Omicidio Petrone: chiesto l'ergastolo per Villacaro - Le Cronache
Giudiziaria

Omicidio Petrone: chiesto l’ergastolo per Villacaro

Omicidio Petrone: chiesto l’ergastolo per Villacaro

Pina Ferro

E’ accusa di essere il mandante dell’omicidio di Fabio Petrone: il pubblico ministero Rocco Alfano, ieri, al termine della requisitoria ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Salerno la condanna all’ergastolo per Vincenzo (detto Ciro) Villacaro, difeso dagli avvocati Massimo ed Emiliano Torre.

Vincenzo Villacaro è già stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Donato Stellato avvenuto nel febbraio del 2007 su corso Garibaldi, all’altezza dl Tribunale di Salerno, mentre era in auto insieme alla fidanzata. Secondo l’accusa il mandante dell’omicidio di Fabio Petrone, sarebbe Ciro Villacaro. Petrone è stato trucidato nell’agosto del 2007, sei mesi dopo l’agguato a Donato Stellato. Secondo la Direzione distrettuale Antimafia, Fabio Petrone aveva partecipato a quell’attentato recuperando a via Ligea la moto dei killer, e Villacaro temeva che potesse parlare. Per questo avrebbe affidato il mandato di ucciderlo a Vincenzo D’Andrea, esecutore con lui del delitto Stellato e condannato per questo a trent’anni in abbreviato.
Secondo le indagini, condotte prima dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e poi raccolte dal sostituto Rocco Alfano, Villacaro aveva ordinato la morte di Petrone. Il movente potrebbe essere ricondotto ad alcune affermazioni fatte da Petrone sull’omicidio Stellato, esternazioni che avrebbero infastidito non poco Villacaro che decretò appunto la morte di Petrone. A ciò si aggiunge la preoccupazione per la scelta fatta dall’amico Walter Castagna (che in quel periodo stava collaborando con la giustizia) ed era stato insospettito dall’esito di un blitz della polizia, che in casa di Petrone pare avesse trovato nove grammi di cocaina ma non aveva proceduto all’arresto. Uno dei proiettili mortali fu sparato in bocca, con un «simbolismo – scrivono gli inquirenti – che nell’ambiente geografico e culturale in cui si sono svolti i fatti risultava di particolare pressione sui consociati». A sparare sarebbe stato D’Andrea, dopo aver raggiunto la vittima allo svincolo autostradale di Baronissi. Sapeva che aveva lasciato da poco la casa di Villacaro e che sarebbe arrivato in moto per raggiungere l’abitazione della sorella ad Antessano, dove si era trasferito proprio per il timore di essere ucciso. Il killer lo ha atteso in sella a una motocicletta guidata da un terzo uomo, a cui però non si è riusciti a risalire, e gli ha esploso su corpo e volto quattro proiettili calibro 38 di un revolver
357 Magnum. Un omicidio di camorra, sottolineano gli inquirenti, aggravato dalla crudeltà e dai «motivi abietti».