Salerno e Dante, un rapporto tutto da scoprire - Le Cronache
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Salerno e Dante, un rapporto tutto da scoprire

Salerno e Dante, un rapporto tutto da scoprire

di Olga Chieffi

Ieri mattina, avrebbe dovuto esserci anche Federico Sanguineti, docente di filologia dantesca del nostro ateneo, all’inaugurazione della piazzetta sul Lungomare dedicata a Dante Alighieri, il quale, ci è stato sottratto da improcrastinabili impegni universitari, ma non ha, certamente, inteso eludere le nostre semplici domande, atte a intrecciare un immaginario filo rosso tra Salerno e il poeta. Quale può essere il legame tra Dante e la nostra città? “ Prima di tutto direi che, come appartenente all’arte dei medici e degli speziali, direttamente o indirettamente Dante non poteva ignorare l’importanza della Scuola Medica Salernitana. In ogni caso, conoscesse o meno le “mulieres salernitanae”, nel canto XXV del Purgatorio, trattando del concepimento, rovesciato il sapere misogino della medicina tradizionale, il Poeta non esita a svilire il sesso maschile (“ov’è più bello tacer che dire”), definendo l’organo genitale femminile, la matrice, come “perfetto loco”. Nella storia della letteratura nazionale ispirata a Dante, Salerno ha avuto mai un ruolo importante? “Direi proprio di sì, se un capolavoro del teatro barocco come la tragedia “Ugolino” di Giovanni Leone Sempronio mescola in modo geniale i fatti storici riferiti da Dante con l’invenzione di un personaggio femminile, Angioina, la principessa di Salerno. Quest’ultima, vera protagonista del dramma, consente di rivisitare l’episodio dantesco in una chiave del tutto inedita, coinvolgendo insieme storia e invenzione, Pisa e Salerno. Ugolino e la sua vicenda sono oltretutto riletti nell’ottica di un pubblico femminile, avendo un ruolo decisivo il coro delle donne che, costrette a subire le vicende dei conflitti patriarcali, esclama, nell’ultimo atto: “Ma che veggiamo? Ahi lasse! Eccone estinte…”. C’è almeno un salernitano importante nella storia degli studi danteschi? “Si potrebbe citare il nome di Gioacchino Paparelli che, vinta la cattedra di lingua e letteratura italiana nel 1968, introdusse all’Università di Salerno gli studi danteschi. Ma Paparelli era nativo di Sessa Aurunca, non di Salerno. Neppure nativi di questa città possono dirsi, per quanto io sappia, i suoi allievi, che pure su Dante hanno scritto e tuttora scrivono. E neppure può dirsi propriamente salernitano uno studioso di Dante come Luigi Guercio, nato a Santa Maria di Castellabate e autore, fra l’altro, di un libro intitolato “Di alcuni rapporti tra le visioni medioevali e la Divina Commedia” (1909). A lui Salerno ha già dedicato da tempo una via, per cui oggi non restava, a settecento anni dalla morte del Poeta, che completare la toponomastica col nome di Dante”.