Pina Testa, una vita sulle punte - Le Cronache
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Pina Testa, una vita sulle punte

Pina Testa, una vita sulle punte

Questa sera, alle ore 19, brindisi al Teatro delle Arti per i 40 anni del Professional Ballet. Tanti ospiti e la sorpresa delle danze de’ La Traviata, con il coro del Teatro Verdi di Salerno

Di LUCA GAETA

Il Professional Ballet, compie quarant’anni. Un percorso artistico e professionale racchiuso nello sguardo dolce e severo di Pina Testa, che ha saputo risollevarsi dopo un grave incidente stradale sembrava averle costretta su di una sedia a rotelle. Alla vigilia della grande festa che oggi con start alle ore 19 si svolgerà sul palcoscenico del Teatro delle Arti, abbiamo incontrato Pina Testa.

L.G. Quale è il suo primo ricordo legato alla danza e come ha intrapreso questo percorso artistico?

P.T. “I miei primi ricordi d’infanzia sono tutti legati alla danza, essa ha sempre fatto parte della mia vita. A cinque anni mia madre mi iscrisse all’unica scuola di danza che esisteva a Salerno, quella di Valeria Lombardi. L’anno successivo ebbi la possibilità di esibirmi come protagonista nel balletto La piccola fiammiferaia al Teatro Verdi di Salerno, di cui ancora conservo il ricordo”.

L.G. Nel suo percorso di studi, quali sono state le figure fondamentali per la sua formazione?

P.T. “A quindici anni sono entrata nella Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, vincendo l’audizione. A diciotto, ho conseguito il diploma sotto la guida della mia insegnate Milly Wanda Clerici ed il Maestro Tony Ferrante, due figure fondamentali per la mia formazione tecnica e caratteriale. Un primato è legato alla mia esperienza presso il Teatro San Carlo, cioè quello di aver vinto il concorso nel Corpo di Ballo del Teatro San Carlo un anno prima del diploma”.

L.G. Quali sono le esperienze lavorative alle quali è particolarmente legata?

P.T. “Su tutte sicuramente Cenerentola con la Fracci e poi gli anni presso il Teatro San Carlo, dove ho avuto la fortuna di condividere il palcoscenico con i più grandi di quel momento”.

L.G. Quando ha iniziato la sua attività di insegnante, aprendo la scuola Professional Ballet, che tipo di contesto viveva la città di Salerno rispetto alla danza?

P.T. “Come già detto in precedenza, quando ho cominciato a muovere i miei primi passi nella danza, esisteva una sola scuola qui a Salerno. Nel 1977 ho conseguito il mio diploma presso la Scuola di Ballo del Teatro San Carlo e nel 1978 ho fondato Professional Ballet con Antonella Iannone, mia socia per due anni. Quando ho avviato la mia scuola, in città ne erano presenti già tre o quattro, gestite da mie colleghe, anch’esse diplomate da Valeria Lombardi. L’utenza era di gran lunga minore di quella odierna, ma l’interesse e la sensibilità verso questo genere, erano già presenti in città”.

L.G. In quarant’anni di attività come insegnate, ha seguito diverse generazioni di giovani. Come è cambiato il loro approccio verso lo studio della danza?

P.T. “Adesso faccio lezione alla seconda generazione, in quanto numerose allieve che frequentano attualmente la mia scuola, sono figlie di mie ex alunne. Le nuove generazioni hanno una grande capacità di apprendimento: basta far loro vedere una sola volta un determinato esercizio, per averlo subito chiaro. Questo sviluppo è dovuto senz’altro al fatto che oggigiorno la danza vive una divulgazione diversa da quella che poteva avere quarant’anni fa, ma anche da una fisicità ed una mentalità completamente diversa rispetto alle generazioni passate. Personalmente, l’impegno che chiedo agli alunni, la dedizione e soprattutto il rispetto per questo tipo di percorso, verso gli insegnanti e verso i propri colleghi, è rimasto immutato nel corso degli anni”.

L.G. Secondo lei, i numerosi talent, che popolano il palinsesto televisivo, costituiscono un vantaggio per la divulgazione della danza?

P.T. “Analizzando il fenomeno dal punto di vista della divulgazione, direi sicuramente di si. Molti giovani si avvicinano a questo percorso, proprio perché affascinati da questi programmi. Superata questa prima fase, in cui ognuno di loro si rivede nei diversi protagonisti dei diversi talent, emerge, qualora ci fosse, la vera passione per la danza, fatta di sacrificio e tanto studio”.

L.G. Questa sera, presso il Teatro delle Arti, la sua scuola di danza celebrerà il quarantesimo anno di attività. Ci può dare qualche anticipazione sullo spettacolo?

P.T. “La serata si aprirà con un défilé di tutte le allieve che frequentano attualmente la mia scuola, compresa la sede presso il Teatro delle Arti, che dirige mia figlia Fortuna Capasso. Poi, saliranno sul palco le ex alunne, che si sono diplomate con me nel corso degli anni ed ancora tanti amici a cui sono legata professionalmente: Claudio Tortora, Gaetano Stella e il Coro del Teatro Verdi di Salerno, che eseguirà brani tratti da La Traviata di Giuseppe Verdi. Una serata all’insegna della danza, ma anche dell’arte e della cultura in generale”.

L.G. La nuova riforma scolastica ha istituito anche in Italia i Licei Coreutici. Cosa ne pensa?

P.T. “Una notizia del genere non può che far piacere! Ho avuto modo di conoscere e collaborare con il responsabile del Liceo Coreutico di Salerno, Massimiliano Scardacchi, che stimo molto come insegnate e come organizzatore. L’istituzione di queste realtà favorisce la divulgazione della danza, come della musica e della cultura in generale. Si potrà discutere e riorganizzare il percorso didattico, i contenuti, le modalità, ma la loro presenza è senza dubbio motivo d’innovazione e di sviluppo”.

L.G. Da più di vent’anni collabora con il Teatro Verdi di Salerno in veste di coreografa. Come è nato questo sodalizio e quale fra le tante opere realizzate le ha lasciato un particolare ricordo?

P.T. “Come è intuibile, sono particolarmente legata al Teatro Verdi. Lì ho cominciato a ballare, i primi due saggi della mia neonata scuola di danza li ho realizzati al Teatro Verdi prima che chiudesse, per poi spostarmi all’Augusteo, indi, definitivamente al Teatro delle Arti. Nel 1997, quando fu inaugurata la prima Stagione Operistica del Teatro Verdi, fui chiamata a collaborare in qualità di coreografa e da allora questo sodalizio artistico è andato avanti. Sono tanti i bei momenti legati a quest’esperienza, uno in particolare è legato a La Gioconda di Amilcare Ponchielli, dove il corpo di ballo, da me diretto, ebbe un’ovazione di oltre dieci minuti di applausi”.

L.G. Qual è il suo sogno nel cassetto?     

 P.T. “Sono tanti, ma uno in particolare, legato alla mia città: quello di poter istituire un corpo di ballo a Salerno, magari presso il Teatro Verdi”.

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