«Mi stavo comprando l’Alcatel, però siccome è arrivata la camorra allora mi sono dovuto fermare...” - Le Cronache
Cronaca Giudiziaria

«Mi stavo comprando l’Alcatel, però siccome è arrivata la camorra allora mi sono dovuto fermare…”

«Mi stavo comprando l’Alcatel,  però siccome è arrivata la camorra  allora mi sono dovuto fermare…”

di Pina Ferro

«Mi stavo comprando l’Alcatel, però siccome è arrivata la camorra allora mi sono dovuto fermare… l’ha comprata don Gennaro Lanzetta…». La frase è contenuta nelle tantissime intercettazioni allegate all’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Massimo Cariello, ex sindaco di Eboli. Protagonisti della conversazione sono Massimo Cariello, l’imprenditore Gerardo Motta e un architetto, tale Antonio, apparso nella stanza di ritorno da una commissione. Ad avere intezione di acquistare l’Alcatel è Gerardo Motta. Nel corso della conversazione i tre parlano di varie cose, anche di viaggi a Cuba. poi ad un tratto Motta parla della sua intenzione di acquistare l’Alcatel e del perchè ha poi frenato il progetto. Cariello annuisce, l’architetto bofonchia qualcosa. Motta poi straripa e dice: «Ha fatto un’operazione Antò, mò sta senza una lira (Lanzetta, ndr)…stanno puliti…offrirono 1,5 milioni, io lo venni sape- re perché mi chiamò un amico di Genova…», L’architetto dice: «Ottimo il prezzo è…» e Motta di rimando: «Ha chiuso a 3 milioni e 150mila…gliel’ho fatta pagare cara e amara compà…calcola che i Lanzetta comprano al 30-35%..l’ha comprata al 77% Antò…». Nel corso della conversazione interecettata dagli uomini della Guardia di Finanza che hanno portato avanti l’attività investigativa coordinata dalla Procura di Salerno, poi si parla della presenza di altri interessati a rilevare all’asta il cadavere dell’Alcatel di Battipaglia, spesso dai nomi altrettanto noti. Lo dice lo stesso Motta, quando afferma che «poi c’era un altro concorrente…un galantuomo… Campione con l’immobiliare Sabi/Savi» oppure la «famiglia Rago… ma stanno puliti e quindi sono andati da lui (Lanzetta, ndr)…hanno chiamato il lupo per metterci in mano le pecore». Ancora, Motta racconta che appena si era sparsa la vo- ce che anche la sua azienda avrebbe partecipato all’asta, tutti si erano messi a correre per evitare che la vincesse (cita un tal Tesauro, Michele Palumbo, Carlo Vitolo). Infatti aggiunge che il suo “amico” al tribunale fallimentare di Genova gli avrebbe confidato: «Dottor Motta io qui ho avuto l’impressione che fossero tutti d’accordo». In conclusione, fa una piccola ricostruzione delle battiture all’asta, rivendicando il merito di aver fatto salire il prezzo dell’Alcatel altrimenti i Lanzetta se la sarebbero aggiudicata per poco più di un milione di euro: «Io a 3 milioni mi sarei fermato, Lanzetta che fa? Alza di 50 mila euro, poi di 100 e infine di 150».