Riaperta al Duomo la Cappella del Tesoro di San Matteo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Riaperta al Duomo la Cappella del Tesoro di San Matteo

Riaperta al Duomo la Cappella del Tesoro di San Matteo

Il 21 di ogni mese, dalle ore 9,00 alle 13,00  sarà possibile, finalmente, visitare il  “ Tesoro di San Matteo”, custodito nella Cappella del Tesoro affrescata con il meraviglioso “Paradiso Salernitano”, all’interno della Sacrestia del Duomo di Salerno. Tanti gli studenti delle scuole, i salernitani e i turisti che ieri mattina hanno potuto ammirare i tesori della cattedrale: i busti argentei e i numerosi argenti gotici, come il “Braccio di San Matteo”, che vanno dal ‘300 fino al XIX secolo. Il professor Franco Silvestri, come ieri,  ogni mese accompagnerà i visitatori alla scoperta delle meraviglie   della Cappella del Tesoro costruita nel 1550:”Di originale è rimasta solo la cornice del pavimento il resto è stato realizzato nel 1730 quando fu affrescata, dal pittore beneventano Filippo Pennino, anche la meravigliosa volta raffigurante il “Paradiso Salernitano” con tutti Santi cari alla nostra città: San Matteo, i Santi Martiri Salernitani, Santa Caterina, Sant’Agata, San Tommaso, Sant’Anastasia”. Il professor Silvestri ha mostrato e raccontato tutti i dettagli dei preziosi manufatti contenuti nei cinque grandi “armadi – vetrine” della Cappella: ” Nell’armadio più  grande  c’è il ciborio in argento  donato nel 1925 dall’Arcivescovo Camillo Allevi, realizzato da un argentiere napoletano,  che veniva esposto all’adorazione dei fedeli  per quaranta ore continue, sull’altare maggiore della Cattedrale, durante il periodo della Santa Pasqua”. Importante anche il ciborio in argento e rame della Scuola Medica Salernitana: ” E’ stato realizzato dall’argentiere Michele Radente nel 1923”. Nella Cappella sono custoditi anche i busti argentei di San Matteo, di San Gregorio VII e dei tre Martiri Salernitani:” Il busto di San Matteo  fu commissionato dalla municipalità salernitana, per lo scampato pericolo del terremoto del 1688.  Fu realizzato nel 1691 dall’argentiere napoletano Nicola De Aula. Il busto argenteo di San Gregorio VII, è stato realizzato, nel 1742, da Giacinto Buonacquisto, argentiere operante nel regno di Napoli e Sicilia nel XVIII secolo, mentre il capo d’argento, che è del 1612, è stato realizzato cavo per utilizzarlo come reliquiario, infatti, conteneva il teschio di San Gregorio VII. La statua in argento a sbalzo e a getto, di Sant’Ante è stata realizzata invece nel 1706 dagli scultori argentieri Benedetto Monaco e Tommaso Rivaldi, che hanno realizzato anche San Caio o Gaio. San Fortunato invece è stato realizzato solo da Rivaldi nel 1710”. Bellissimi i pastorali in argento tra i quali quello detto  di San Matteo:” Raffigura la statua di San Matteo con l’angelo. Fu donato dall’Arcivescovo Piscicelli nel 1430”. Una vetrina è dedicata agli argenti che custodiscono le reliquie dei Santi, come il Braccio di San Matteo, realizzato nel 1330, che viene portato in processione:” All’interno è  conservato un pezzo dell’osso del braccio di San Matteo; il   reliquiario della Beata Vergine,  che contiene un capello della Madonna, è stato  costruito in argento dorato  e cristallo di rocca su un modello di una cattedrale gotica; abbiamo poi  la mano d’argento di Sant’Anastasia del 1408, che   fu donata dalla Regina Margherita di Durazzo; il dito di Santa Caterina d’Alessandria,  inserito in una coppa cavalleresca di cristallo di rocca e argento con le anse a forma di drago, di fattura veneta; la Stauroteca,  una croce  in argento sbalzato e oro  contenente  un pezzo del legno della croce di Cristo”. Interessante il candelabro della settima, in argento sbalzato cesellato e rame, del XV secolo che si accendeva in un’ora particolare della giornata, quando si recitavano le lodi. Bellissimo il crocefisso in argento con due braccia che solo alcune chiese hanno il privilegio di avere. In un’altra vetrina sono custoditi gli ostensori, tra i quali uno in argento e rame dorato del 1799, e uno in argento, rame dorato e cristallo di rocca del XVII secolo. In un’altra vetrina ci sono le Carteglorie della diocesi, che durante la messa riportano alcune formule e parti del Messale, tra le quali una del 1740 con gli stemmi dei Principi Carafa e Bisignano. Tra i tanti calici donati dai Vescovi anche quello del Beato Pio  IX,   del 1877, donato durante la sua venuta a Salerno e  quello donato da  Monsignor  Demetrio Moscato. Nelle vetrine sono custodite anche le corone in argento delle statue conservate in cattedrale.  Al centro della cappella un grande “faldastorie” dove si è inginocchiato a pregare Giovanni Paolo II quando il 26 maggio  del 1985 venne a Salerno. Aniello Palumbo