Nicola Rocco, il chirurgo innamorato della Salernitana - Le Cronache
Salernitana

Nicola Rocco, il chirurgo innamorato della Salernitana

Nicola Rocco, il chirurgo innamorato della Salernitana
Continuando questo appassionato itinere nel mondo del tifo granata, ci imbattiamo in una figura che qualche anno fa ci ha lasciati, ma il cui ricordo rimarra’ per sempre scolpito nei cuori degli amanti del “Cavalluccio”.
Buon sangue non mente ! verrebbe da ripetere considerando che stiamo parlando del padre di Ciccio Rocco ,il capo piu’acclamato della tifoseria salernitana  .
Nicola Rocco abitava in piazza Casalbore , di fronte al glorioso stadio Donato Vestuti e fin da piccolo si accompagnava al suo papa’, anche lui grande tifoso granata.Poi,  quando il figlio Ciccio e’divenuto guida carismatica degli Ultras, egli lo ha sempre seguito legandosi ancor piu’alla Salernitana.a
Per quasi 20 anni e’ stato insieme ai ragazzi della “curva” in ogni trasferta , collocandosi nel doppio sedile del pullman a lato del guidatore.Suo fedele compagno di seduta era Fifo De Luca, che nelle trasferte lunghe divideva con lui un morbido guanciale ,adatto per alleviare ad entrambi le pene del faticoso viaggio.Parlava poco e perfino nella gioiosa pazzia che coglieva i tifosi quando la Salernitana andava in goal, era capace di contenere l’emozione dentro di se’.Nel 95 a Bergamo,all’ultima di campionato, i granata persero la serie A e gli scontri con gli “orobici” furono terribili.Al ritorno il dottore dovette lavorare in condizioni di emergenza ,ricucendo a crudo le lacerazioni sulla testa dei feriti.Egli portava sempre con se’ una scatola d’argento in cui c’era tutto l’occorrente per la sutura di urgenza delle ferite.Anche a Messina, dove per i granata tira sempre una brutta aria ,a causa del gemellaggio con la Reggina nemica storica degli isolani, ci furono nel 91 scontri poderosi.Il dottore dovette adoperarsi piu’del solito perche’gli Ultras granata malconci non erano pochi, ma le sue prime cure assicurarono l’emergenza ai piu’  “ammaccati”.Come possono essi dimenticare di quel signorotto tanto disponibile  che fino al 98 non li ha mai lasciati soli ?Nelle partite casalinghe si sistemava in tribuna insieme al fratello Bruno,gioielliere,ed assisteva alla gara impassibile con la stessa serafica freddezza con cui affrontava gli interventi in sala operatoria.Una volta pero’la commozione riusci’a vincere la sua flemma proverbiale.La Salernitana era in A e giocava ad Empoli;Ciccio non pote’ assistere alla trasferta perche’ diffidato,ma il papa’aveva seguito i granata in Toscana.Vincemmo 2 a 3 e quando il dottore raccontava al figlio ogni dettaglio di quella splendida gara lo si vide commosso, mentre intorno a lui i ragazzi erano “a mille”  per la tripletta di Di Vaio. Fumatore incallito curava che non ci fosse mai molta distanza tra la sua mano e l’amato pacchetto di Camel che lo aiutava a stemperare le sue ansie ed i momenti di tensione della giornata. Rare volte nella vita ha smesso la sua aria di gentiluomo amabile e ben educato che non conosceva modi bruschi o poco garbati.Accadde in una trasferta che lo si vide uscire da questa sua proverbiale compostezza . All’ingresso dello stadio, durante la canonica perquisizione della polizia verso gli Ultras , un agente incuriosito da quella misteriosa cassetta d’argento che quell’attempato signore recava ben stretta a se’ ,gli chiese di ispezionarla.Quelli che erano nei pressi furono testimoni di una delle rare volte in cui il prof.Nicola Rocco perse la tramontana ed i toni della sua voce apparvero seccati e risentiti :
“Sono un chirurgo  e non le consento di maneggiare i miei ferri di emergenza di cui sovente ho bisogno per curare alla bisogna questi ragazzi;sono sterili ,toccano le ferite sanguinanti e non possono essere considerati alla stregua di coriandoli o petardi”
Guai a toccargli quella cassetta,ne era a buona ragione geloso ed anche i ragazzi si erano abituati a notarla, sempre presente sotto il suo braccio quando da lontano lo scorgevano a piazza Malta, dove giungeva sempre in anticipo ad attendere il pullman della trasferta domenicale.
Nelle gare casalinghe scendeva a piedi di casa almeno un’ ora prima della partita  ; attraversava piazza Casalbore ed entrava al Vestuti, ma poi quando si passo’all’Arechi fu il fedele amico Ninetto ad avere il compito di accompagnarlo al nuovo stadio.All’andata il dottore si trasformava, come ancora accade per la gran parte dei salernitani, nel tecnico di turno ed uscendo dal consueto mutismo diveniva improvvisamente loquace.Elencava la “sua” formazione nei dettagli ed il paziente autista si guardava bene dal dissentire sui giocatori e i ruoli assegnati con convinzione ad ognuno di essi.
Durante il ritorno, nell’auto di Ninetto su udiva solo il frastuono dei tifosi in motoretta che sfrecciavano ai lati della macchina.Il dottore munito di cuffiette collegate alla sua radio portatile, era assorto ad ascoltare i risultati e non era consigliabile distoglierlo dai suoi calcoli sulle considerazioni in merito alla nuova classifica dove si posizionavano i granata.
Nel 99, durante il girone di ritorno del campionato di A ,quando l’Arechi fu spettacolare scenario delle partite di Di Vaio & c.in quell’indimenticabile clima di festa che vide i presenti di Salernitana- Juve sfiorare le quarantamila unita’,il cuore del dottore Rocco cedette colpito da un serio infarto.Questo , anche su consiglio dei colleghi cardiologi che lo curavano ,lo costrinse a seguire da lontano l’amata Salernitana.Torno’al lavoro nelle sale operatorie della “Tortorella” ,dove da sempre aveva prestato la sua opera qualificata e la domenica sedeva, come di consueto , con largo anticipo dinanzi alla radio o alla televisione per la partita.Si riprese e ritorno’allo stadio incontrando l’immutato affetto di tutti i tifosi con cui condivise la fase calante della squadra fino ai penosi giorni del tonfo in quarta serie.
L’eta’avanzata con i suoi malanni, insieme ad un sopravvenuto calo quasi totale della vista, lo costrinsero ad una vita totalmente domestica ma mai lontana dai destini del Cavalluccio.
Circa un anno fa il suo vecchio ma grande e generoso cuore cedette, tra l’affetto di quanti lo assistevano alla Tortorella.C’erano  tantissimi tifosi ad attendere il feretro all’uscita della clinica ,ma anche tanta gente comune che aveva potuto godere della sue rare qualita’umane e professionali.Oltre ai granata era presente anche una nutrita delegazione di tifosi baresi che nella partita casalinga successiva ai funerali espose al “S.Nicola” un affettuoso striscione.La commozione colse tutti quando il feretro fu orientato verso il lato sud del Vestuti, per un ultimo saluto del prof,Nicola Rocco a quel luogo tanto importante per la sua vita.I tifosi di questo meraviglioso gioco che e’il calcio,si sa, sono dei romantici sentimentaloni.Non potrebbe essere altrimenti se sono capaci di gioire fino alla pazzia e poi anche piangere per la propria squadra. Non c’e’ quindi da meravigliarsi se uno di essi, durante il lungo scrosciante applauso che saluto’ il tifoso granata Nicola Rocco ,alzando gli occhi al cielo,confido’ al proprio vicino di vederlo correre per gli sconfinati prati del Paradiso sventolando insieme al Siberiano un enorme bandiera granata.
Camillo Lambiase