Nascere a Salerno: tra ostacoli e “privatizzazioni” - Le Cronache
Primo piano

Nascere a Salerno: tra ostacoli e “privatizzazioni”

Nascere a Salerno: tra ostacoli e “privatizzazioni”

di Brigida Vicinanza

Non è facile nascere a Salerno. Le difficoltà che incontra una neomamma al Ruggi nel reparto di ginecologia, escono fuori dalle parole e dalle esperienze che le salernitane, trovano il coraggio di raccontare, per mettere in guardia le mamme del futuro. Quando ci si ritrova a partorire in condizioni igieniche carenti, quando si vive un trauma psicologico, quando ci si sente abbandonate a se stesse non si vive a pieno il momento più bello della vita di una donna. E quando la fecondazione assistita diventa scoraggiante ancora di più. “Volevamo un altro figlio, ma avevo dei problemi e mi sono rivolta al Ruggi per le visite e le informazioni in merito alla fecondazione assistita, da qui nasce la delusione”, racconta S.T. giovane mamma salernitana. “Mi sono rivolta al Ruggi per una laparoscopia, due anni fa. Mi hanno mandato in un centro privato, dove si pagano troppi soldi e mi hanno detto che non ci sarebbe stato nulla da fare. Dopo aver scritto a penna due righe per un esame in cui di solito si scrivono pagine e pagine di monitoraggio, con attenzione ad ogni passaggio, ho capito che era meglio rivolgermi altrove”, racconta S. che è stata poi “catapultata” in un centro privato: “Mi hanno detto che non potevano fare nulla e quindi dovevo rivolgermi in alcuni centri di loro conoscenza, indirizzandomi per bene, ovviamente a pagamento. Ma poi ho fatto una ricerca accurata fortunatamente e ho scoperto a Caserta il centro di fisiopatologia della riproduzione e per mia sorpresa era tutto gratuito, indipendentemente dal reddito infatti si paga soltanto un ticket, con dei medici e del personale garbati, che offrono anche un’ottima assistenza psicologica che manca al Ruggi e in quel reparto. Vorrei che tutte le giovani coppie che hanno difficoltà ad avere figli, sapessero che per la fecondazione assistita non è vero che esistono solo centri a pagamento come fanno credere. C’è altro, che aiuta anche economicamente a superare quei momenti”. La giovane salernitana ha trovato il suo “conforto” altrove, nonostante le pressioni che le sono state fatte affinché si recasse in uno di quei centri privati: “Ovviamente a guadagnarci sono anche alcuni dei medici dell’ospedale salernitano, perché tutta questa insistenza affinché mi rivolgessi a un privato, senza dirmi che c’era un’altra possibilità, non si spiegherebbe. Ma la mia esperienza all’interno del reparto va al di là della fecondazione assistita. Quando ho partorito la mia prima figlia sono stata in condizioni pessime. Nella stessa stanza con tante donne, mentre facevo il tracciato c’era chi partoriva, in condizioni igieniche che lasciavano a desiderare. Lasciata da sola di notte dalle infermiere, l’assistenza puoi averla soltanto in una stanza” – continua a raccontare la donna – “C’era una stanza con un solo lettino, mi dissero che era le pazienti “private” e che c’era la possibilità di avere un’ostetrica che potesse assistermi durante la notte, ovviamente sotto compenso. Insomma a pagamento”. Tra le donne che partoriscono al Ruggi, ci sono ovviamente anche straniere, che però non ricevono assistenza, come sottolinea S.: “Non esiste una mediatrice culturale che possa stare vicino a queste donne. E’ proprio questo il problema, non solo le carenti condizioni igieniche, ma la scarsa cultura dell’assistenza alle donne in questi momenti, secondo me”. La mancanza di Personale, i tagli a quest’ultimo quindi, non fanno altro che peggiorare una situazione. Tappare i buchi non sempre serve, la sopravvivenza non giova ai pazienti, e soprattutto trasforma i momenti belli come quello del parto in incubi. E per questo nasce il gruppo Facebook “Nascere a Salerno”, dove le mamme si raccontano, si confrontano, si mobilitano. “Un gruppo di madri ha deciso di incontrarsi per dare vita al Comitato cittadino “Nascere a Salerno”, con lo scopo di promuovere sul nostro territorio percorsi di buona nascita, attraverso la condivisione di esperienze e informazioni valide e alternative alle tante pratiche mediche, purtroppo oggi così poco rispettose delle madri e dei bambini” si legge sul gruppo. “L’obiettivo del Comitato è restituire alla donna un ruolo da protagonista nel percorso della nascita e cura dei propri figli. Il Comitato si impegna quindi a sensibilizzare il pubblico su tematiche quali la gravidanza e il parto fisiologici, l’allattamento, Vbac e pratiche d’avanguardia quali il Lotus Birth e molto altro”.