“Pasionaria con la toga”: Olga Milanese e la sua battaglia contro il green pass - Le Cronache
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“Pasionaria con la toga”: Olga Milanese e la sua battaglia contro il green pass

“Pasionaria con la toga”: Olga Milanese e la sua battaglia contro il green pass

di Erika Noschese

E’ stata definita la “pasionaria in toga”. L’avvocato salernitano Olga Milanese non lo ha mai nascosto: è contro il green pass e prova a mettere in campo ogni azione per contrastare, in tutti i modi e in tutte le sedi, lo strumento varato dal governo e che, oggi, permette l’accesso in diversi esercizi commerciali. L’avvocato Milanese, residente a Pellezzano, è tra i promotori di un esposto presentato alla Corte Penale internazionale attraverso “Umanità e Ragione”, l’associazione nata dall’esperienza referendaria per l’abrogazione del green pass con l’intento di continuare a lottare per riaffermare la rilevanza primaria della “dignità” dell’essere umano e dei diritti fondamentali dell’uomo, come sanciti dalla Costituzione italiana e dalle norme di diritto internazionale, e dei principi di libertà, uguaglianza e giustizia. Avvocato, lei sta portando avanti la sua battaglia contro il green pass. Perché una posizione così dura rispetto alla misura varata dal governo nazionale? “Questa mia battaglia nasce dall’inizio perché quando si iniziava a parlare di questo strumento con il regolamento europeo ma prima ancora c’erano delle avvisaglie in Italia che facevano presagire l’uso di questo strumento, si capì subito che non sarebbe andata nella direzione indicata dal regolamento europeo, cioè che sarebbe stato utilizzato per legittimare la limitazione, la riduzione di alcuni diritti e libertà fondamentali. Fin da subito abbiamo provata a contrastarla, prima con il regolamento e ora con altre azioni”. Oggi per accedere in tribunale è necessario il green pass. Come pensa di poter continuare a lavorare? “Innanzitutto, la mia posizione è sempre la stessa: se io ho da subito contrastato questa misura, opponendomi, a tutela di tutti i cittadini certamente non posso considerarla giusta per la mia categoria, per gli insegnanti, i medici. Non è giusto per nessun cittadino, è chiaro che ci si deve opporre a queste imposizioni. Fortunatamente, l’avvocatura si sta un po’ svegliando sotto questo punto di vista, ci sono state molte comunicazioni, appelli di protesta, diffide inviati al consiglio nazionale forense; poi, c’è stato il tentativo di consegnare una petizione in Cassazione che è stato ovviamente bloccato lo scorso 20 gennaio. La categoria si sta muovendo: questo significa limitare il diritto di difesa perché questo comporta una limitazione non solo nell’esercizio della professione ma anche nella difesa dei cittadini, soprattutto se consideriamo che i cittadini che vengono sospesi, perdono la retribuzione o addirittura il lavoro, subiscono discriminazioni hanno difficoltà ad essere difesi da colleghi che hanno una visione un po’ più limitata dei diritti. In questo modo si vanno a colpire quei colleghi che cercano di difendere queste persone, rimaste senza mezzi di sussistenza per la propria famiglia. È un doppio danno, non solo alla professione degli avvocati ma anche ai cittadini che sono vessati da queste misure discriminatorie e si vedono proibire la tutela dei propri diritti anche nelle aule di giustizia”. Teme di essere sospese dall’ordine o provvedimenti simili? “No, non lo temo. Affronteremo tutto ciò che c’è da affrontare, siamo coerenti nella nostra battaglia, andremo fino in fondo e contrasteremo eventuali provvedimenti in questo senso e – esattamente come fanno tutti i cittadini – ci opporremo e continueremo ad andare avanti finchè non sarà ripristinato lo stato di diritto”. Ha avuto modo di accedere al tribunale in questi giorni? Ha avuto problemi? “No, non ho avuto problemi fino ad oggi ad accedere ma è chiaro che ora gli accessi ai tribunali sono molto limitati, tutto si svolge in modalità telematica e sostanzialmente si riesce anche ad evitare di accedere ma non perché uno non abbia il green pass ma per una questione di principio: il rifiuto di dover sottoporre l’esercizio di un diritto, quello al lavoro, e di un dovere, ovvero tutelare i nostri clienti, non può essere subordinato ad un ricatto o l’esibizione di un lasciapassare qual è il green pass”. Con la pandemia, la società è ormai divisa tra vaccinati e no vax, favorevoli o contrari al green pass… “Ci sono colpe ben precise per questo: è colpa delle istituzioni, dei media, dei giornali. Questa contrapposizione poteva serenamente essere evitata visto che c’è stata una risposta molto ampia da parte dei cittadini alla chiamata al vaccino e non si capisce perché si sia dovuto esasperare l’odio sociale. Ci sono delle responsabilità molto grandi su questa”. Parliamo di una misura introdotta dal governo. Chi ha, secondo lei, la responsabilità maggiore? “E’ una misura illegittima per tantissimi motivi. Se c’è la volontà di incentivare il cittadino a fare qualcosa si può farlo anche con misure premianti e non per forza discriminanti. La sottrazione di diritti fondamentali non è mai giustificabile; un domani il governo mi può dire che devo sacrificare un membro della mia famiglia per il bene della collettività e lanciarla da un balcone e io sono tenuta ad osservare questa disposizione solo perché me lo dice il governo? Non credo. Ci sono limiti che attengono all’etica, alla tutela di diritti fondamentali che non possono essere superati né calpestati, neanche in casi di emergenza o di peste nera tanto per intenderci”. Ci sono cittadini salernitani che si sono rivolti a lei per essere tutelati? “Tantissimi. Sono tantissimi i cittadini che rifiutano il green pass con coerenza, stanno subendo i procedimenti e le sospensioni ma vanno avanti per la loro strada con molto coraggio. Subire un provvedimento del genere e trovarsi in difficoltà nel mantenere la famiglia non è da tutti, ci vuole veramente coraggio ad accettare una cosa del genere e a tentare di combatterla”.