Piazza della Libertà, tutta l'inchiesta e le intercettazioni - Le Cronache
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Piazza della Libertà, tutta l’inchiesta e le intercettazioni

Piazza della Libertà, tutta l’inchiesta e le intercettazioni

11/02/2016

Così dirigeva i lavori dal balcone

di Andrea Pellegrino

Un contatto quasi quotidiano tra Vincenzo De Luca e i vertici della Esa (in particolare Gilberto Belcore) per conoscere lo stato di avanzamento dei lavori di Piazza della Libertà. Ma è l’ex sindaco, oggi governatore della Campania, a “dirigere” – di fatto – i lavori. Come se fosse un vero e proprio capo cantiere; tant’è che la Procura – negli atti – evidenzia come l’allora primo cittadino intervenga «sia per informarsi sull’evoluzione dei lavori sia per dare direttamente ordini sulle modalità di svolgimento degli stessi».
E’ quanto emerge dalle prime carte dell’inchiesta su Piazza della Libertà, i cui titolari sono Antonio Cantarella e Gugliemo Valenti – che ha portato alla notifica di 26 avvisi di conclusione indagine, con il rigetto di 12 misure cautelari (per tecnici ed imprenditori) ed al sequestro di più di tre milioni di euro alle società Lotti Associati, Esa costruzioni e Fiengo ceramiche.
Si preoccupa quando, dal suo balcone, non vede nessuno lavorare al cantiere della mega piazza sul mare e chiede chiarimenti. In una telefonata del 23 aprile del 2012, l’ex sindaco si rivolge a Belcore “ordinando perentoriamente una modifica delle opere”. Di contro, Belcore lo invita “ad approfondire la questione con la direzione dei lavori e quindi con il rup Ragusa”. De Luca replica: «Sì, sì. Ma figuriamoci a Ragusa. Mo’ chiamo a Delle Femine e gli dico subito di muoversi». Poi, a Belcore dice: «Si deve cambiare tutt’ cos’, perché io avevo detto che la passeggiata era la prosecuzione della corsia laterale del lungomare». S’arrabbia sull’ipotesi di realizzazione di una rotatoria: «Un casino, tutto un bordello. Non si deve fare un c…. di niente».
Ancora, nella telefonata a Belcore, De Luca impartisce altri ordini: «Là, in quell’angolo, facciamo una soluzione di fioriere. Se dobbiamo fare pure una piccola gradonata, mettiamo due fioriere che viene bellissimo. Ma deve essere una cosa tutto in piano, che si prende e si scende diritti, senza complicazioni».
Belcore, a questo punto, chiede un disegno e l’ex sindaco annuncia di aver, a tal proposito, incaricato l’architetto Tonino Catena. Un passaggio a cui il vertice Esa suggerisce di affiancare uno step con la direzione dei lavori; ferma la posizione di De Luca che ribadisce: «Ma figuriamoci Ragusa. Chiamerò Delle Femine».

Per i pm «un appiattimento degli organi di controllo
Secondo la tesi della Procura, le misure cautelare erano necessarie «per una serie di illeciti di particolare gravità commessi nell’ambito delle gare d’appalto e dell’esecuzione dei lavori di realizzazione di Piazza della Libertà e del sottostante parcheggio». «Tali violazioni – scrivono i pubblici ministeri Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti – avrebbero comportato un danno per l’Erario ammontante, solo per l’ipotesi di peculato, a complessivi quattro milioni di euro circa».
In particolare, gli inquirenti hanno fatto emergere «un generale ed inspiegabile appiattimento da parte degli organi di controllo sulle richieste avanzate dagli appaltatori con il conseguente riconoscimento di somme non dovute».
Sotto la lente di ingrandimento, anche la figura di Mario Del Mese, «soggetto – scrivono – molto accreditato in Comune».

L’accusa aveva richiesto otto misure di custodia cautelare in carcere
I pubblici ministeri Cantarella e Valenti avevano chiesto al Giudice per le indagini preliminari Berni Canani la misura della custodia cautelare in carcere per:
• Enrico Esposito – amministratore Esa Costruzioni
• Armando Esposito – amministratore Esa Costruzioni
• Gilberto Belcore – amministratore Esa Costruzioni
• Domenico Barletta – dirigente comunale Settore opere pubbliche (oggi in pensione)
• Sergio Delle Femine  – direttore operativo Lotti & Associati
• Paolo Baia – direttore dei lavori
• Antonio Ragusa – responsabile unico del procedimento
• Lorenzo Criscuolo – dirigente comunale e componente commissione gara
mentre gli arresti domiciliari erano stati richiesti per:
• Marta Santoro – direttore dell’esecuzione dei lavori Lotti & Associati
• Salvatore De Vita – amministratore consorzio Tekton
• Antonio Fiengo – amministratore società Fiengo ceramiche
• Patrizia Lotti – amministratore Lotti & Associati

De Luca sceglieva i materiali da usare. E Brigante si infuria: «Posso sentire ciò?»

di Andrea Pellegrino

L’ingerenza del sindaco nella scelta di alcuni materiali utilizzati per la costruzione di Piazza della Libertà emerge anche nelle conversazioni tra Sergio Delle Femine e Michele Brigante, nominato all’epoca consulente per il Comune di Salerno per il dissesto verificatosi al settore 2 di piazza della Libertà e oggi presidente dell’Ordine degli ingegneri di Salerno. I due parlano di un interrogatorio reso da Marta Santoro (direttore dell’esecuzione dei lavori per conto di Lotti Associati). Delle Femine asserisce che l’architetto sarebbe stato indotto dai vertici della Lotti a scaricare sui tecnici salernitani la responsabilità di eventuali violazioni legate al cedimento del solaio. Ma è il costante intervento di Vincenzo De Luca nella scelta dei materiali da usare a mandare su tutte le furie l’ingegner Brigante, che dice: «Ma secondo te, posso sentirmi dire questa cosa senza incazzarmi?». Il riferimento è all’utilizzo del sistema Dry-tech, a quanto pare suggerito proprio dal primo cittadino. Tant’è che Brigante dice: «Ma vuoi vedere che al sindaco gliel’ha detto Mario Del Mese?». Lo stesso Brigante, nel corso della telefonata, ipotizza che la Esa si sarebbe rivolta ad un sottosegretario di Stato « per premere a Salerno».
Da questa conversazione – stando alla tesi della Procura – “appare chiara la contrapposizione del Delle Femine alla Lotti – di cui formalmente fa parte – a dimostrazione della sua qualità di uomo di fiducia del Comune di Salerno. Peraltro, è proprio il Delle Femine ad aver preparato la relazione della variante”. Tant’è che in un colloquio dice testualmente: «A me quello che interessa è arrivare a dimostrare che la variante era necessaria perché io non potevo realizzare quell’opera in presenza di quella situazione, poi è costato quel che è costato, l’ho fatto ottemperando alla norma? Ho risolto un problema? La colpa è del progettista? Prendetevela con il progettista, visto che questi stanno rompendo le scatole sulla variante. C’è bisogno di qualcuno che dica che la variante era necessaria, in quanto doveva risolvere problematiche emerse nel corso dei lavori. Il problema non era geologico. E’ progettuale. Controllassero i lavori. Quelli di variante sono stati tutti eseguiti. La variante non è finta e non è servita a far transitare flussi di denaro».
La figura di Delle Femine come punto di riferimento del Comune di Salerno compare anche nell’ambito del crac Amato. Il 26 settembre 2012, Giuseppe Amato jr ai pm diceva: «Ricordo che noi cercavamo un ingegnere a cui affidare la direzione dei lavori per il complesso immobiliare dell’Amato Re e alla fine la scelta è caduta sull’ingegner Delle Femine, figura consigliata dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca».

Così i fratelli Esposito tentarono di agganciare il prefetto di Benevento per l’interdittiva Antimafia
Al centro dell’inchiesta finisce anche l’interdittiva antimafia nei confronti del gruppo “Esa costruzioni generali”, causa di risoluzione contrattuale con il Comune di Salerno.
I pubblici ministeri portano all’attenzione come i due fratelli Esposito abbiano cercato di ricorrere a rimedi “extraistituzionali” per accedere alle notizie all’indomani del provvedimento interdittivo.
Nello specifico, cercano di agganciare il dottor Ennio Blasco, prefetto di Benevento, già prefetto di Avellino: il tentativo di contatto da parte degli Esposito avviene ad aprile del 2013. Ad un anno esatto di distanza – siamo, dunque, nell’aprile 2014, Ennio Blasco viene arrestato con l’accusa di rilascio di certificati antimafia facili allorquando era prefetto del capoluogo irpino.
Armando Esposito cerca di arrivare al prefetto Blasco attraverso un imprenditore avellinese suo amico: «Mi volevo vedere con te – dice Esposito – per il fatto del dottor Blasco per accelerare ed avere subito dalla Prefettura, se no questi ci fanno schiattare in corpo per avere le carte. Io ho già parlato con il mio avvocato amministrativista e praticamente oggi ha fatto l’accesso alla prefettura. Mi volevo vedere un attimo con te per vedermi un attimo con Blasco».
L’imprenditore dall’altro capo del telefono, intuita la delicatezza della richiesta, lo interrompe ma lo rassicura, riferendogli che nel corso della giornata «avrebbe incontrato quella persona».
(andpell)

La telefonata con Baia. Ci sono le indagini? Esposito pensa al Qatar
Il 27 giugno del 2012, in una telefonata intercorsa tra Armando Esposito e l’ingegner Paolo Baia emergono preoccupazioni rispetto ad indagini in corso su Piazza della Libertà. In particolare, è Baia a mostra le sue ansie mentre Esposito si limita a confermare, chiedendo al contempo di valutare la possibilità di aprire una sede in Qatar.
Insomma, a quanto pare, che qualcosa insospettisse gli inquirenti era già nell’aria da tempo, indubbiamente da prima che – di fatto – gli occhi della Procura si posassero concretamente sulla megapiazza sul mare.La telefonata tra Armando Esposito e Paolo Baia, infatti, risale a poco meno di un mese dal primo “grande avvenimento” che interessò Piazza della Libertà: il cedimento di alcuni piloni (ben 12) del settore 2, datato 24 luglio 2012.
Un cedimento che è stato, in seguito, anche oggetto di inchiesta e oggi di un processo (in cui il Comune si è costituito parte civile) che vede imputate 9 persone (il progettista Vincenzo Nunziata chiese il giudizio immediato e fu condannato) tra tecnici, dirigenti comunali e imprenditori. Alla sbarra, infatti, ci sono gli imprenditori Armando ed Enrico Esposito di Esa Costruzioni, i direttori dei lavori Sergio Delle Femine e Marta Santoro, il collaudatore Massimo Della Casa, il funzionario comunale Antonio Ragusa, responsabile unico del procedimento, l’ex capo dell’ufficio tecnico Lorenzo Criscuolo, il direttore tecnico dell’Esa Gilberto Belcore e l’ex direttore dei lavori Paolo Baia (protagonista della telefonata del 27 giugno 2012). Tra i vari capi d’accusa anche la «messa in pericolo della pubblica incolumità» per una visita al cantiere decisa dal sindaco De Luca.
(andpell)

12/02/2016

Ifil, la società “cartiera”. Fatturati 900mila euro di consulenze inesistenti. Chi ne ha beneficiato?

di Marta Naddei

La Ifil di Mario Del Mese vera e propria società “cartiera”. E’ così che i pubblici ministeri Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti definiscono l’impresa che fa capo a Del Mese: una società, in sostanza, nata per fare fatture relative a attività mai svolte o comunque notevolmente sottodimensionate.
Nello specifico, la Procura – che fa solo un passaggio sulla questione, precisando che per gravità dei fatti, si prospetta un nuovo “tema di indagine” – contesta l’emissione di fatture per 900mila euro per inesistenti consulenze. Somme che, allo stato, non sono state ancora rintracciate. «Si ometterà – scrivono Cantarella e Valenti – la trattazione di altro, e forse più gravoso, tema d’indagine finalizzato ad appurare le ragioni per le quali una “cartiera” – la Ifil & consulting srl”, facente capo a Mario Del Mese, soggetto molto accreditato in Comune – abbia emesso 900mila euro di fatture per inesistenti “consulenze”, al fine di giustificare la consegna, da parte dell’appaltatrice Esa costruzioni generali spa, delle corrispondenti somme di denaro».
Ma, nonostante questo, la Procura si sofferma su Del Mese la cui ingerenza pare andasse oltre le mansioni di sua competenza, alla luce «dell’immanenza di tale personaggio negli appalti, anche al di fuori degli specifici compiti “consulenziali” di cui questi risulta essere solo formalmente assegnatario, sulla base degli accordi – simulati – in essere con la Esa costruzioni».
In particolare, secondo i pm, «Del Mese interviene anche in riunioni riguardanti le strategie da seguire nell’appalto relativo alla fornitura della pavimentazione per Piazza della Libertà. Trattandosi di gara ancora da espletare – osservano – non è dato comprendere a che titolo il Del Mese fosse intervenuto, essendo egli, perlomeno a livello formale, un mero “consulente” della Esa».
Ad avvalorare le perplessità della Procura sulla costante presenza di Del Mese anche laddove non fosse ritenuta necessaria o opportuna c’è anche un’email risalente al maggio del 2010 e trasmessa dall’architetto Marta Santoro all’ingegnere Paolo Baia, entrambi componenti dell’ufficio di direzione dei lavori di Piazza della Libertà: «In essa, viene sostenuto, tra l’altro che “i vassalli del sindaco stanno lavorando da mesi al progetto della piazza (vedi pietre già in cantiere) e lo hanno convinto che la nuova versione è una soluzione fantastica e unica”. La missiva – sostengono i pm – è chiaramente funzionale alla scelta della pavimentazione e dei rivestimenti da utilizzare per la Piazza, scelta relativamente alla quale la presenza di Del Mese è del tutto ingiustificata. Se così non è – chiosano – non si comprende la ragione per la quale la Santoro comunichi al suo interlocutore “Abbiamo fatto quindi la riunione con Cri (Lorenzo Criscuolo, ndr) e Mario Del Mese».

«Il Comune rischia di essere inserito nella black list»

di Andrea Pellegrino

«Il Comune di Salerno purtroppo sta facendo un poco il birichino. Nel senso che paga solo voi». Il dottor Ingegno, funzionario dell’Unicredit factoring spa si rivolge ad Armando Esposito (amministratore della Esa costruzioni) chiedendogli una mano, essendo a conoscenza dei buoni rapporti tra gli Esposito e gli amministratori comunali. In particolare, Ingegno spiega ad Esposito che l’istituto finanziario avrebbe voluto inserire il Comune di Salerno in black list, causando così anche il blocco delle fatture a favore della Esa. Ingegno,
infatti, dice – nel corso della telefonata del 9 ottobre 2012 – che «l’Unicredit si era già ampiamente esposto verso tre imprese in affari con il Comune di Salerno, provvedendo ad anticipare somme quantificabili quantificabili tra i 500 ed i 600mila euro che l’ente tardava a liquidare». Ingegno confessa anche di aver telefonato all’assessore Buonaiuto ricordandogli «gli impegni che lui aveva preso per cercare di costruire qualcosa di positivo.  Lui mi chiese la cortesia di inoltrargli una mail in cui gli riepilogassi un po’ la situazione di queste pendenze. Io gliel’ho mandata ormai una decina di giorni fa però non ho avuto nessun riscontro. Da Milano mi hanno detto che nel frattempo hanno preparato la lettera di messa in mora del Comune. Se parte la lettera, il Comune viene bollato come cattivo pagatore e mi cominciano a creare problemi pure sulla vostra  relazione. Non vorrei che tra quindici giorni il Comune va in black list e non mi fanno caricare più le vostre fatture. So che siete in ottimi  rapporti con l’assessore, riesce a fare un passaggio?».
Esposito replica: «I giornali dell’ultimo mese mi hanno massacrato. Sono andato al Comune e ho detto “mo’ m so’ scocciato; non solo  vengo massacrato mediaticamente e ne ho solo problemi, poi devo sostenere anche costi enormi. Quindi mi dovete pagare o sono io che me ne vado proprio”. Allora, a questo si sono decisi a farmi questi pagamenti perché io sono l’azienda che a Salerno avanza il maggior credito».
Ma il funzionario di Unicredit incalza nuovamente: «Se lei intercetta Buonaiuto gli può dire “guarda, c’è un’email di Ingegno di Unicredit che ti ha mandato una decina di giorni fa. Ma tu hai avuto modo di guardarla?”».
Esposito lo rassicura: «Allora io ne parlo con l’assessore; ne parlo in ragioneria di questa cosa qui e le faccio sapere più tardi nel pomeriggio». Ingegno, però, spinge ancora: «Ma almeno un segnale, del tipo “ci impegniamo a pagarvi entro 120 giorni”».

Criscuolo, i pm: «Attenzione alle liquidazioni». Ne ha fatte per più di un milione
Per anni è stato il braccio operativo (tecnico) di Vincenzo De Luca a Palazzo di Città. Un super dirigente, rintracciabile giorno e notte, con un filo diretto con l’ex primo cittadino.
Poi, sul caso termovalorizzatore l’ingegnere Lorenzo Criscuolo avrebbe consumato lo strappo, trasferendosi in Provincia all’epoca della presidenza Cirielli. Ma il suo trasferimento dal comune a Palazzo Sant’Agostino non l’ha salvato processi e provvedimenti giudiziari ed anche, in ultimo, da una richiesta (rigettata dal Gip) di custodia cautelare in carcere. Di lui, infatti, i pm titolari dell’inchiesta sulla variante di Piazza della Libertà scrivono: «La funzione apicale svolta in altro ente pubblico; la titolarità attuale della gestione in un settore da cui dipende l’affidamento di rilevantissimi appalti; l’appartenenza del potere di spesa al Criscuolo, in uno alla particolare gravità e alla pervicacia con cui sono state commesse le condotte in questo procedimento rendono certamente attuali le esigenze cautelari». Per la vicenda l’ingegnere Lorenzo Criscuolo ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione di gara per l’affidamento dei lavori di Piazza della Libertà. Inoltre fino all’agosto 2010 è stato dirigente del settore opere e lavori pubblici del comunale di Salerno ed ancora ha rivestito l’incarico di responsabile unico del procedimento proprio per l’opera Piazza.
Dalle sue mani sono passate gran parte delle carte poi finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica di Salerno. Sono sue alcune determine di liquidazioni per le quali i pubblici ministeri scrivono: «Il valore complessivo delle appropriazioni illecite garantite dal dirigente Criscuolo è di 1 milione e 100mila euro».
(andpell)

Il viaggio dell’assessore pagato dalla Società italiana giochi nell’albergo di proprietà della famiglia Esposito ad Acciaroli
I rapporti più stretti, secondo l’inchiesta, tra la Esa e il Comune passerebbero tramite il consolidato legame tra Enrico Esposito – amministratore dell’impresa – e Alfonso Buonaiuto, assessore al bilancio del Comune di Salerno ed oggi a capo della segreteria tecnica del presidente della Regione Vincenzo De Luca.
Un episodio, in particolare, viene raccontato dalla Procura e riguarda la richiesta dell’amministratore comunale di un week end ad Acciaroli. Enrico Esposito contatta il fratello Luigi (proprietario della struttura ricettiva in Cilento), gli comunica l’arrivo di Buonaiuto a “La pineta” e lo invita ad fargli un trattamento di favore. Ma a quanto pare non abbastanza “di favore” per le tasche dell’assessore: Buonaiuto, infatti, dopo essersi rivolto alla segretaria dell’albergo (preventivamente informata) per conoscere i costi, li ha ritenuti comunque troppo elevati; motivo per il quale l’assessore si mette poi in contatto con Enrico Esposito chiedendo di ridurre ad una sola le notti di pernottamento.
Dal canto suo, l’imprenditore comunica all’albergo che avrebbe pensato lui a sostenere le spese, che sarebbero poi state fatturate alla Società italiana giochi srl con sede a Nocera Inferiore, indicando nella causale “Viaggio promozionale nostri clienti”. Ed al telefono tranquillizza l’assessore: «Vai tranquillo e per telefono non fare tutti processi».
Ma Buonaiuto si interessa anche delle vicende politiche nocerine. Ed in particolare delle elezioni del 2012. Enrico Esposito è stato ed è, allo stato, consigliere comunale del Partito democratico.
All’epoca dei fatti l’amministratore della Esa sosteneva il candidato sindaco Antonio Iannello che ottenne anche la benedizione politica di Vincenzo De Luca ma che uscì sconfitto dalle urne che premiarono, invece, Manlio Torquato, attuale sindaco di Nocera Inferiore.
Qualche mese dopo è la Esa, ed in particolare Armando Esposito, a voler agganciare Buonaiuto, su indicazione del dottor Ingegno, funzionario dell’Unicredit Factoring.
(andpell)

13/02/2016

Brogli primarie, Esposito e Mastursi: “200 schede false per Bonavitacola”

di Andrea Pellegrino

Duecentocinquanta voti per Fulvio Bonavitacola a Nocera Inferiore. Garantisce Nello Mastursi. Gli intrecci tra politica ed imprenditoria, fulcro dell’inchiesta della Procura della Repubblica sulla variante in corso d’opera per Piazza della Libertà, emergono dalle corpose intercettazioni che vedono protagonisti ancora gli Esposito, Nello Mastursi – il dimissionario capo della segreteria politica del governatore della Campania, oggi coinvolto nell’inchiesta di Roma sulle pressioni effettuate su Vincenzo De Luca per l’ottenimento di un incarico in una struttura sanitaria regionale da parte dell’avvocato Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, relatore dell’udienza riguardante l’applicazione della Legge Severino al presidente della Regione – e, indirettamente, Fulvio Bonavitacola.
Siamo alla fine del 2012, è il 29 dicembre: quel giorno e quello successivo sono quelli indicati per lo svolgimento delle Parlamentarie del Pd, ovvero le primarie per stabilire le candidature romane.
Alle ore 19:35 Enrico Esposito chiama Nello Mastursi, all’epoca coordinatore provinciale delle operazioni di voto delle “primarie”, e, asserendo di ritenersi in grado di assicurare l’attribuzione di 250 preferenze in favore di Fulvio Bonavitacola, lo informa anche delle illecite intenzioni manifestate da Vincenzo Petrosino, ex vicesindaco di Nocera Inferiore e, così come Bonavitacola, in corsa per garantirsi un seggio in Parlamento, pronto a dare il via ai brogli elettorali. Il piano è chiaro: alterare circa 700 schede, garantendo a Bonavitacola il nome su almeno 200 di esse. Constatata una certa “apertura” di Mastursi alla definizione e alla realizzazione dei brogli prospettati da Petrosino, “Esposito – sottolinea la Procura – affermava di aver verificato la possibilità di alterare 700 schede e di aver rappresentato a quest’ultimo di poter aderire all’accordo solo se si fosse proceduto ad apporre il nominativo di Bonavitacola su 200 delle 700 schede disponibili”.
La replica di Mastursi era netta e perentoria e ovviamente favorevole al quadro prospettato. Anzi, il coordinatore delle Parlamentarie in provincia di Salerno, rilancia alla proposta di Esposito e chiede che a Fulvio Bonavitacola venga garantito un numero di voti superiore. Al telefono Nello Mastursi suggerisce: «Enrico…dici così: “Ho parlato con Nello. Va bene ma dobbiamo far salire a Fulvio, punto”. Non esiste…non dobbiamo discutere proprio perché se no Nello pone la questione sul seggio di Nocera, punto.” In questo momento è battaglia ferma”».
Dopo poco Esposito racconta a Iannello quanto stabilito con Mastursi, poi contatta Petrosino: «Gli ho detto che facciamo 30 e 70 e mettiamo dentro 500 tue e 200 mie, però lui ha detto “Enrì. deve salire Fulvio, dobbiamo fare metà e metà».
Il giorno delle primarie, Esposito ordina dunque di “imbucare” 300 schede per Petrosino e 300 per Bonavitacola. Dopo un lungo dibattito scaturito dall’impossibilità di schede a disposizione, Esposito decide  di redigerne 300 per Petrosino e 200 per Bonavitacola. In nottata è sempre Esposito a comunicare il dato a Bonavitacola, per poi commentare quanto accaduto con Antonio Iannello. Quest’ultimo dice: «Enrì, al di là di tutto, abbiamo fatto una figura di merda perché in tutto questo quel coglione di Enzo che non voglio perdere niente, non voglio perdere niente…io ho fatto un conto…le preferenze degli uomini sono 120 in più rispetto al totale dei votanti, hai capito? eh! se qualcuno va a prendere il verbale se ne accorge…se somma le preferenze degli uomini sono 120 in più rispetto ai 1.800 votanti, capito? che casino abbiamo fatto come gli scemi…ho sentito a Nello «Nè, vediamo di cambiare questi verbali, facciamo Vincenzo invece di 1.500».

Per la Procura, Bonavitacola aveva un ruolo centrale nei rapporti tra i fratelli Esposito e il Comune. «Serve un suo ordine per far pagare»
Spunta anche il nome di Fulvio Bonavitacola, ex deputato del Partito Democratico e attuale vice governatore della Campania, nella carte della Procura sull’inchiesta per la variante in corso d’opera per i lavori di Piazza della Libertà. Bonavitacola, secondo la Procura, assume un ruolo centrale nei rapporti fra i fratelli Esposito (Esa Costruzioni) ed il Comune di Salerno. Tra l’altro, l’ex deputato è uomo di fiducia dell’ex sindaco Vincenzo De Luca, tant’è che oggi ricopre l’incarico di vice governatore.
Dalle carte emeerge una ricca corrispondenza tra Enrico Esposito e Fulvio Bonavitacola. Con un sms del 20 dicembre 2012, Enrico Esposito ricorda a Bonavitacola di pianificare un incontro da tenersi a Salern, a cui avrebbe dovuto partecipare anche l’altro fratello Esposito, Armando, per mantenere il programma. Bonavitacola risponde: “Domani mattina sono a Salerno per torturare Adolfo Salsano e mi tratterrò un po’. Vediamo di fare quell’incontro con Armando e di mantenere quel programma”.
Con un successivo sms Bonavitacola chiarisce che per quell’approfondimento attinente al programma, sarebbe stato necessario attendere un documento che Ragusa (Rup Piazza della Libertà) avrebbe dovuto produrre.  Bonavitacola si interessa concretamente al caso Esa al punto che partecipa a un incontro al Comune. Terminato l’incontro Enrico Esposito informa il fratello: “Fatto quello che dovevo fare” e che quindi il mandato di pagamento a loro favore era stato avviato alla liquidazione. Esposito si rivolge a Bonavitacola anche dopo il sequestro della Piazza da parte dell’Autorità Giudiziaria e gli chiede di approfondire alcuni aspetti giudiziari della vicenda.
Spicca anche una telefonata che Enrico Esposito fa a suo fratello Armando per informarlo di aver parlato, pochi istanti prima, con  Adolfo Salsano che gli aveva assicurato di essere pronto a liquidare “il milione promesso”, ma che avrebbe dovuto attendere l’ordine di Bonavitacola per dare avvio alla procedura di pagamento: “Però aspetta che Fulvio glielo dice «perché stiamo stretti, si devono rendere conto, ma a Vincenzo (sindaco) devi dire la verità, all’amministrazione dovete dire la verità perché il programma…» Armà, questo milione è indispensabile per dare sicurezza alle banche, ma dopo il lavoro va avanti così come puoi pagare, Adò tu ci dici posso fare 1 milione ogni due mesi e io ti dico che posso fare 1 milione e 50 mila euro di lavori ogni due mesi, questo è tutto, perciò, ma senza questo milione io non posso fare neanche un programma perché la cosa è complicata…”.
(andpell)

Piazza della Libertà, Tonino Scala insinua ombre sugli uomini di De Luca e striglia grillini e centrodestra per la scarsa opposizione in Consiglio regionale
«Perché i cinque stelle ed il centrodestra non dicono nulla?». L’interrogativo è di Tonino Scala, coordinatore regionale di Sel in merito all’inchiesta su Piazza della Libertà dice: «Quella delle intercettazioni che riguardano il capo della segreteria tecnica di Vincenzo De Luca è una vicenda che definire delicata può sembrare un eufemismo. Si racconta, nell’ambito dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera per la realizzazione di Piazza della Libertà a Salerno, di un viaggio dell’assessore al bilancio Alfonso Buonaiuto, attuale capo della segreteria del presidente, pagato dall’imprenditore che stava realizzando l’opera a Santa Teresa». «Sel – prosegue il segretario regionale –  non è presente il Consiglio regionale per aver scelto un percorso difficile e tortuoso non sostenendo il centrosinistra alle ultime elezioni e subendo una sonora sconfitta. Non sempre quando si perde si ha torto. Ciononostante le opposizioni in Consiglio regionale continuano con un silenzio assordante. Possibile che in Cinque Stelle oggi inondino le agenzie di stampa sulle questioni più assurde e non abbiano letto i giornali? Possibile che il centrodestra preso da un incontro con lo stesso presidente su “l’equilibrio generazionale” che ha portato al ritiro di 5mila emendamenti su una modifica statutaria che cancella di fatto il Consiglio regionale e le opposizioni non abbia, come i cinque stelle, letto i giornali? Sel non presente nelle aule del parlamentino regionale fa appello alle opposizioni tutte su questioni che meritano un sindacato ispettivo non timoroso. Sel non è per la via giudiziaria al socialismo ma le opposizioni hanno il diritto dovere di chiedere al presidente di fare chiarezza su una questione a tinte poco chiare».
Ad intervenire sulla vicenda è anche Gaetano Amatruda, candidato sindaco del centrodestra che dice: «A Salerno le coraggiose e puntuali inchieste giornalistiche raccontano scenari inquietanti. È assordante – prosegue Amatruda – il silenzio della politica, e’imbarazzante il silenzio della macchina di potere che da venti anni blocca Salerno. Non darò mai spazio al giustizialismo ma anche restando fedeli ai principi garantisti si può invocare un deciso e netto cambio di passo. Tutti a casa questi Signori. Vincenzo De Luca di fatto non c’è più e non si  capisce perché si deve continuare con un sistema feudale». Infine, Roberto Celano, consigliere comunale che rincara: «Ancora intercettazioni su piazza della Libertà. Chi è libero di “pensare”, potrà fare le proprie considerazioni e farsi un’opinione di oltre 20 anni di finto progressismo».
(andpell)

14/02/2016

De Luca al telefono con il Prefetto: «Non sono incompatibile. Resto sindaco»

di Marta Naddei

Non poteva “permettere” che la sua nomina romana compromettesse il prosieguo dell’iter di realizzazione di Piazza della Libertà. Per questo, rassicurava Gerarda Maria Pantalone, all’epoca prefetto di Salerno prima del trasferimento a Napoli, in merito alla sua ferma intenzione di restare sindaco nonostante il conferimento dell’incarico di viceministro. Ma, a quanto pare e in base a quanto emerge dalle intercettazioni finite nei numerosi faldoni a disposizione della Procura della Repubblica di Salerno, Vincenzo De Luca sapeva benissimo che le sue due poltrone, quella salernitana di primo cittadino e quella romana di sottosegretario di Stato, non avrebbero potuto coesistere.
Lo sapeva nonostante più volte – anche pubblicamente e per replicare a coloro (il Movimento Cinque Stelle) che avevano proposto il ricorso al Tribunale civile proprio in merito all’incompatibilità di Vincenzo De Luca a seguito della nomina all’interno dell’esecutivo nazionale guidato da Enrico Letta – avesse ribadito che, alla luce del mancato perfezionamento dell’incarico di viceministro (di fatto per oltre un anno non ricevette deleghe, rimanendo “semplice” sottosegretario), l’incompatibilità fosse insussistente. Tesi, questa, portata anche in tribunale dai suoi avvocati nel corso delle varie udienze.
Ma fin dal principio, ovvero dal giorno della nomina, De Luca manifestò la ferma volontà di trasformarsi in “Giano bifronte”. A testimonianza di ciò, ci sono, appunto, le intercettazioni relative proprio a quel periodo. E’ il 2 maggio 2013 e alle 22.55 De Luca apprende telefonicamente dal figlio la nomina a viceministro delle Infrastrutture e trasporti conferitagli dal Governo. Mostrandosi moderatamente soddisfatto, l’allora sindaco commenta: «Vediamo! Se non ci rompono il c**** chiudiamo per la metropolitana e l’aeroporto». Nel corposo documento del Nucleo di polizia tributaria giunto poi sulle scrivanie dei pubblici ministeri Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti, si sottolinea come, sempre nell’ambito della ferma volontà di De Luca di condurre in porto l’operazione Piazza della Libertà, «il primo pensiero di Vincenzo De Luca da vice ministro alle Infrastrutture e trasporti è rivolto alla conclusione delle opere pubbliche salernitane da lui promosse e fortemente volute».
Alle 23.18 è il prefetto Gerarda Maria Pantalone a chiamare De Luca per congratularsi per la nomina a viceministro. Una telefonata nel corso della quale – si legge negli atti – «il prefetto coglie l’occasione per chiedere a De Luca se fosse sua intenzione dimettersi dalla carica di sindaco di Salerno. De Luca, risoluto e fermo nella sua decisione, rassicura la sua interlocutrice sul mantenimento dell’incarico di sindaco e lascia intendere che il suo primo pensiero è rivolto al completamento di Piazza della Libertà: “c’è compatibilità, c’è compatibilità tra le due cose… devo chiudere, devo chiudere la piazza, il porto, l’aeroporto, la metropolitana. Ci chiudiamo almeno un po’ di cose nostre”» – diceva De Luca al Prefetto.
Ma, fanno notare gli inquirenti, «contrariamente a quanto riferito al Prefetto, quello della compatibilità tra le due cariche è sicuramente motivo di apprensione per De Luca. Un assunto che «scaturisce dall’analisi di un sms inviatogli dall’onorevole Bonavitacola alle ore 8.29 del 3 maggio, il contenuto del quale evidenzierebbe la sussistenza di tratti di incompatibilità che sia De Luca sia Bonavitacola – si specifica ancora nelle carte – intenderebbero sottacere o rinviare a valutazioni future: “Ho letto meglio la normativa. Con uno degli ultimi decreti legge di Berlusconi – scrive nel suo messaggio Fulvio Bonavitacola – hanno esteso l’incompatibilità anche fra cariche monocratiche elettive e incarichi di governo. Una rottura di p**** che non ci voleva. Comunque, l’incompatibilità deve essere contestata e poi dichiarata in Consiglio comunale. Un po’ di mesi si può traccheggiare ma purtroppo il problema esiste».

Quando Argentino trasferì un dipendente e scatenò l’ira di Vincenzo De Luca: «O ferma tutto o se ne va»

di Marta Naddei

L’ira di Vincenzo De Luca su Fernando Argentino. Un trasferimento di un dipendente da una società ad un’altra: potrebbe esserci proprio questo alla base dell’incrinarsi del precedentemente solido rapporto tra l’ex sindaco di Salerno e l’allora amministratore delegato di Salerno Energia holding Fernando Argentino, reo di aver preso un’iniziativa – relativa alla gestione delle risorse umane della società di cui era a capo – che proprio non era andata giù all’allora primo cittadino.
Era il 2013, infatti, quando in un lasso di tempo brevissimo – dopo un prolifico e lungo periodo di presidenza – si decise per un cambiamento del vertice della mega partecipata del Comune di Salerno (dal fatturato di 60 milioni di euro). Una scelta lampo che lasciò spazio a numerosi interrogativi e dubbi mai fugati: l’unico dato di fatto è che dal luglio del 2013 Argentino fu “costretto” a cedere il passo all’ingegnere Antonio Ferraro.
Quello che non è mai venuto a galla è stato il motivo reale per il quale, in pochissime settimane, Argentino fu di fatto messo alla porta.
A tal proposito, vengono in soccorso – al fine di provare a far chiarezza – le intercettazioni raccolte dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera per Piazza della Libertà che ha portato alla notifica di 26 avvisi di garanzia. I colloqui tra Vincenzo De Luca e il suo fidato braccio destro in Comune, Felice Marotta, sono sintomatici – secondo i pm – «dell’operato del primo cittadino in occasione di problematiche inerenti la gestione della “cosa pubblica”». Insomma, il grande peso che l’allora sindaco aveva in tutte le decisioni, dalla più piccola alla più significativa, riguardanti l’apparato amministrativo e tutti coloro che rientravano in quell’orbita.
Sabato 9 marzo, il sindaco De Luca chiama Marotta riferendogli di aver provato a contattare Argentino e lo invita a fare lo stesso «a nome mio» per verificare se di recente fosse stato disposto il trasferimento del fratello di uno dei dirigenti comunali da una società all’altra. «De Luca – si legge negli atti del nucleo di polizia tributaria – con tono perentorio, precisa che nel caso in cui il trasferimento sia stato disposto bisognerà immediatamente ripristinare lo stato delle cose altrimenti “domani mattina mi devono portare le dimissioni di Argentino e chi l’ha fatto! Subito… diteglielo in questi termini”». In sostanza, il dipendente in questione è stato assunto dalla Salerno sistemi ed è stato distaccato alla “Salerno Sinergia” al fine di occuparsi di riparazioni di caldaie. La spiegazione fornita da Marotta proprio non piacque a Vincenzo De Luca: «Non si deve muovere da Salerno Sistemi». Ma nonostante le rassicurazioni ottenute per interposta persona, l’ex primo cittadino è irremovibile tanto da chiedere che il trasferimento alla Salerno Sistemi «deve essere necessariamente formalizzato e non basato su un tacito accordo». Il primo cittadino – si legge ancora nelle carte – «è rammaricato dell’accaduto perché il trasferimento disposto da Argentino, riguardante il fratello del direttore di un’altra partecipata, può provocare una serie di effetti spiacevoli».
Tutto questo accadeva nella giornata del 9 marzo. Le dimissioni non ci furono ma il 30 giugno dello stesso anno, Argentino visse il suo ultimo giorno da numero uno di Salerno Energia Holding prima che, il giorno successivo, l’assemblea ratificasse la nomina di Antonio Ferraro.

Anche l’ex super presidente ospite alla “Pineta”: tutto spesato dalla Sig“
La pineta” di Acciaroli punto di riferimento di amministratori comunali e di presidenti di partecipate. Non fu, infatti, il solo assessore al bilancio del Comune di Salerno, Alfonso Buonaiuto a beneficiare del “trattamento di favore da parte del management della struttura ricettiva cilentana di proprietà di uno dei fratelli Esposito (nello specifico, Luigi). A vedersi fatturato a nome della Società italiana giochi di Nocera Inferiore il soggiorno presso l’albergo fu anche l’allora presidente della Salerno Energia Holding Fernando Argentino che pure decise di trascorrere qualche momento in riva al mare di Acciaroli. Una circostanza, questa, che secondo i pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti avvalorano la tesi dell’intreccio, piuttosto forte, tra politica ed imprenditoria. I pm, infatti, scrivono: «Altre contiguità politiche di Esposito si rilevano dai contatti telefonici con Alfonso Buonaiuto, assessore al bilancio del Comune di Salrno, per il quale presta interessamento e mediazione per la disponibilità di un soggiorno turistico per la sua famiglia, ma il costo è a spesa della società Sig (società facente parte del gruppo Esa), per la quale Enrico Esposito, avrebbe fatto il bonifico e la fattura (eguale interessamento presta l’Esposito per Fernando Argentino, amministratore delegato della Salerno energia holding spa, impegnando parimenti la fatturazione della Sig: il tema delle fatturazioni e di interessi privati si interseca, quindi, con quello dell’affare politico-imprenditoriale». L’entrata in scena di Argentino avviene nel corso di una telefonata tra Enrico Esposito e la segretaria dell’albergo; un colloquio avente ad oggetto sì il soggiorno di Buonaiuto ma anche il “favore” ad Argentino: «Dimmi una cosa – incalza nel corso della telefonata Esposito – Alfonso Buonaiuto ha fatto quella settimana?», alla risposta positiva della segretaria che gli comunica che l’assessore si è assunto solo l’onere di pagare gli extra e di aver mandato le fatture alla Sig, Esposito controbatte: «Brava, brava. Alla signora ****** manda anche quella quotazione di quell’ombrellone».
(man)

15/02/2016

La denuncia degli ex operai: «Gravi errori nell’esecuzione»

di Andrea Pellegrino

Il 13 febbraio 2013 sono gli ex operai del cantiere a denunciare quanto accaduto durante i lavori di realizzazione di Piazza della Libertà.
Il documento è allegato agli atti dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera a cura dei pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti. Gli ex dipendenti si rivolgono al sindaco Vincenzo De Luca, al responsabile unico del procedimento Antonio Ragusa, alla Lotti & Associati e al consorzio Tekton, segnalando una serie di anomalie riscontrate nel corso dei lavori.
Tra queste, anche le scarse condizioni igienico-sanitarie – tra l’atro già denunciate all’Ispettorato del lavoro – del cantiere di Santa Teresa. Ma l’attenzione è soprattutto verso il cedimento dei piloni del settore 2 che, di fatto, provocò il sequestro dell’area e l’avvio di una prima inchiesta che oggi vede a processo tecnici comunali e tecnici e amministratori della Esa.
«E’ inutile che ci si giri intorno – si legge nel documento dei lavoratori – la colpa, come si può tranquillamente evincere dalle foto, è solo della cattiva esecuzione dell’opera». Poi, gli ex dipendenti focalizzano l’attenzione anche sulla variante. Tecnicamente, spiegano, «il costo della demolizione del calcestruzzo, inserito nella perizia, è notevolmente gonfiato rispetto a quello reale. Nelle fondazioni dei settori 8 e 9, come del resto poi lo sarà anche del 5, 6 e 7, sono stati posati e saranno posati solo i profili Dry-tech ma non le iniezioni. Pertanto, il 50% viene pagato senza essere realizzato». Ancora – dicono – «molto del materiale smaltito è rimasto tranquillamente in cantiere e sta servendo alla realizzazione della strada di contorno del Crescent. Molti provini sui calcestruzzi sono stati manomessi; molto materiale utilizzato per il riempimento proviene dagli scavi dei settori o da altri cantieri».
Per quanto riguarda ancora il cedimento del solaio di Piazza della Libertà, gli ex operai incalzano: «Si evincono infiltrazioni d’acqua dappertutto, con lesioni su tutte le pareti. Gli smaltimenti delle acque della piazza hanno pendenze sbagliate».

«Portami 400 euro in monete da 2 euro»

di Andrea Pellegrino

Tutti sapevano di quel che stava accadendo durante le primarie parlamentarie del Pd di fine 2012. Soprattutto a Nocera Inferiore, dove dalle intercettazioni raccolte durante l’inchiesta sulla variante in corso d’opera dei lavori di Piazza della Libertà, emerge il coinvolgimento della segreteria provinciale democrat, e nel caso specifico di Nello Mastursi e dei vertici cittadini del Pd nocerino.
Compreso Antonio Iannello, già candidato sindaco di Nocera Inferiore, in stretto contatto con Enrico Esposito, amministratore della Esa costruzioni, finito al centro di varie inchieste salernitane, Piazza della Libertà compresa. Iannello, infatti, si interessa anche delle vicende salernitane e strettamente collegate a Piazza della Libertà ed alla Esa Costruzioni. Ma gioca un ruolo rilevante anche durante le famose primarie parlamentarie che, fin dal giorno successivo ai risultati, furono al centro di aspre polemiche ed anche di ricorsi presentate dall’allora senatore uscente Alfonso Andria.
A Nocera Inferiore, si concorda che debbano uscire voti per Fulvio Bonavitacola, il deputato uscente, oggi vicegovernatore della Campania, che si è speso nel corso del tempo a favore della “causa Esa” a Palazzo di Città. Da Salerno pochi giorni prima del 29 dicembre arriva l’ordine di scuderia: Bonavitacola – Lamberti alle primarie per la scelta dei candidati al parlamento.
I contatti sono serrati anche con la controparte. Al punto che anche Vincenzo Petrosino, altro candidato alle primarie, entra in partita. Alla vigilia del voto, è Massimo Petrosino, all’epoca consigliere comunale di Nocera Inferiore, cugino del candidato, a concordare un piano con Enrico Esposito. «Insacchiamo 150 a Fulvio, il resto non prende niente nessuno, prende secondo me 50, 60 voti Alfonso Andria, Valiante sta andando facendo elemosina con tutti quanti e non prende nemmeno il c..»
In un primo momento Iannello ed Esposito vogliono rifiutare la proposta. Soprattutto Iannello. Ma il giorno delle elezioni lo scenario cambia nuovamente ed Enrico Esposito si fa arrivare direttamente 400 euro, in tagli da 2 euro da un suo collaboratore. Alle 19,15 dello stesso giorno s’accerta che le schede fossero state compilate a favore di Bonavitacola e Lamberti. Per le restanti dispone l’accoppiata «Petrosino, Fusco».
Poco dopo Esposito comunica il tutto a Mastursi che chiede di rincarare la dose: «Se si tratta di un po’ di più è meglio! Sopra a Fulvio, tanto non è concorrente (di Petrosino, ndr)».
Riparte nuovamente l’ordine di imbucare le schede, d’intesa con Petrosino. Solo che al seggio mancano materialmente le schede per votare. Così non resta che accontentarsi di ciò che c’è. L’indomani, però, a scrutino chiuso non c’è corrispondenza tra votanti e schede che escono dall’urna:  a fronte di 1.200 elettori giunti al voto (come risulta dalle firme apposte sui registri) erano state redatte e introdotte nell’urna 1.800 schede,
Iannello preoccupato contatta Esposito: «se qualcuno va a prendere il verbale se ne accorge…se somma le preferenze degli uomini sono 120 in più rispetto ai 1.800 votanti, capito? che casino abbiamo fatto come gli scemi. Ho sentito a Nello “Nè, vediamo di cambiare questi verbali”».

Nello Mastursi: «Fermiamo Paolo». Esposito: «Se vince Bersani, Enzo ministro»
«Si deve bloccare Russomando. Non ci deve rompere il c****». Mastursi prima delle primarie parlamentarie contatta Esposito per la competizione tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. Lo invita per una riunione che si terrà – “alla presenza di Enzo” in Federazione. La telefonata è del 12 ottobre 2012. L’ordine di scuderia è fermare Renzi e sostenere Bersani.
Il 14 ottobre l’attuale premier e segretario del Pd è a Salerno ed i due Esposito (Enrico ed Armando) commentano la convention. «Armando c’era più gente di Bersani», dice Enrico: «Non c’era nessun politico tranne Paolo. Ma è stata una guerra atomica».. «De Luca per questo ci ha chiamato lunadi sera, perché si è reso conto».
In un’altra conversazione Enrico Esposito ribadisce il suo sostegno a Bersani. «Sabato dobbiamo fare le iscrizioni, dobbiamo fare la campagna elettorale per Bersani che deve fare il Presidente del Consiglio, che De Luca va a fare il Ministro (. ..)Hai capito? De Luca va a fare il Ministro e ci mettiamo quieto».
(andpell)

Terremoto nel Pd, dubbi anche sulle consultazioni dell’anno scorso
Esposito, Iannello e Petrosino finisco nel mirino della segreteria



di Gianfranco Pecoraro

“Una tranvata”. Diversi commenti ma tutti univoci nel Pd, sconvolto dopo la pubblicazione della “affaire Parlamentarie 2012”, con le 200 schede che sarebbero state votate, imbrogliando, a favore di Fulvio Bonavitacola nel seggio allestito alla Galleria Maiorino a Nocera Inferiore. Una brutta storia per il partito nocerino, portata alla luce da Le Cronache, e che sta scuotendo  il Pd nocerino (e non solo). Una storia dalla quale emergono tre nomi di peso della partito della città capofila dell’Agro e che sono stati gli assi per vincere il congresso locale: Vincenzo Petrosino e i consiglieri comunali Enrico Esposito e Antonio Iannello. A l termine dello spoglio delle schede per l’elezione della segreteria di Nocera Inferiore, a marzo dello scorso anno,  con 355 voti, pari al 56,5% dei votanti, Alfonso Oliva vinse  la sfida con Dina Pagano di “#CambiaMenti” (213 voti-34%) e Luca Forni per “Il partito che ci piace” (56 voti-9%). Alla mozione “Insieme per…”, quella vincente, andarono 34 componenti del direttivo sui 60 totali, a #CambiaMenti 21 e cinque a “Il partito che ci piace”.  Il gruppone di “Insieme Per” con le sue 400 e più tessere, è sostenuto da Vincenzo Petrosino, ex vicesindaco e  portavoce del partito, dai consiglieri comunali Massimo Petrosino (cugino di Vincenzo), Enrico Esposito e Antonio Iannello (i tre avrebbero influenzato 250 tesserati), anche da alcuni fedelissimi dell’ex sindaco Antonio Romano e dell’ex assessore Rosario Cozzolino (al duo Cozzolino-Romano, si riferirebbero una settantina di iscritti), oltre che da una serie di esponenti storici del Pd. Ecco perché di tanto fermento nel Pd locale dopo la pubblicazioni delle intercettazioni.
In queste ore, in discussione, politica, da quanto emerso dalle intercettazioni delle indagini su Piazza della Libertà sono di fatto messi proprio Vincenzo Petrosino, Esposito e Iannello. Non che il Pd sia estremamente severo sulle questioni morali, visto che non sembra ci siano state posizioni forti contro Esposito, coinvolto nelle vicissitudini della sua società, la Esa costruzioni, colpita da interdittiva antimafia. Ma questa vicenda delle Parlamentarie getta una luce sinistra sulle consultazioni del partito in città ed è stata mal digerita dagli stessi militanti.
E’ vero anche che Iannello ed Esposito avevano assunto, negli scorsi mesi, una posizione particolare nel partito, dopo aver subito l’alleanza del Pd con il sindaco Manlio Torquato, imposta perlopiù dai vertici salernitani del partito, dopo anni di battaglia in aula. Cosa accadrà ora? C’è qualcuno che metterà in discussione anche l’esito delle elezioni a segretario locale?  Oliva si dimetterà? E quanti rinnoveranno la tessera?

16/02/2016

«Dici a Petrosino che bisogna tirare di più su Fulvio»

di Andrea Pellegrino

Il rapporto tra i rappresentanti nocerini e la segreteria provinciale è fitto. Nel giorno delle primarie per la scelta dei candidati al Parlamento è Nello Mastursi a coordinare i lavori da via Manzo. Ed è a lui, recentemente costretto alle dimissioni dalla carica di capostaff del presidente De Luca dopo una inchiesta romana, che si rivolge Enrico Esposito (Esa Costruzioni). I fatti sono dettagliati nell’inchiesta sulla variante in corso d’opera dei lavori per la realizzazione di Piazza della Libertà, affidati appunto alla Esa Costruzioni dei fratelli Esposito. Le intercettazioni sono inequivocabili, così come raccontato nei giorni scorsi su queste colonne.
Nel giorno delle primarie Enrico Esposito, dopo aver organizzato tutto, si rivolge a Nello Mastursi. Da mandare in porto ci sono 200 schede da affidare alla coppia Bonavitacola – Lamberti. Ma durante le votazioni qualcosa sta andando storto. Il candidato locale Vincenzo Petrosino vuole preferenze solo per lui. Così Enrico Esposito, dopo un resoconto con Antonio Iannello si rivolge a Nello Mastursi: «Mi ha chiamato Antonio (Iannello, ndr) un po’ allarmato». Esposito confessa: «Ci sta un po’ di …di animosità da parte di  di Vincenzo (Petrosino, ndr) che già ha imbustato 70…80 … 100 schede se non qualcosa in più…proprio sotto agli occhi!». Poi Enrico Esposito svela il meccanismo: «il 30% che vanno a votare veramente. Tenevo 500 elettori alle 14:00 e stavano 150 persone …allora mi devo portare lo media pure su quelli che vuoi imbustare. Tu già hai chiavato 100 voti dentro …». Così Mastursi consiglia: «Enrico…dici così: “Ho parlato con Nello. Va bene ma dobbiamo far salire a Fulvio, punto”. Non esiste…non dobbiamo discutere proprio perché se no Nello pone la questione sul seggio di Nocera, punto”. In questo momento è battaglia ferma”». Da qui l’ordine lanciato da Esposito al seggio di imbucare 200 schede per Bonavitacola.

Esposito si autosospende dal Pd. Trotta, De Maio e Tafuro: «Lo facciano tutti i coinvolti»

di Gianfranco Pecoraro

Enrico Esposito in procinto di lasciare il Partito democratico e pronto ad aderire al Gruppo misto in Consiglio comunale. Potrebbe essere questo uno dei primi effetti degli articoli pubblicati da Le Cronache sui brogli durante le parlamentarie del 2012 a Nocera Inferiore e che vedono coinvolti anche Esposito, i suoi colleghi consiglieri comunali Antonio Iannello e Massimo Petrosino e l’ex vicesindaco della città Vincenzo Petrosino.
A chiedere le loro dimissioni da ogni incarico di partito, in verità, erano stati alcuni militanti de Pd nocerino e soprattutto tre consiglieri comunali che da poche settimane hanno aderito ai Democrat, gli avvocati Gianfranco Trotta e Paolo De Maio, e il presidente del Consiglio comunale Guido Tafuro. I tre esponenti del Pd in una nota avevano scritto: «Pur essendo garantisti, in quanto si tratta di indagini in corso e le responsabilità debbono essere accertate nelle sedi opportune, è evidente che la vicenda apparsa sugli organi di stampa, che vede coinvolti consiglieri comunali di partito, pone un problema di opportunità anche politica. A nostro avviso costituirebbe un gesto di responsabilità politica sia sospendersi dal partito democratico, unitamente agli altri tesserati coinvolti, che rassegnare le dimissioni dalla carica di consigliere comunale. Riteniamo occorra essere netti sul modo di fare che deve contraddistinguere l’operato di chi si propone democraticamente nel partito e si impegna quotidianamente per la propria città».
In pratica, Esposito avrebbe anticipato la stessa richiesta dei suoi colleghi di scranno nelle assise cittadine. Il terremoto scatenato dalle scosse generate da Le Cronache non sembra esaurito.
Lo sciame sismico potrebbe coinvolgere anche Antonio Iannello e Vincenzo Petrosino, determinando così uno stravolgimento degli equilibri politici in seno ai democratici nocerini il cui nucleo consiliare sarebbe rappresentato per la maggior parte da consiglieri subentrati successivamente nel gruppo del Pd e di sicura “fede” del sindaco Manlio Torquato, che in pratica metterebbe più che un piede in casa degli ex suoi competitor, in vista anche delle amministrative del 2017.
Un sisma che potrebbe “sfrattare” anche molti iscritti storici del partito che già avevano mal digerito l’accordo con il sindaco dal passato in Alleanza nazionale, pur se molti di loro lo avevano votato al ballottaggio che gli permise l’elezione a primo cittadino di Nocera Inferiore.Il partito democratico nocerino chiede le dimissioni«E’ una vicenda incresciosa». Così laconicamente Vincenzo Stile, membro dell’Assemblea nazionale del Pd, commenta quanto accaduto durante le parlamentarie 2012 a Nocera Inferiore con i presunti brogli che coinvolgerebbero Vincenzo Petrosino e i consiglieri comunali Antonio Iannello ed Enrico Esposito. Poche parole quelle dette da Stile, tra le uniche che fanno breccia nel muro di silenzio e di sconcerto che ha pervaso molti iscritti del Partito democratico dopo la pubblicazione delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta su Piazza della Libertà. Stile insieme a Giacomo Apicella, Alfonso Boffardi, Ettore Verrillo, Emiddio Siani, Paolo Donnarumma, Dina Pagano, Cristina Oliveto, Salvatore Forte, Vincenzo Stile, Renato Guerritore, Ilaria Granito, Nicola Maisto, Martino Coppola, Giovanni Attianese, Giancarlo Di Serio, Domenico Siniscalchi, Luciana Mandarino, Veronica Stile, Felice Ianniello, Raffaele Citarella, Luca Forni, Stefano De Prisco, Pina Scannapieco, hanno sottoscritto il seguente documento: «Le vicende riportate dagli organi di stampa che hanno coinvolto alcuni iscritti del Circolo Pd di Nocera Inferiore, ci lasciano sgomenti e ci impongono una seria riflessione. Negli ultimi anni, avevamo denunciato più volte il settarismo e l’autoreferenzialità che stavano connotando il circolo cittadino del Pd, consapevoli che la scarsa condivisione e la mancata partecipazione avrebbero potuto esporre a pericoli. La gravità di quanto emerso negli ultimi giorni, pur nell’assoluto rispetto delle persone coinvolte, rende inevitabile che i dirigenti coinvolti rassegnino le loro dimissioni dagli incarichi istituzionali e di partito. Tutto ciò, rende necessaria un’assemblea straordinaria, unico percorso possibile per salvaguardare il patrimonio umano e di valori da cui con passione e dedizione bisogna ripartire». Tra i firmatari del documento ci sono i candidati alla segreteria Pagano e Forni, rispettivamente rappresentanti di #Cambiamenti e de “Il partito che ci piace” oltre a Felice Ianniello, candidato sindaco del Pd. A questo punto potrebbe crearsi un nuovo asse all’interno del Pd che porterebbe in primo piano le due mozioni sconfitte al congresso del marzo dello scorso anno, semmai con un asse con i tre neoconsiglieri comunali (Gianfranco Trotta, Paolo De Maio e Guido Tafuro), creando le condizioni di un nuovo equilibrio che potrebbe travolgere Alfonso Oliva, attuale segretario del circolo Pd eletto dalla mozione “Insieme per” che contava su 400 tesserati, gran parte dei quali “influenzati” da Petrosino, Esposito e Iannello.

De Luca: «Sto vendendo aree. Sensibilizza i napoletani»

di Andrea Pellegrino

Cerca di incassare soldi per il Comune e così Vincenzo De Luca, nel mentre coordina dal suo balcone e dal telefono i lavori per Piazza della Libertà, cerca di piazzare anche la vendita delle aree pubbliche della città.
Quelle, per intenderci, bloccate dal Tar – dopo i ricorsi dei cittadini – ma che continuano ad essere iscritte in bilancio. Dunque, compreso il parcheggio di piazza Mazzini, che avrebbe dovuto ospitare un mega palazzo vista piazza della Concordia, quindi vista mare.
Così tra una scelta di una fioriera per la realizzanda Piazza della Libertà e una modifica progettuale, l’ex sindaco Vincenzo De Luca trova il tempo per vendere qualche area pubblica cittadina a qualche imprenditore napoletano. Dalle carte dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera dei lavori di Piazza della Libertà emerge anche questo. De Luca fa telefonare ad un certo Tuccillo. Alla sua segretaria precisa: «Non quello del partito (il sindaco di Afragola e dirigente del Pd, ndr) ma il fratello commercialista». La telefonata parte e dall’altra parte risponde Antonio Tuccillo. Si tratta, secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, di un commercialista, finito al centro di una inchiesta nel 2005 a Caserta per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
I due si conoscono da tempo – almeno secondo le informative contenute negli atti dell’inchiesta – e dopo un breve preambolo, De Luca espone il suo progetto: «Il Comune di Salerno pubblicherà un bando per la vendita, attraverso un’asta pubblica, di due aree, con relativi diritti edificatori». Si tratta di una operazione di “grandissimo interesse” perché, spiega De Luca, «una delle due zone in questione è adiacente a Piazza della Concordia mentre l’altra è situata nei pressi di via Vinciprova». Tuccillo esclama:  «Molto bene!» e l’ex sindaco rincara arricchendo i dettagli dell’offerta: «Nell’area ubicata di fronte al lungomare è possibile realizzare 120-130 appartamenti “…di un valore enorme …”».
Ancora, De Luca precisa che, sulla base del Piano Regolatore, in quelle aree è prevista edilizia privata e così chiede a Tuccillo di «…sensibilizzare investitori dell’area napoletana…». L’interlocutore risponde: « …abbiamo persone serie per poter fare l’operazione».

Le precisazioni dell’ingegnere Sergio Di Martino: «Nessuna variante sulle demolizioni dei calcestruzzi»
In merito a quanto denunciato dagli ex dipendenti della Esa, impiegati sul cantiere di Piazza della Libertà – e riportato ieri mattina dal nostro quotidiano -, l’ingegnere Sergio Di Martino (consulente della Esa che ha curato la parte tecnica relativa alle imputazioni in merito alle demolizioni operate sui fabbricati dell’ex pastificio Amato, seguendo anche la fase di indagini e prove sui materiali relativi al parziale dissesto della Piazza), chiarisce alcuni punti.
Ingegnere Di Martino, gli ex operai dell’Esa produssero un documento muovendo delle accuse sia per quanto attiene la gestione dei materiali che per quanto riguarda la lavorazione stessa di Piazza della Libertà. Cosa può dirci in merito?
«Contrariamente a quanto scritto tra le righe del vostro quotidiano, i test condotti sui provini di calcestruzzo e sulle armature metalliche presso il laboratorio universitario di Pisa (istituto incaricato dalla Procura della Repubblica di Salerno) ed ai quali ho assistito personalmente, hanno dato risultati più che positivi, così come risultati positivi hanno dato anche i test condotti dai consulenti nominati dalla Procura della Repubblica sui materiali di riempimento usati in Piazza della Libertà e provenienti dalle demolizioni operate sugli edifici del pastificio. Anche per quanto riguarda le modalità costruttive della piazza, le contestazioni mosse alla Esa (a parte i mancati controlli sui grafici strutturali sui quali, a mio parere, ci sarà da verificare con attenzione le singole competenze) sono – a mio parere – di carattere assai limitate, atteso che, per quanto di mia memoria, esse erano limitate alla corretta posa dei distanziatori tra le armature ed a qualche “nido d’ape” nei getti di calcestruzzo che – se realmente esistenti (in corso di sopralluogo non ne ricordo la presenza) – potrebbero essere stati causati dall’abnorme presenza delle armature che ne hanno reso problematica la vibrazione dei getti di calcestruzzo; comunque la loro presenza, se effettivamente rilevata, non può che essere stata di tenore marginale».
Nella loro nota, i dipendenti della società di costruzioni avanzavano anche ipotesi di variazioni sui prezzi del progetto di Piazza della Libertà, con particolare riferimento alla demolizione dei calcestruzzi…
«Per quanto concerne le varianti operate sui prezzi di progetto, per quel che ricordo nessuna di esse ha riguardato la demolizione dei calcestruzzi ma l’unica rilevante è stata attinente ai prezzi dei materiali usati per i riempimenti che, proprio perché provenienti da siti già nella disponibilità dell’impresa, ha visto il proprio valore dimezzato. Stesso discorso va fatto per la gestione dei materiali di risulta e dei materiali provenienti dagli scavi che, lungi dall’essere stati conservati in cantiere, sono pure essi oggetto di un procedimento penale che vede le contestazioni della Procura relative proprio alle modalità di allontanamento degli stessi. Ed anche su quest’ultimo argomento la società è pronta a discuterne tranquillamente in aula».
(andpell)

17/02/2016

Landolfi: «Non alziamo polveroni. Adesso andiamo avanti».

di Andrea Pellegrino

«E’ stato un gesto importante quello della sospensione dal partito». Nicola Landolfi, segretario provinciale del Pd, cerca di ristabilire la calma a Nocera Inferiore, dopo le notizie – pubblicate su queste colonne – relative a presunti brogli nel corso delle votazioni delle parlamentarie del Pd del 2012. Nicola Landolfi, apprezza il gesto di Enrico Esposito, consigliere comunale, passato al gruppo misto a Nocera Inferiore. Esposito, amministratore della Esa è indagato ed intercettato nell’ambito dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera per i lavori di realizzazione di Piazza della Libertà a Salerno. Secondo la ricostruzione dei fatti avrebbe imbucato schede a favore di Bonavitacola. Con il via libera di Nello Mastursi, all’epoca componente del coordinamento provinciale del Pd.
«Al momento – dice Landolfi – evitiamo di alzare dei polveroni. Stiamo parlando di presunte intercettazioni che si riferiscono non ad elezioni ma a procedure interne ad un partito. Tra l’altro sono vicende che sono molto lontane nel tempo e che andrebbero ricostruite con calma senza scaricarsi responsabilità a vicenda». «Dobbiamo stare tutti sereni – dice ancora il segretario provinciale del Pd – Con grande calma dobbiamo proseguire il nostro lavoro e seguire gli eventuali sviluppi della vicenda. Se ci saranno altri argomenti li vaglieremo. Al momento penso che sia stato un gesto importante quello compiuto da uno dei coinvolti che si è autosospeso dal Pd». Ancora, prosegue Landolfi: «Ho apprezzato le parole del sindaco Manlio Torquato che rafforzano il nostro percorso nella città di Nocera Inferiore. Insomma vediamo quel che accade, evitando di strumentalizzare argomenti. E’ in questi momenti che un partito deve restare unito. Guardiamo avanti, se ci saranno novità valuteremo. Per ora  è arrivata già qualche decisione importante. Poi si vedrà».

Oliva: «Pronto a dimettermi ma nessuno l’ha chiesto né è necessario. Quello di Enrico Esposito è stato un atto di responsabilità»

di Gianfranco Pecoraro

«Discuteremo di questa vicenda che ha scosso molto iscritti nei prossimi giorni, appena sarà passata la buriana». Reduce da una riunione con il segretario provinciale Nicola Landolfi, il responsabile locale del partito democratico a Nocera Inferiore, Alfonso Oliva, ammette lo stato di tensione che regna tra i tesserati e simpatizzanti dopo le rivelazioni delle intercettazioni telefoniche sui brogli che sarebbero stati commessi durante le parlamentarie del 2012, con la votazione fasulla di oltre 200 schede. Nelle intercettazioni pubblicate da Le Cronache si parla di Enrico Esposito, patron della Esa costruzioni, la società che stava realizzando la maxi opera di piazza della Libertà a Salerno, e attualmente consigliere comunale in quota Pd. Oltre al costruttore, perno delle intercettazioni eseguite dalla magistratura salernitana, si parla anche di Vincenzo Petrosino (ex vicesindaco ed uno dei maggiorenti del partito), del cugino Massimo Petrosino, consigliere comunale e del suo collega di assise cittadine, Antonio Iannello, già candidato sindaco e segretario del Pd nocerino.
«Ho avuto un colloquio con Vincenzo Petrosino, Antonio Iannello ed Enrico Esposito –afferma Oliva- sulla vicenda» ma il segretario del Pd non va oltre se non per dire che Esposito si è sospeso dal partito –«il suo è stato un gesto di responsabilità, sottolinea»- ed ha aderito al gruppo misto e per ricordare che Iannello è amareggiato da quanto sta accadendo.
Un gesto di responsabilità quello di Esposito che, secondo i maligni, potrebbe aver anticipato un provvedimento dello stesso partito ormai nella bufera e in cerca di una tranquillità, al momento sfuggente, con telefonate dei militanti che cominciano alle sette del mattino dopo aver acquistato Le Cronache appena aperti i giornalai.
Non parla oltre di Esposito il segretario Oliva, e di Vincenzo Petrosino dice che, da quello che ha letto da Le Cronache, pare non essere tra gli interlocutori delle telefonate e che Iannello avrebbe un ruolo del tutto marginale. Ne’ commenta il fatto che proprio i Petrosino, Iannello ed Esposito siano stati tra i maggiori, e  determinati, sponsor per la sua elezione a segretario del circolo locale e si limita a dire: «Da segretario del partito devo preoccuparmi che tutto proceda bene e nell’interesse esclusivo della città».
Su quanto detto con Landolfi, Oliva mantiene il riserbo ma ammette di aver parlato della vicenda parlamentarie (un fatto, del resto, immaginabile).
Di mezzo c’è, però, l’insidiosa richiesta di dimissioni delle persone che a vario titolo sono coinvolte in queste intercettazioni avanzata da buona parte del partito, tra i quali i due candidati alla segreteria cittadina allo scorso congresso di marzo e suoi competitor. Ma c’è chi vuole anche la sua “testa”: «Non escludo le mie dimissioni –di getto risponde Oliva, sottolineando che nessuno gliele ha chieste e che non ce ne sarebbe motivo-. Non vivo di politica. Il mio impegno è solo nell’interesse della città».
Di mezzo c’è però anche il cambio di peso all’interno del partito. La mozione vincente all’ultimo congresso vedeva schierati dalla parte di Oliva i Petrosino, Esposito, Iannello, ed amici dell’ex sindaco Antonio Romano e Rosario Cozzolino, tutte persone che, in questo momento, pare non siano tra i più amati tra i tesserati. Con l’ingresso nel Pd dei tre “torquatiani”, i consiglieri comunali Paolo De Maio, Gianfranco Trotta e Guido Tafuro, inoltre, e il momento di difficoltà politica di Iannello e forse anche di Massimo Petrosino e la sospensione di Esposito il rischio è che i maggiorenti del partito fino ad oggi diventi ospiti in casa loro. Ma questa è un’ulteriore storia.

Manlio Torquato: «Pietra tombale sull’affidabilità delle primarie»
E sul caso parlamentarie del Pd del 2012 in città, interviene anche il sindaco Manlio Torquato:«#‎chièsenzapeccatoscaglilaprimapietra la politica nocerina tra Pd e dintorni. Il proverbio evangelico non riguarda solo la vita privata, perché in politica vale doppio. Nel leggere delle intercettazioni sui tesseramenti fasulli alle “primarie” Pd del 2012, a Nocera, un pò mi viene da sorridere. In parte perché mette una pietra tombale sull’affidabilità delle “primarie” come criterio per selezionare la rappresentanza politica, a tutti i livelli, anche municipali. In parte perché quanto abbiamo letto, al netto di eventuali e al momento inesistenti ipotesi di reato, è l’eterna storia dei tesseramenti nei partiti, tutti, da quando esistono (ed è la ragione per cui tanti non vi sono più iscritti; me compreso da oltre 15 anni). In parte perché non è che altrove stiano messi meglio. Del Centrodestra meglio non parlare, con quel che si è visto negli ultimi 10 anni in Campania o a Roma. E, dopo Quarto, per i 5stelle pure. Se è legittimo che una parte interna di un partito contesti duramente un’altra fino alla richiesta di dimissioni; non saranno “primarie” fasulle a misurare davvero la qualità di una classe dirigente. Che passa invece per cose assai più serie: per la capacità di perseguire interessi generali e non di parte, di rispettare i cittadini, di non macchiarsi colpevolmente di reati (perché quelli incolpevoli sono dietro l’angolo per ciascuno, nella politica e nella vita, tranne che nel paradiso degli ingenui in malafede), di rispettare la legge (che vale più dei regolamenti delle primarie) e la buona fede. Il resto sono chiacchiere. Di questi passi le elezioni, altrimenti, le faremo direttamente nei Tribunali, i risultati li proclamerà qualche giornale. Siamo seri e pensiamo a quel che c’è da fare. Che è parecchio».
(gia.pe)

Intercettazione De Luca – Pantalone, Cirielli presenta interrogazione parlamentare

di Marta Naddei

Un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni Angelino Alfano affinché si faccia chiarezza e si prendano provvedimento a seguito dell’emergere dell’intercettazione telefonica in cui l’ex sindaco Vincenzo De Luca e l’ex prefetto di Salerno Gerarda Maria Pantalone, discutono del destino del Consiglio provinciale di Salerno, all’indomani dell’elezione di Edmondo Cirielli in Parlamento nel 2013 e dello scioglimento della Provincia di Napoli. E sarà lo stesso deputato di Fratelli d’Italia a presentarla: « È necessario che il governo  accerti se le parole proferite dal Prefetto siano in linea con la deontologia professionale di un Alto dirigente dello Stato, che dovrebbe mantenere sempre terzietà nell’esercizio delle sue funzioni, e se eventualmente si ravvisino in esse violazioni disciplinari. Le sue affermazioni sorprendono non poco».
Alle 20.57 del 26 marzo 2013, Vincenzo De Luca chiama il prefetto Pantalone per «avere un po’ qualche chiarimento da te rispetto a questa vicenda della Provincia di Napoli, ma tu hai capito cosa hanno deciso. Io non ho capito bene».
Pantalone spiega all’allora sindaco l’intreprtazione data dal Ministero: «legittima o non legittima che sia la decadenza, si parla dello scioglimento della Provincia. Sciogliendola deve dare le funzioni a qualcuno. A me avevano detto il presidente della Provincia in generale, senza nominare un prefetto».
La differenza tra Napoli e Salerno è sostanziale perché – spiegava ancora Gerarda Pantalone – «La particolarità della nostra è che non lo potevano dare ovviamente al presidente e l’avrebbero data al vice.  Per quanto concerneva Salerno hanno deciso di non farlo ancora perché attendono gli esiti del contenzioso». Un ricorso che fu presentato dai consiglieri provinciali del Pd contro la dichiarazione di decadenza di Cirielli.
Ma la Pantalone va oltre, ammettendo di non gradire la “disparità di trattamento”: «Io mi ero incazzata perché avevo detto che, se la fattispecie era la stessa, dovevano trattarle tutte e due allo stesso modo. E’ una cosa ancora più assurda perché se loro pensano di darla a Iannone, qua hai capito, succede ancora più brutta ed è quella cosa che io ti avevo detto».

Crolli? «Colpa del Crescent»

di Andrea Pellegrino

«Qui teniamo il Crescent che martella». Il giorno dopo il collasso dei pilastri nel settore 2 di Piazza della Libertà, Armando Esposito della Esa Costruzioni si sfoga con Alfonso Buonaiuto, l’assessore al bilancio – oggi anche capo della segreteria tecnica del presidente Vincenzo De Luca. Buonaiuto che compare in maniera insistente nelle carte dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera dei lavori per la realizzazione di Piazza della Libertà. Ed a quanto pare il suo rapporto politico con gli Esposito è abbastanza stretto. Al punto che Enrico Esposito gli offre una vacanza nell’albergo di famiglia. «Purtroppo lo sai cos’è: una serie di concause – dice Armando Esposito a Buoniauto – perché qua teniamo la falda sotto, teniamo il Crescent affianco che martella con i diaframmi, perché loro stanno emungendo l’acqua pure loro. Teniamo il fatto che ci sono stati dei movimenti perché la piazza è molto grande e allora un punto particolare ha ceduo. Dobbiamo fare delle indagini proprio sul punto preciso. Probabilmente teneva una debolezza perché è stato fatto il 18 gennaio in pieno inverno e probabilmente si è cristallizzata l’acqua nel cemento gettato all’epoca…». Una ipotesi questa sostenuta anche da Gilberto Belcore che proprio ad Armando Esposito, la mattina del cedimento, aveva detto avanzato una possibile “interferenza” dei lavori del soprastante Crescent.
Il nesso tra i due eventi, dice Esposito, è dimostrato «anche dai fessurimetri applicati sulle strutture che, se prima manifestavano piccoli spostamenti, con l’inizio del lavori del “Crescent” sono notevolmente aumentati». Preoccupazioni che Armando Esposito trasferisce anche a Salvatore De Vita (amministratore della Tekton). «Da quando hanno cominciato il Crescent sono cominciati spostamenti importanti, fino a 5 centimetri, 6 centimetri», dice Armando Esposito che prosegue: «Quando hanno cominciato a lavorare, dopo qualche mese noi abbiamo notato ‘sti spostamenti accelerati della struttura. Abbiamo fatto una relazione e l’abbiamo protocollata al Comune dicendogli: “guardate che sta succedendo questo, questo e questo …”. Da quando questi sono partiti ha cominciato ad avere queste accelerazioni. Avete verificato se l’Intervento del Crescent ha valutato l’aderenza con la nostra struttura ed ha preso tutte le cautele ed ha provveduto a tutte le cose da fare per non danneggiare la nostra struttura in corso? Questo qui è successo, insomma sei mesi fa, cinque mesi fa. Poi oggi, tutto in colpo, si verificano tutte queste cose. Stamattina ho fatto verificare; il dottor Nicola Grimaldi, l’ingegnere mio, sta ancora li oggi pomeriggio…sta finendo di verificare il settore tre, insomma, tutti quanti i settori. Abbiamo verificato e ti dico che stamattina ha trovato una lesione al pavimento industriale…». Da De Vita, invece, l’accusa: «L’amministrazione sulla questione del Crescent ha pensato a fare i soldi. Sull’opera pubblica ha fatto 10 mila questioni». Esposito conclude: «Mi sono rotto il c****»
Tanto che lo stesso ingegnere Grimaldi viene incaricato, da Gilberto Belcore, di fare le fotografie alle presunte possibili inteferenze che i lavori di realizzazione del Crescent avrebbero con quelli della Piazza: «Nicola – dice Belcore – vedi che al fianco al settoore due, stanno mettendo un’altra motopompa, proprio vicino al settore due nostro, per adesso ci tira non un poco di acqua». «Allora quando è questa sera gli vado a fare il servizio» – replica l’ingegnere.

«Se non mi dà i soldi, la Piazza non la fa mai»

di Marta Naddei

«Si demolisce e si ricostruisce a spese dell’impresa». Una frase, quella pronunciata dall’allora sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che il 15 settembre 2012 mandò su tutte le furie Enrico Esposito, amministratore della Esa. La dichiarazione dell’ex primo cittadino apparve sui quotidiani locali all’indomani delle risultanze della riunione tra tecnici del Comune di Salerno e quelli dell’impresa incaricata di realizzare Piazza della Libertà, dopo il cedimento del solaio della megapiazza sul mare. Insomma, le operazioni di demolizione e ricostruzione le avrebbe pagate la Esa. Una presa di posizione che ad Esposito proprio non piacque tanto che, nel corso di una telefonata con l’ex assessore comunale socialista di Nocera Inferiore Carmine Soriente, sbotta contro De Luca: «Deve fare i b******* anche lui – attacca Esposito che poi fa riferimento anche alle somme che la Esa ancora avanza dal Comune di Salerno – Mi devi dare i soldi, se no la Piazza non la fai mai, uhé Vincenzo De Luca, fa che la colpa è la mia, ma che c**** stai dicendo. Il Crescent vicino che sfondano sotto, i calcoli li fate voi, il progetto lo fate voi. Io faccio il muratore, la colpa sarebbe mia? Ma cosa vi siete messi in testa?».
E a poco valgono le rassicurazioni in merito alla posizione di De Luca che arrivano tramite Antonio Iannello, dopo che quest’utlimo ha intrattenuto una conversazione con un funzionario di Palazzo di Città: «Mi ha detto “quello Dai Vincenzo ha dovuto fare sta parte ma poi vogliono fare la conferenza stampa”». Affermazione alla quale Esposito replica: «Eh, ma io devo fare una conferenza stampa peggio di Vincenzo. Perchè Vincenzo continua a parlare».