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Piazza della Libertà: il Gup deciderà il 22 giugno. Ministero dell’Economia parte offesa

di Andrea Pellegrino
Udienza preliminare fissata per le ore 12,00 del 22 giugno per i ventisei indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla variante ai lavori in corso d’opera di Piazza della Libertà. Il Gup Pietro Indinnimeo dovrà decidere per il rinvio a giudizio o meno per Vincenzo De Luca, gli ex ed attuali assessori, tecnici ed imprenditori coinvolti nell’inchiesta dei pubblici ministero Antonio Cantarella e Giuglielmo Valenti. Procedimento che vede come persone offese, il Comune di Salerno ed il Ministero dell’Economia che potrebbero, dunque, costituirsi parte civile nell’eventuale processo penale. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda: Eva Avossa (assessore comunale), Paolo Baia, Domenico Barletta, Gilberto Belcore, Alfonso Buoniauto (assessore comunale e capo della segreteria politica di Vincenzo De Luca), Gerardo Calabrese (assessore comunale), Luca Cascone (consigliere regionale), Lorenzo Criscuolo, l’attuale governatore Vincenzo De Luca, Domenico De Maio (assessore comunale), Augusto De Pascale (consigliere comunale), Sergio Delle Femine, Salvatore De Vita, Alberto Di Lorenzo, Armando Esposito, Enrico Esposito, Antonio Fiengo, Nello Fiore (consigliere regionale), Ermanno Guerra (assessore comunale), Patrizia Lotti, Vincenzo Maraio (consigliere regionale), Francesco Picarone (consigliere regionale), Antonio Ragusa, Marta Santoro, Mario Del Mese e Vincenzo Lamberti. Confermati, rispetto all’avviso di conclusione indagine, i reati ipotizzati per i coinvolti nell’inchiesta. L’allora giunta presieduta da Vincenzo De Luca dovrà rispondere – secondo la Procura – di falsità della delibera di giunta comunale di approvazione della variante e falsità dei presupposti della delibera di giunta di approvazione del progetto definitivo delle opere complementari di Piazza della Libertà. Per tecnici ed imprenditori, le accuse mosse vanno dalla turbativa d’asta, al falso, fino al peculato. Per loro, tra l’altro, i pubblici ministeri avevano chiesto perfino l’arresto. Misura poi respinta dal Gip che ha accolto solo l’istanza di sequestro di quote delle società coinvolte nell’appalto. Quindi la Esa Costruzioni dei fratelli Esposito, la Fiengo Ceramica e la Lotti &Associati. L’inchiesta è supportata da numerosi faldoni pieni di informative, intercettazioni, relazioni di consulenza tecnica e verbali di interrogatorio.