«Pistaciclabile?Un’occasionepersapervalorizzare le risorse locali per lo sviluppo dell’economia» - Le Cronache
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«Pistaciclabile?Un’occasionepersapervalorizzare le risorse locali per lo sviluppo dell’economia»

«Pistaciclabile?Un’occasionepersapervalorizzare le risorse locali per lo sviluppo dell’economia»

di Erika Noschese

«Si è persa un’occasione, forse irripetibile, di valorizzazione delle risorse locali per lo sviluppo dell’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro». Lo hanno dichiarato l’ex presidente della Provincia Alfonso Andria e l’attuale consigliere comunale Gianpaolo Lambiase in merito ai presunti sprechi passati al vaglio dalla Corte dei Conti della Campania tra cui – per l’appunto – la presunta pista ciclabile Salerno- Paestum, la più lunga d’Europa, co- stata 12 milioni di euro. «L’intervento realizzato dalla Provincia di Salerno a fine anni ‘90 mentre ne ero Presidente, fu ben più complesso e non riferito alla sola pista ciclabile, come appresso è descritto dettagliatamente – ha dichiarato l’ex presidente – Con estrema oggettività nell’appunto non si tace la situazione di incuria e di abbandono in cui l’opera versa ormai da anni, come pure viene evidenziata la necessità di adeguata costante manutenzione che pure era sancita nell’Accordo di programma stipulato tra Provincia e Comuni interessati». Andria sottolinea poi come la spesa relativa all’intervento – comprensivo dell’illu- minazione, del rifacimento del manto stradale dell’intero tracciato della SP 175, della rete di fognature per la raccolta delle acque piovane, della recin- zione di aree pubbliche, del ponte in legno lamellare sul torrente Asa, di opere aggiuntive prescritte dalla competente Soprintendenza, e infine della pista ciclabile – costò circa 8 milioni di euro, oneri di progettazione e di gara. Un’opera che, stando ai due esponenti della politica locale, «è stata decisa, voluta e realizzata in stretta condivisione e collaborazione con tutti i Comuni della fascia costiera. Il tratto che ricade nel territorio Comunale di Eboli, assecondando le prescrizioni della Soprintendenza tese a mitigare l’impatto ambientale, fu recintato con palizzata in legno e pavimentato con un impa- sto di cemento e terriccio». La pista ci- clabile realizzata avrebbe dunque restituito ai cittadini una vasta e lunghissima fascia di proprietà pubblica che fino a quell’epoca era stata indebitamente occupata. Secondo Andria e Lambiase, infatti, non esisteva alcuna protezione per pedoni e ciclisti (si sono contati negli anni numerosi incidenti stradali mortali), poiché la strada car- rabile era radente a recinzioni e stabilimenti balneari, mentre oggi la pista ciclabile funge anche da barriera di protezione. «La pista ciclabile andava comunque realizzata latomare, pro- prio per consentire l’accesso agli arenili da pedoni e ciclisti che avrebbero rinunciato all’uso dell’auto – hanno spiegato ancora – Sebbene a doppio senso di marcia non è da considerare una pista da “velodromo”, ma da “pas- seggiata”; laddove c’è maggiore con- centrazione di attività turistiche la pista è frequentata da famigliole di ci- clisti, da pedoni e da turisti che si de- dicano allo jogging». L’intero progetto era stato preventivamente approvato dalla Regione Campania, che lo ha poi inserito nel “programma di riqualifi- cazione della Piana del Sele” tra le priorità del Piano Territoriale Regionale.