Patrizia Caputo: «No all’assistenzialismo, metteteci nelle condizioni di lavorare» - Le Cronache
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Patrizia Caputo: «No all’assistenzialismo, metteteci nelle condizioni di lavorare»

Patrizia Caputo: «No all’assistenzialismo, metteteci nelle condizioni di lavorare»

di Erika Noschese

Saracinesche chiuse ormai da diversi anni, strade poco illuminate, attività per attirare i turisti totalmente assenti. Sono alcune delle problematiche evidenziate da Patrizia Caputo, presidente del consorzio commercianti di Torrione che fa il punto della situazione sui vari problemi che, ancora oggi, si registrano nel quartiere della zona orientale e che mettono in difficoltà non solo i commercianti ma gli stessi residenti della zona.

Patrizia, cosa c’è che non va a Torrione, in questo periodo particolare soprattutto per il commercio?

«Diciamo che in questo periodo, come tutti gli altri, non c’è da attribuire problematiche agli enti e alle situazioni contingenti. Purtroppo anche il clima, in questo momento, non ci sta aiutando perché noi che viviamo anche di situazioni del momento delle vendite non siamo aiutati dal fatto che faccia troppo caldo. Non è una questione di addossare responsabilità a qualcuno. Registriamo ancora molte chiusure di negozi che rimangono chiusi per molto tempo: passeggiando per via Posidonia, infatti, si possono notare saracinesche chiuse anche da 3 anni, negozi chiusi da poco e altri che avevano riaperto da poco con il cedesi attività. La pressione fiscale è alta, c’è poca scelta anche relativa ai negozi perché più chiudono meno possibilità si ha di offrire ai clienti. Poi, le scelte di Palazzo di Città sono sempre orientate verso la vetrina bella del centro, lasciando a sé le zone periferiche anche io ho sempre considerato Torrione il vero centro della città di Salerno. Non c’è nulla. In questo periodo stanno montando le luci ma a noi non porteranno nulla in quanto siamo solo strada di passaggio per arrivare a Salerno centro. Nulla si è fatto, negli anni, per radicare questa manifestazione anche a Torrione e nulla si continua a fare».

Si parla spesso di servizi assenti. Secondo lei, di cosa avrebbe bisogno il quartiere di Torrione per non essere ulteriormente penalizzata?

«Sotto l’aspetto dei parcheggi non abbiamo grosse problematiche, soprattutto rispetto al centro. Quando si viene nel nostro quartiere, infatti, si riesce sempre a lasciare l’auto in sosta. Il vero problema sono le attività che potrebbero essere di collegamento a quelle varie manifestazioni che fanno in città, noi infatti siamo sempre lasciati a noi stessi. Ci sono, di fatti, attività ventennali o trentennali perché c’è gente che vive di questo lavoro da generazioni e non come quelli che vengono, prendono i soldi e li portano fuori dalla nostra città ma nonostante questo siamo lasciati soli. Altri servizi? Un’illuminazione diversa potrebbe essere interessante perché, tranne la strada principale, quelle interne sono spesso al buio e, in inverno, possono anche un po’ pericolose, facendo sì che le persone che vivono lì possono essere più facile preda. Per quanto riguarda la pulizia questi alberi non vengono mai potati, le fogne mai pulite dalle foglie e nonostante i vari solleciti nessuno è mai intervenuto».

Come rappresentante dei commercianti di Torrione ha la possibilità di ascoltare più voci. Ci sono proposte che volete avanzare all’amministrazione?

«Le proposte sono quelle di coinvolgerci. Il Comune dice di poter chiedere qualsiasi cosa ma la questione non è il referente al Comune. L’assessore al Commercio Dario Loffredo ci ascolta ma il problema sono i fondi che non ci sono. Mi sembra un cane che si morde: chiedo cose pur sapendo che non sono realizzabili. Le nostre attività commerciali, non essendo nella vetrina bella della città, non possono usufruire di questi servizi che vengono dedicate al centro. Noi facciamo quello che possiamo ottenere – grazie ai nostri guadagni – sono investimenti per attività sia all’interno dei nostri negozi sia per coinvolgere i nostri clienti per farli tornare nei nostri negozi. Noi non aspettiamo assistenzialismo da parte di nessuno e non vogliamo la pietà di nessuno, tanto che siamo qui da 10 o 40 anni solo per fare il nostro lavoro ma non possiamo sentirci dire che non stando al centro non possiamo essere coinvolti. Allora noi ci diamo da fare facendo cose per ottenere benefici per i nostri esercizi commerciali».

Un negoziante del quartiere di Pastena, nei giorni scorsi, ha lanciato un appello all’amministrazione comunale chiedendo di ridimensionare le tasse a chi subisce i danni di Luci d’Artista. Crede sia fattibile?

«Sì, solo se vogliamo farci ridere in faccia. Dicono che i commercianti che hanno negozi al centro hanno affitti molto più alti ma non è vero: ho avuto modo di constatare che non è così, è uguale ai nostri. Sarebbe giusto pure ma io non voglio avere le tasse dimezzate, voglio solo avere gli stessi diritti che hanno i commercianti del centro storico, di via dei Mercanti. Voglio pagare quanto devo, non voglio pietà da nessuno, ma voglio più iniziative perché noi commercianti ci diamo da fare anche quando abbiamo problemi seri, siamo abituati a gestire e risolvere ma vorrei che gli altri investissero come fanno al centro per farla apparire bella agli occhi dei turisti. Dovrebbero farlo anche con i quartieri pur non avendo il Duomo, la villa comunale, il teatro Verdi ma allora creassero qui strutture o evento per convincere le persone a passeggiare per Torrione dove, spesso, i negozi sono anche più qualificati».