Piazza della Libertà , il miracolo di San Matteo - Le Cronache
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Piazza della Libertà , il miracolo di San Matteo

di Alberto Cuomo
 
Nel 1544 S. Matteo salvò Salerno costringendo alla fuga i
pirati saraceni che, capeggiati da Arideno, detto “il barbarossa”, avevano
tentato l’assalto alla città . Matteo, si sa, era un esattore della città di
Cafarnao, il quale esigeva il pedaggio al porto, dove i carovanieri si recavano
con carri e cammelli per imbarcare mercanzia e caricare merci. E’ probabile
allora che l’area delle “chiancarelle”, un tempo prospiciente il porto (ricordo
che il porto originario di Salerno era proprio a S. Teresa) analoga a quella
dove il santo ebbe la chiamata di Cristo, stia a cuore al nostro patrono, sì
che, in prossimità della sua ricorrenza, abbia voluto forse dare un segno ai
nuovi pirati che tentano di occuparla con un progetto speculativo, sommuevendo
i pilastri della presunta “piazza della libertà ”, sino a costringere
all’abbattimento di buona parte della struttura e del solaio. Un miracolo su
cui i salernitani dovrebbero riflettere, dal momento che l’evento appare
veramente misterioso, e, quindi, una sorta di segnale. Viene da chiedere: come
mai la struttura della piazza, quasi ultimata, abbia ceduto tanto da dover
essere abbattuta? E’ necessario spiegare che la l’impalcatura statica della
piazza è molto elementare, ed è costituita da una piastra di cemento armato che
poggia sul terreno, di natura sabbiosa con presenza di acqua. Deve ricordarsi
che, in una prima edizione del progetto, i parcheggi sottostanti la piazza,
dovevano essere interrati, con la piazza, e quindi il crescent che la
contornava, al livello dell’attuale lungomare. La presenza dell’acqua sotto
tale livello, ha condotto a rivedere il progetto, ed a rialzare il piano della
piazza, in modo da porre il sottostante parcheggio fuori dal pelo d’acqua del
mare. In poche parole può ritenersi che la struttura fondativa della piazza sia
ottimale, perché la piastra in cemento armato, poggiando su un terreno sabbioso
al livello del mare, duro e pure ammortizzato, come è per i bagnasciuga delle
nostre spiagge, costituisce una base molto solida da cui far partire i pilastri
a sostegno del solaio-piazza. Come mai il piano di cemento armato di fondazione
ha ceduto facendo cedere i pilastri? E’ probabile che il cedimento sia dovuto
al mutamento delle condizioni di appoggio. Vale a dire che al piano fondale è
venuto a mancare, per così dire, il terreno sotto i piedi. Ciò non è mai
accaduto in passato agli edifici che pure erano in zona, per cui, è altresì
probabile, che qualcosa di nuovo abbia determinato il mutamento della natura
del suolo su cui poggia la piastra di fondazione della piazza. Se mai questa
ipotesi fosse attendibile apparirebbe normale ritenere che il mutamento della
consistenza del suolo sia stato determinato dalla fondazione del crescent.
Questa infatti allestisce per circa sei-otto metri sotto il livello del mare
una sorta di diga che impedisce l’incontro tra le acque provenienti da monte,
quelle che scendono lungo la collina Bonadies ed in parte, solo in parte,
incanalate nel Fusandola, con le acque del mare. La diga interrata delle
fondazioni del crescent, cioè , secondo tale ipotesi, divide le acque dolci
provenienti dall’alto, da quelle marine a valle. Accade così che, mentre a
monte della “diga” interrata, non potendo defluire verso il mare, le acque
dolci finiscono per stazionare sotto le scuole Barra ed il palazzo ex-Inail, a
valle, sotto la piazza della libertà , viene a mancare il consueto apporto
d’acqua e, quel terreno, duro come un bagnasciuga, perdendo acqua, potrebbe
altresì aver perduto, come accade alle spiagge quando il bagnasciuga vede il
ritrarsi del mare tornando ad essere sabbia asciutta, anche la consistenza sui
cui valori sono stati calcolati gli spessori della piastra di fondazione. Se le
cose stessero in questo modo, il cedimento dei pilastri sarebbe veramente
allarmante, perché , mentre a valle la struttura fondale della piazza rischia di
cedere per la diminuzione dell’acqua che satura la sabbia, a monte la struttura
fondale delle Barra e del palazzo ex-Inail potrebbe cedere per una eccessiva presenza
di acque, dovuta all’ostacolo della diga che non le lascia defluire, tale da
determinare ugualmente un mutamento delle condizioni di appoggio degli edifici.
Le responsabilità di tali cedimenti, che per ora non hanno avuto vittime, sono
pertanto molto significative, e fa specie che, sia il Direttore del Genio
Civile che l’Autorità di Bacino stiano in silenzio, laddove è sperabile che la
Procura, la quale da circa tre anni studia il caso crescent, metta più
decisamente il naso su questi cedimenti. Mica può pensarci sempre San Matteo!