutti desiderano, che incidono sulla vivibilità dei cittadini. Strutture, non finalisticamente connesse tra loro, ma che producono solo prepotenti discontinuità. Salerno, ha prediletto firme prestigiose, ignorando quelle presenti sul territorio, con opere infrastrutturali non inserite in una logica di pianificazione unitaria e strategica di sviluppo». Per il progettista una cosa è certa: «le isole artificiali hanno costituito una soluzione ai problemi di mancanza di spazio, di sovrappopolazione, così come si evince dai progetti rappresentati dall’aeroporto in mare di Osaka in Giappone, dall’isola ed aeroporto in America, nella baia di San Francisco, dai complessi edilizi di Montecarlo, Palm Islands di fronte alle coste di Dubai. A Salerno, continua a non esserci la “Nostra Isola”», conclude il manager Amich.
Rosalba Ferraioli