Politica e clan a Nocera Inferiore, raffica di assoluzioni e pene leggere rispetto a quanto chiesto dalla Procura Antimafia di Salerno. Per molti cade anche l’aggravante mafiosa. Il processo è “Tutta un’altra storia” e fa parte di un blitz del 2017 messo a segno dagli uomini del Ros del comando provinciale di Salerno. Due anni e 8 mesi a testa per Carlo Bianco e Antonino Cesarano, ex vice sindaco di Nocera Inferiore, tre anni e 2 mesi per Ciro Eboli (candidato); sette mesi di reclusione per Francesco Gambardella e Gerardo Villani; nove mesi per Nicola Maisto, otto anni di reclusione per Antonio Pignataro (ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti) a fronte dei 20 chiesti dalla Procura Antimafia di Salerno. Un anno e 10 mesi per Luigi Sarno. Assolti perché il fatto non sussistite Pasquale e Rosario Avallone, Guerino Prudente. Non hanno commesso il fatto invece Pio Sarno, Rocco e Mirko Sileo. Dopo le motivazioni della sentenza emessa ieri dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore si andrà in Appello e si cercherà di evitare la conferma della pena in quanto per alcuni potrebbe scattare il carcere. Nel collegio difensivo tra gli altri c’erano Annalisa Califano, Massimo Forte, Gregorio Sorrento, Bonaventura Carrara e Andrea Vagito. Guglielmo Valenti della Dda aveva presentato istanza di 16 anni di reclusione per Antonio Pignataro, boss ex Nco e ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti, 7 anni per l’ex consigliere comunale Carlo Bianco e l’ex assessore e vice sindaco Antonio Cesarano; 10 anni per Ciro Eboli, 8 anni per Domenico Orsini, Rosario Vallone e Pasquale Avallone; 10 anni per Guerino Prudente e via via gli altri. Assoluzione chiesta per Carmine Afeltra e il non luogo a procedere per Luigi Chiavazzo perché deceduto. Al centro dell’inchiesta il cambio di destinazione urbanistica di un suolo situato nei pressi della chiesa di San Giuseppe, in via Montalbino, nel quale doveva essere realizzato un edificio da destinare a mensa Caritas e casa famiglia. L’opera fu oggetto di una delibera della Giunta comunale approvata nel maggio del 2017. Secondo l’accusa, il boss Pignataro si sarebbe interessato direttamente alla questione, curando direttamente i rapporti con aspiranti politici in corsa per le amministrative a Nocera Inferiore. Da qui l’accusa di scambio elettorale politico mafioso, contestata dalla Dda ad Antonio Pignataro e ai politici coinvolti. In prima battuta cadde l’aggravante mafioso ma poi il pm Enzo Senatore formulò nuove contestazioni agli imputati. Ieri la sentenza con pene miti rispetto alla pensante richiesta, 80 anni, formulata dall’antimafia di Salerno.
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