Morì dopo trasfusione confermate le condanne per 4 dipendenti del Ruggi - Le Cronache
Giudiziaria

Morì dopo trasfusione confermate le condanne per 4 dipendenti del Ruggi

ruggidi Pina Ferro

Settantacinquenne morì a seguito di uno scambio di sacche di sangue da parte del personale del “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Ieri mattina, i giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Salerno hanno confermato la sentenza di primo grado a carico del tecnico di laboratorio Michele De Fina, un anno e 2 mesi; dell’ortopedico Ernesto Prisco e dell’anestesista Stanislao Perciato un anno e tre mesi; dell’ortopedico Luigi La Bella, un anno e sei mesi. Gerardo Fasolino, 75 anni, di Marina di Camerota, spirò il 2 luglio del 2009 nell’ospedale “Ruggi” di Salerno a seguito di una trasfusione di sangue per “reazione da immunocompatibilitá Abo”.
I quattro dipendenti dell’ospedale di via San Leonardo rispondevano dell’accusa di omicidio colposo.
Aveva, invece, patteggiato la pena l’infermiere che materialmente eseguì la trasfusione, mentre la posizione dell’altro infermiere. Il fatto risale al luglio del 2009. Gerardo Fasolino era stato sottoposto ad un intervento per la sostituzione di una protesi all’anca. A pochi giorni dall’operazione, che sembrava essere perfettamente riuscita, il paziente morì nel reparto di Ortopedia dove era ricoverato. Fasolino fu stroncato da una complicazione successiva a una trasfusione. Un tragico errore che portò allo scambio delle sacche di sangue destinate una al 75enne di Camerota, ricoverato in ortopedia e l’altra a un altro paziente omonimo, degente della cardiochirurgia. Gerardo Fasolino, originario del piccolo borgo della costiera Cilentana, per quasi 40 anni aveva vissuto in Venezuela dove si era dedicato all’attivitá commerciale. Dopo una vita di sacrifici, era ritornato nel paese natale agli inizi del 2000. Qualche problema alle gambe lo aveva giá avuto, tanto che si era dovuto operare a entrambe le ginocchia. Poi il problema all’anca che lo costrinse alla fatale operazione. All’epoca dei fatti l’ospedale aprì anche una inchiesta interna poi sospesa in conseguenza dell’avvio di quella giudiziaria. I giudici di primo grado, e ora quelli dell’Appello hanno ritenuto colpevoli i quattro professionisti perché lo scambio, sfuggito ai vari livelli di controllo previsti in caso di trasfusioni, non poteva non essere notato dal personale del “Ruggi’” La famiglia Fasolino (difesa dall’avvocato Gaetano Maiorino) ha anche avviato una azione civile per il risarcimento del danno. Presentata una richiesta di risarcimento per circa tre milioni di euro, che sarà discussa in un’altra sede. Una sequela di omissioni nei controlli dei dati e delle sacche – secondo la Procura – portarono il paziente alla morte, sette ore dopo l’inizio di quello scambio di sacche ematiche. Per il pm ognuno degli imputati con le proprie condotte omissive e colpose contribuì al decesso del paziente. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Federico Conte, Paolo Carbone, Lucio Basco, Giovanni Sofia.