Riflessioni sul Crossover - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Riflessioni sul Crossover

Riflessioni sul Crossover

Continuano stasera, gli appuntamenti della stagione cameristica del teatro Verdi di Salerno con la performance del Klassic Swing Italian Quartet guidato dal violinista Gunther Sanin

Di OLGA CHIEFFI

Sarà il primo violino dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, con il suo Klassik Swing Italian Quartet, composto da Fabio Rossato alla fisarmonica, Ivano Avesani al contrabbasso e Ivan Tibolla al pianoforte, a guidarci, questa sera, nel mondo del crossover, superando gli schemi classici e spinge la sua ricerca verso nuovi confini musicali. I riflettori del teatro Verdi di Salerno si accenderanno, stasera, alle ore 20, su una delle più note formazioni latrici del messaggio del crossover, termine del vocabolario ricercato e prezioso che in ambito classico ritroviamo in Claude Bolling, seguace della Third Stream, codificata da un celebre Gunther, Gunther Schuller, appunto, agli inizi della metà degli anni ’70. Un “incrocio,”, il crossover, tra più generi musicali differenti quali classica, lirica, jazz, tango e musica popolare, questi quattro musicisti mettono in dialogo pianoforte, violino, fisarmonica e contrabbasso generando sonorità inconsuete, quasi surreali. Nel programma troviamo un divertente e brioso pizzicato in una fantasia dalla Bohème di Puccini, in una trasposizione melodica in cui emerge una voglia di lasciarsi andare e ballare, passando per il Franz Lehar della Paganini Melodie, continuando con una czarda che passa dal gipsy swing al tango argentino alla musica da caffè chantant, passando per Astor Piazzolla, quasi un preludio al concerto successivo, del 30 novembre quando ritornerà nel nostro massimo il grande Richard Galliano. Quindi la formazione evocherà Vittorio Monti e la sua virtuosistica Czardas, rileggendo pagine celebri di Shostakovich, con il suo Sentimental Valzer, Brahms e la Danza ungherese n°5,  dei jazzisti Kosma, Django Reinhard, dei maestri della melodia Morricone e Bacalov. L’ eleganza discreta della scaletta, l’attenzione particolare alle melodie che mettono a proprio agio l’ascoltatore, qualche accenno di blues, valzer e tanghi, naturalmente, la tecnica sopraffina abbinata alla sensibilità dei protagonisti saranno le comunicative caratteristiche di questa serata. Nella liquida società contemporanea non è proprio vero che la musica valga ormai soltanto come produzione di un suono valido esclusivamente per se stesso e non in quanto dialogante con un altro suono accanto, piuttosto, nell’assunto musicale di questa formazione e del suo leader, sembra paracadutarsi a pieno diritto la celebre citazione stravinskijana per cui “Se, come quasi sempre accade, la musica sembra esprimere qualcosa, questa è soltanto un’illusione”. Se è vero che il nostro declino occidentale riposa essenzialmente sull’incapacità di questa finestra di mondo di continuare a creare senso, il Klassik Swing Italian Quartet rivela che il proprio senso ha radici profonde nel tempo, ma scivola inafferrabile come una goccia argentea di mercurio. D’altra parte sappiamo che l’improvvisazione e la variazione rappresentano in musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli, la cui interazione genera sistemi a livelli crescenti d’astrazione. La ragione semantica della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione, come una indescrittibile ed immanente intuizione del noumeno.