Salernitana-Foggia: storie, destini e rivalità - Le Cronache
Salernitana

Salernitana-Foggia: storie, destini e rivalità

Salernitana-Foggia: storie, destini e rivalità

di Fabio Setta

SALERNO. “Le  partite sono tutte uguali, valgono sempre tre punti”. Chissà se Zeman applicherebbe questa sua famosa massima anche alla sfida tra Salernitana e Foggia. Lui che è un doppio ex di questo match che no, non può essere una sfida come le altre. Una sfida lunga 85 anni, dal primo precedente giocato nel 1930 e vinto dalla Salernitana 3-2. Ma una sfida che soprattutto negli anni novanta ha inevitabilmente unito a filo doppio le due città per tanti troppi anni. La storia recente, quella più accesa e ricca di episodi inizia nel 1991 allo stadio Arechi. Il Foggia di Zeman è ormai in serie A, mentre la Salernitana è a caccia di punti salvezza. Pasa su rigore sblocca la gara. Sembra fatta, ma invece a sette minuti dal termine Ciccio Baiano gela la curva sud e regala al Foggia un punto inutile e ne toglie uno vitale ai granata. Il Foggia affonda Salerno, il Foggia rilancia Salerno. Ironia del destino nel corso dell’estate la nuova società arriva proprio da Foggia. Pasquale Casillo, brucia tutti sul tempo e  dà il via al primo esempio di multiproprietà. Inizia così quell’intreccio che porterà la Salernitana a vivere gli anni più belli della sua storia. E i legami tra i due club, distanti di due serie, soprattutto sul mercato sono intensi. Giocatori, direttori sportivi, allenatori l’autostrada è a dir poco intasata. Il top si raggiunge nella stagione 1993/94 quando Casillo da Foggia sceglie per la panchina Delio Rossi, ex capitano del Foggia e tecnico della Primavera rossonera. Con lui arrivano in granata anche Fresi e Ricchetti. Come sempre da Foggia era arrivato in granata l’anno prima Giovanni Pisano. Come andò a finire quella stagione ormai è storia. L’anno successivo Casillo cede la società ad Aliberti, anche sei i rapporti tra i due club resteranno stretti ancora per diversi anni. I due club si ritrovano di fronte della stagione 1996/97. E’ l’anno in cui Delio Rossi lascia Salerno perché in debito di riconoscenza per tornare a Foggia. I tifosi granata non approvano: “Piccolo uomo, grande allenatore” è il famoso striscione dedicato al tecnico granata. A Salerno arriva Colomba e nello scontro diretto all’Arechi la Salernitana travolge il Foggia. Segnano Tudisco, uno degli eroi di Rossilandia, Marco Ferrante e Pasquale Logarzo. E’ nella stagione 1997/98 che il rapporto tra le due società vive il momento calcisticamente più drammatico. Quasi a volersi vendicare di anni di sudditanza societaria, quasi a voler commettere un matricidio, la Salernitana di Delio Rossi già promossa in serie A non fa sconti e alla penultima giornata, batte il Foggia costringendolo alla retrocessione. Quella dell’Arechi è stata l’ultima trasferta del Foggia in cadetteria. Ma i rapporti tormentati tra i club continuano, querelle giudiziarie e sequestri a parte, anche sul campo. A costruire la Salernitana in A è l’ex ds del Foggia Pavone. E’ lui che porta in granata gli ex foggiani Vukoja, Chianese e Bak, subito rispedito al mittente. E poi l’arrivo di Zeman a Salerno, segnale inequivocabile dei rapporti tra i club che terminano ufficialmente con il fallimento della Salernitana Sport di Aniello Aliberti. Le due squadre finalmente si troveranno di fronte nella stagione 2006/2007. Finisce 0-0 e finisce in rissa con tanti ex granata passati ai satanelli, tra cui il tecnico Cuoghi, Ignoffo, Cardinale, Shala. Tanta tensione e rivalità. Perché Salernitana-Foggia, caro Zeman, non può essere una gara come le altre.