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Morte in clinica, accolto il ricorso per Villa Chirugi

Accolto il ricorso presentato in Cassazione dalla Clinica “Chiarugi” di Nocera Inferiore sulla morte di un degente sarnese presso la struttura di via Atzori avvenuta 11 anni fa, esattamente ad agosto del 2010, e per la quale era stato condannato a 4 mesi con pena sospesa un medico di Scafati. La sentenza di condanna emessa dall’Appello, che aveva capovolto il giudizio di primo grado, va annullata ai soli effetti civili e limitatamente al responsabile civile, con rinvio per nuovo giudizio davanti al giudice civile competente per valore in grado di appello. E se nel primo motivo del ricorso viene dedotta erronea applicazione della legge penale, nonché mancanza e manifesta illogicità della motivazione “risulta infondato il secondo motivo di ricorso, afferente alla ritenuta violazione per essere stata depositata la motivazione della sentenza di secondo grado dopo l’intervenuta maturazione del termine di prescrizione del reato”. Sia il medico di guardia, scafatese, ed il legale rappresentante del responsabile civile “Villa Chiarugi” erano stati condannati al risarcimento del danno patito dalle costituite parti civili (la famiglia del degente). Secondo le accuse della procura, e poi della parte civile, l’uomo morì il giorno dopo a causa di una diagnosi errata di «profondo sonno». Il paziente versava in una situazione di coma a causa di un’emorragia cerebrale che fu conseguenza di due potenziali cadute, una avvenuta il giorno prima del decesso e la seconda, il giorno successivo. Nel suo turno, il medico prescrisse al degente sarnese la somministrazione di 250 millilitri di soluzione reidratante e di un flacone del farmaco Tad 600, sospendendo la terapia neurolettica e applicando una busta di ghiaccio sulla fronte dello stesso. Ma non prescrisse né avrebbe richiesto l’esecuzione di una Tac cerebrale presso un’idonea struttura. Francesco D’Amato morì alle 4.50 del 29 agosto 2010. Quindi il processo con assoluzioni, condanne e ora in Cassazione l’accoglimento parziale del ricorso.