Musica è….. Sport - Le Cronache
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Musica è….. Sport

Musica è….. Sport

Nella giornata Olimpica internazionale, ci è giunto il contributo, al nostro “gioco serio” dell’Oro di Concorso Completo di Equitazione individuale delle Olimpiadi di Mosca, Federico Euro Roman.

Di Olga Chieffi

In un Ginnasio ateniese, Platone confidava ai discepoli le ansie e gli abissi di quel suo viaggio incredibile e appassionato verso il mondo sublime dell’ Idea, indicando loro i tratti salienti dell’educazione dell’Uomo d’oro: “Or con la ginnastica e la musica, a quanto prima dicemmo, noi li educavamo”. E i discepoli potevano ammirargli le grandi spalle di atleta coronato ad Olimpia. Un binomio inscindibile quello di Musica e Sport, proveniente dall’epoca classica e giunto nei tempi moderni, ad essere assoluto protagonista nel pattinaggio artistico sia su ghiaccio che a rotelle, nella ginnastica ritmica, nell’ esercizio a corpo libero dell’artistica, nel nuoto sincronizzato, nel dressage. Quante medaglie legate a brani musicali, la pattinatrice tedesca Katharina Witt bicampionessa olimpica, prima seducente Carmen, poi scatenata esecutrice di “Thriller” di Michael Jackson, o la francese Surya Bonaly, la “Venere nera” grintosa e dolcissima interprete del Largo dell’Inverno e del tempo tempestoso d’estate dalle stagioni di Antonio Vivaldi col suo salto mortale all’indietro sul ghiaccio e la sensualità del cigno nero di Oksana Baiul alle Olimpiadi di Lillehamer nel 1994, ancora, la morte del cigno di Camille Saint Saens della bulgara Maria Petrova che scelse questa pagina per l’esercizio d’addio. Danza Salinero nel rettangolo d’oro di Atene regalando la corona d’alloro alla sua amazzone Anky Van Grunsven sulle note di Milord, mentre Emilio con la Regina del Dressage, la valchiria, Isabell Werth, si divide tra l’incipit della V sinfonia di Beethoven, l’aria di Lauretta dal Gianni Schicchi e quella di Gilda dal Rigoletto, non disdegnando la tarantella, mentre suona il Big Ben insieme a Pomp and Circumstance di Elgar per Valegro e Charlotte Dujardin. Ma se il termine “musica”, come abbiamo scritto al principio di questa infinita Festa, indica una famiglia specifica di eventi sonori nella quale sono compresi suoni, rumori e silenzio, per cui la musica, così intesa, è la vita stessa dell’uomo e la sua natura è cosmica e simbolica, sarà “musica” l’attacco perfetto, “unisono” di un Quattro senza, quando la vogata raggiunge una fusione tale per cui i quattro atleti, diventano “quattro professori d’orchestra” per dirla con il nostro Giampiero Galeazzi, un solo corpo, quei remi, un remo solo, animato da un unico sforzo, da un’unica volontà, da un unico suono, sarà “musica” il piede che impatta il pallone, il silenzio di una partita a scacchi, lo sparo della carabina o il mugghiare delle rapide di un fiume affrontato dal mulinare delle pagaie, le sartie delle barche a vela, lo scontro delle palle del biliardo. Per questo finale di Musica è….. dopo tanti giorni insieme, ci siamo affidati al Campione Olimpico individuale e argento a squadre di Mosca Euro Federico Roman, nonché velista in solitaria, col suo Ponty, intorno al mondo. “Musica è  lo specchio libero dell’animo, delle sensazioni, delle emozioni e della propria potenza interiore” – scrive Federico – I tre brani che lo hanno accompagnato nella sua clausura, nella tenuta di Acilia, sono il giusto corollario a questa sua definizione. Il primo è Split di Ezio Bosso, ascoltato nel suo concerto all’Auditorium di Roma, nel luglio del 2017. Split, Postcard From Far away, è una pagina complessa, ispirata dalla sua ricerca sui segnali stradali, e in particolare dal segnale con due frecce divergenti. In questo brano che nasce come dialogo tra cello, violino e pianoforte, vi si può leggere la fine di un legame, l’allontanamento dalle proprie radici, visioni differenti, l’incapacità di incontrarsi tra due culture, è una “stanza” lontana (la stanza è uno dei luoghi fisici ed immaginari, da cui il compositore riesce ad uscire solo con la musica), invasa dalla “noise”, da cui tutto ha inizio. Segue “Time”, di Hans Zimmer, colonna sonora del film Inception, basata su quattro semplici accordi, simbolo delle stagioni e giocati secondo l’arte della variazione armonica e ritmica, specchio, appunto della relatività del tempo e del suo inesorabile scorrere. Il terzo brano è il dialogo di Leonard Cohen con la morte “You wont it darker”. Nel testo e nella musica, di chiara matrice ebraica, c’è buio, silenzio, assenza di risposte, le candele vengono spente: come il buio è l’attesa di luce, il silenzio è l’attesa di una risposta. La scelta di Federico Euro Roman, ci ha fatto ritornare alla mente una pagina di Heschel, in cui afferma che la musica non è un prodotto dell’uomo, non è creazione nel senso consueto del termine, ma che essa sta nell’uomo, è la sua stessa vita, è il ritmo interiore ed esteriore che regola il suo comportamento, è la legge liberamente assunta che modula dall’interno ogni sua ora, è il tempo che prende forma e che non viene lasciato, così, fluire senza argini, come acqua su pietra. La melodia rappresenta l’estremo tentativo umano di catturare l’uniformità del tempo nel suo scorrere ineluttabile e disperante, di piegarlo alla sua volontà creatrice, costringendolo in ritmi che esprimano le scansioni interiori della vita.