Pagani/S.Egidio M.A. Clan Pisciotta-Sorrentino: chiesti 112 anni di reclusione per i 17 imputati di “Sogni di gloria” - Le Cronache
Cronaca Attualità

Pagani/S.Egidio M.A. Clan Pisciotta-Sorrentino: chiesti 112 anni di reclusione per i 17 imputati di “Sogni di gloria”

Pagani/S.Egidio M.A. Clan Pisciotta-Sorrentino: chiesti 112 anni di reclusione per i 17 imputati di “Sogni di gloria”

PAGANI/SANT’EGIDIO MONTE ALBINO. Processo per l’inchiesta “Sogni di gloria”. Il pm Maurizio cardea chiede complessivamente  112 anni di reclusione per 17 imputati e l’assoluzione del salernitano Luigi Mercadante. Il clan al centro del processo è quello stretto tra i paganesi Pisciotta e i Sorrentino di Sant’Egidio del Monte Albino, con a capo Giovanni Sorrentino e il supporto dei fratelli Michele ed Enrico Pisciotta.  Il pm della dda di Salerno  ha chiesto:  12 anni di reclusione per Francesco Sorrentino, dieci anni per Enrico Pisciotta. nove anni e sei mesi per Michele Pisciotta, otto annidi reclusione per Giovanni Sorrentino, Pantaleone Bonaventura, per Crescenzo Mauriello,  Giovanni Mauriello, Gennaro Napolano, Salvatore Pepe; sette anni per Alfonso Pepe e Marco Sorrentino, sei  anni e sei mesi per Antonio Donniacuo, cinque anni per Alfonso Di Lieto,  quattro anni per Alessandro Fasulo, un anno in continuazione per il figlio del boss Alfonso Greco, quattro anni per Giuseppe Petti.
Il clan Pisciotta-Sorrentino, secondo l’accusa,  voleva prendere il controllo delle attività criminali a Sant’Egidio del Monte Albino e controllare il giro dei videopoker e della droga. I Pisciotta di Pagani volevano prendersi una rivincita contro il clan Fezza-Petrosino D’Auria della loro città che avevano ammazzato il venerdì santo del 2007 Antonio Venditti, detto ‘o minorenne” di fatto “socio” dei Pisciotta. I Sorrentino, invece, volevano diventare egemoni a Sant’Egidio del Monte Albino, rimasto senza capi camorra, dopo la rotta del clan Iannaco e del suo capo, Luigi “’o zi Maist”. A Pagani c’era da fronteggiare il clan Fezza-Petrosino D’Auria mentre a Sant’Egidio c’erano da far fronte ai superstiti del clan Iannaco. E per vincere queste due battaglie, nel 2009, i Sorrentino ruppero i rapporti con Vincenzo Greco, esponente del clan omonimo e loro parente, e si allearono con i fratelli Michele ed Enrico Pisciotta, costituendo il nuovo clan “Sorrentino-Pisciotta”, dedito allo spaccio di droga e alle estorsioni ai bar e ai circoli di videopoker illegali e con il pizzo ai cantieri edili di Sant’Egidio del Monte Albino. Francesco Sorrentino, detto “’o Piccolone” è stato affiliato alla Nco di Raffaele Cutolo fu negli anni Ottanta uno dei sequestratori dell’imprenditore Franco Amato di Cava de’ Tirreni. Sorrentino, attraverso suoi familiari, avrebbe partecipato alle attività illecite della neonata organizzazione, per la parte legata allo spaccio di droga. Grazie ai rapporti stabiliti in carcere a Spoleto, Francesco Sorrentino avrebbe fatto in modo di garantire l’approvvigionamento di un notevole quantitativo di stupefacente, attraverso il clan Montella-Mauriello di Villaricca che aveva un suo elemento di spicco richiuso nello stesso penitenziario umbro. Dal clan napoletano sarebbe arrivata droga al gruppo dell’Agro nocerino, senza le necessarie garanzie economiche ma solo sulla fiducia di Francesco Sorrentino, che così dimostrava ai suoi compaesani di “contare” ancora.