Neolaureata tra precarietà e formazione - Le Cronache
Attualità

Neolaureata tra precarietà e formazione

Neolaureata tra precarietà e formazione

Lo scorso gennaio ho preso servizio come insegnante di sostegno presso un istituto scolastico privato, con l’obiettivo non solo di arricchire il mio curriculum lavorativo, ma anche di fronteggiare le spese necessarie all’arricchimento della mia formazione. Avevo appena cominciato a inquadrarmi in questo nuova veste e tac! È arrivata la pandemia

Di Rosaria Celentano

Il primo maggio è una data simbolo, l’emblema della  rivendicazione degli operai avvenuta nel 1886 a Chicago, che dopo anni di lotta sindacale ottennero una riduzione a otto ore dell’orario lavorativo e una retribuzione a esso proporzionata. L’Italia, venticinque anni dopo, nel 1948,  sceglie con l’art. 1 della Costituzione riconosce al lavoro una funzione di fondamentale importanza, e con  l’art. 36  mette  l’accento sui diritti  dei lavoratori. Ma è davvero così semplice? Nel corso degli anni le possibilità occupazionali e la società stessa si sono evolute. I recenti dati ISTAT, infatti, evidenziano come il livello d’istruzione incida sulla ricerca di un impiego e che l’Italia è penultima tra i Paesi dell’Unione europea per giovani laureati. Questo spinge i giovani più qualificati a investire con maggior facilità il proprio talento nei paesi esteri in cui maggiori sono le opportunità di carriera e di retribuzione. Come  neo-laureata in Scienze Pedagogiche, ho avuto modo solo nell’ultimo anno di affacciarmi al mondo del lavoro, incontrando non poche difficoltà. Lo scorso gennaio ho preso servizio come insegnante di sostegno presso un istituto scolastico privato, con l’obiettivo non solo di arricchire il mio curriculum lavorativo, ma anche di fronteggiare le spese necessarie all’arricchimento della mia formazione. Avevo appena cominciato a inquadrarmi in questo nuova veste e tac! È arrivata la pandemia… Ora mi sto preparando per i concorsi appena banditi, con l’intento di ottenere il conseguimento di una lavoro stabile, anche se lontano da casa e dai miei affetti. Lasciare la propria città per alcuni è vista come un’opportunità di crescita, per altri, invece, è solo una sconfitta. Entrano in gioco non solo le competenze acquisite nel corso degli anni, ma anche le emozioni e gli affetti. C’è sempre la speranza di riuscire a coronare i propri sogni nella città natale andando alla ricerca di opportunità; concorsi, corsi di perfezionamento, lavori non attinenti al proprio percorso universitario ecc., ma non per tutti è così semplice. È  per questo che le opportunità si cercano altrove, in un’altra città o addirittura in un altro Paese. Alla fine ognuno trova il lavoro che può e, se ha fortuna, che lo gratifica.