Processione 'senza fermate': vicario Curia, inferta ferita - Le Cronache
Attualità

Processione ‘senza fermate’: vicario Curia, inferta ferita

Processione ‘senza fermate’: vicario Curia, inferta ferita

di Giovanni Sapere

“Tristezza e dispiacere per quanto accaduto durante la processione e, in particolare, per la grave profanazione della sacralita’ di una celebrazione religiosa”. E’ quanto sottolinea, in una nota, il sacerdote Biagio Napoletano, il vicario generale dell’Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno, dopo lo ‘scontro’ tra paranze e Curia, in occasione della processione del Santo patrono di Salerno, lo scorso 21 settembre, e dopo le proteste e gli insulti rivolti all’arcivescovo, Luigi Moretti. Una nota dove si parla di “delusione” per il tradimento di impegni assunti, di “spettacolo irriverente”, di una volonta’ di riconciliazione. E di una “ferita inferta alla Chiesa”. “E’ evidente, pertanto, che la vera questione in gioco non e’ la difesa d’ufficio della persona del Vescovo, ma prendere atto di una vera e propria ferita inferta ad una Chiesa che venera intensamente i suoi Santi – sottolinea la nota – Ci sembra opportuno ribadire che l’obiettivo dei reiterati incontri avvenuti nel corso dell’anno con gli amici portatori era e resta la volonta’ di aiutare le persone a vivere una serena e gioiosa esperienza di fede nell’autenticita’ della tradizione cristiana, animando il tragitto con preghiere dedicate alle diverse componenti della societa’”. “Un vivo ringraziamento va a quanti hanno accolto e sostenuto questa proposta pastorale, tra cui e’ giusto citare la Guardia di Finanza che ha mostrato fin dall’inizio leale collaborazione – aggiunge il vicario – Comprendo, d’altro canto, il rammarico e la delusione del nostro Pastore nei confronti di quanti hanno tradito gli impegni assunti a piu’ riprese, stravolgendo pretestuosamente le modalita’ concordate e trasformando un momento itinerante di preghiera in uno spettacolo irriverente dal punto di vista umano e spiritual”. “Tutto cio’, se da un lato non puo’ che essere condannato – conclude – dall’altro deve necessariamente essere motivo per aprirsi ad una prospettiva di riconciliazione nella verita’ e di impegno formativo di carattere religioso per il futuro. Siamo pronti a ricominciare insieme un cammino che aiuti tutti a vivere la bellezza dell’essere cristiani e a fare della venerazione dei Santi una concreta occasione di crescita personale”.