Rita Mazzotti: “Per lo Stato la mia attività non è essenziale ma per me è tutto” - Le Cronache
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Rita Mazzotti: “Per lo Stato la mia attività non è essenziale ma per me è tutto”

Rita Mazzotti: “Per lo Stato la mia attività non è essenziale ma per me è tutto”

di Monica De Santis

“Non mi posso più permettere di stare chiusa perché oramai i costi sono diventati veramente insostenibili”. Rita Mazzotti, titolare del Gran Blues Cafè di via Ligea ha deciso. Da mercoledì 7 aprile riaprirà per tutta la giornata ai suoi clienti. “Sono 14 mesi che viviamo così. Le attività del settore della ristorazione sono quelle che hanno subito maggiori imposizioni da parte del Ministero della Sanità. Disposizioni molto più restrittive e che per metterle in pratica ci hanno visto anche investire anche un bel po’ di soldi. Quindi a noi ci hanno imposto regole severe, rispetto agli autogrill, ai supermercati ed altri, però noi siamo chiusi e loro aperti. Io non me lo posso più permettere, i miei dipendenti hanno bisogno di lavorare, hanno bisogno di andare avanti, abbiamo bisogno di respirare. Per questo Io apro”. Il bar ristorante di Rita Mazzotti conta in tutto 70 posti a sedere… “Ma onde evitare qualsiasi tipo di problema predisporrò solo 40 posti a sedere, garantendo quindi un distanziamento tra i tavoli superiore ad un metro. Aprirò la mattina come sempre, e resterò aperta fino a sera, offrendo anche il servizio di ristorante a pranzo e a cena”. Non ha paura di prendere un verbale per questa apertura non legale? “Nessuna paura. Attualmente, per me ogni tipo di verbale che potrebbero farmi vale carta straccia. Prima dello scoppio della pandemia avevo 5 dipendenti. Ora tre di questi, visto che il contratto sta scadendo mi hanno chiesto di non rinnovarlo perchè così possono accedere alla disoccupazione. E tra le altre cose di questi tre dipendenti una di loro in 14 mesi non ha ancora avuto un euro di cassa integrazione”. Martedì oltre a lei, nel locale torneranno a lavorare tutti i suoi dipendenti? “No verranno solo due di loro, poi ovviamente se riprenderemo a lavorare bene chiamerò anche gli altri. Quello che mi auguro è di lavorare, anche perchè io vivo di questo, lo so che per lo Stato il mio locale non è essenziale ma per me si. Senza contare che ogni mese ho 2400 euro di fitto da pagare, e questi soldi non me li da nessuno”.