Medici fiscali in rivolta contro l'Inps - Le Cronache
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Medici fiscali in rivolta contro l’Inps

Devono essere a disposizione dell’Inps nonostante l’Istituto, dallo scorso 30 aprile, abbia interrotto con loro i rapporti di lavoro dopo ben 26 anni. Si tratta dei circa 50 medici fiscali facenti capo all’Inps di Salerno che dall’inizio di questo mese non effettuano più il servizio di visite fiscali d’ufficio. Una decisione della direzione generale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale dettata dalla spendig review che, teoricamente, dovrebbe andare a ridurre gli sprechi e non i servizi. Anche se, in virtù del contratto fiduciario ed esclusivo intrattenuto tra le parti, i medici, di fatto, sono ancora imbrigliati nella rete Inps che ha sì sospeso le visite fiscali d’ufficio, ma ha mantenuto attive quelle richieste in forma privata dalle aziende (che ammontano a nemmeno il 10% del totale) e per le quali quegli stessi 50 medici devono comunicare la propria reperibilità (su due fasce orarie o su una e anche durante i giorni festivi). Insomma, una interruzione del rapporto lavorativo che, oltre ad essere stata unilaterale, è avvenuta anche secondo criteri di piacimento dello stesso Istituto. Ieri mattina si sono ritrovati sotto la sede dell’Inps in corso Garibaldi per protestare, simbolicamente, contro la decisione. Una protesta di supporto a quella in corso di svolgimento, in contemporanea, sotto la sede centrale di Roma. E i circa 50 medici fiscali salernitani non ci stanno anche perché il provvedimento di interruzione delle visite mediche fiscali d’ufficio è giunto d’improvviso, da un giorno all’altro. «Il 29 aprile – spiega la dottoressa Domenica Oliva che fa capo all’Inps Salerno un impiegato ci ha comunicato che vi era una email con la quale, da Roma, ci spiegavano che a partire dal mese di maggio sarebbero stati interrotti tutti i servizi di visite fiscali d’ufficio. Insomma, dopo 26 anni, siamo stati praticamente buttati fuori dall’Inps con un preavviso di mezza giornata. Con loro, noi, abbiamo un tipo di contratto particolare: quello libero – professionale, il vecchio caro “cottimo” in pratica». 
«Oltre al danno – spiega poi il dottor Gennaro Marrazzo dell’Inps di Castellammare – anche la beffa dal momento che ci chiedono la reperibilità per le richieste di visite da parte delle aziende, tenendoci legati per intere giornate e impedendoci, di fatto, di muoverci su altri fronti».
«Da parte dell’Inps – racconta la dottoressa Annarita Rossi di Nocera Inferiore – non abbiamo mai avuto alcuna tutela: spesso e volentieri, soprattutto noi donne, ci siamo ritrovate a dover far visite e subire minacce dalle persone da cui ci recavamo. D’altronde, il nostro è stato sempre un compito di controllo che in più di un caso ha visto i giorni di malattia da accordare al lavoratore calare rispetto a quanto invece preventivato. Anche nel caso in cui dovessimo occorrere in un incidente, tutto sarebbe a carico nostro. Ebbene, ora ci danno il benservito». E a chi si scaglia contro i medici fiscali, spesso “vittime” di facili pregiudizi, replica il dottor Vincenzo Pappalardo dell’Inps di Nocera Inferiore: «Ci sentiamo dire – spiega- che questa per noi è una seconda attività, ma non è proprio così. Molti di noi hanno la seconda attività da libero professionista proprio per sopperire alla perenne situazione di incertezza vissuta negli anni di servizio per l’Inps. La condizione odierna ci fa rendere conto che non ci sbagliavamo».

 

Capezzuto: «Così l’Inps perde due volte». «Hanno fatto una manovra per risparmiare ed il risultato è che vanno a perderci il doppio». Sono queste le parole di Antonio Capezzuto, giovane segretario provinciale del Nidil Cgil che ieri mattina era insieme ai medici fiscali dell’Inps sotto la sede provinciale. «Con questa decisione – spiega Capezzuto – l’Inps ha arrecato un duplice danno: uno a se stessa con lo stop ad una importante azione di contrasto ai furbetti della malattia sul posto di lavoro e altro ai lavoratori con una difficoltà nel mantenimento dei livelli occupazionali». Il segretario Nidil, infatti, invita l’Inps «a non intervenire su servizi essenziali con tagli indiscriminati».

 

21 maggio 2013