La sanità salernitana ad un passo dalla paralisi totale. Se già ora lo “stato di salute” del comparto non è certamente dei migliori, a partire da domani la situazione potrebbe precipitare definitivamente o con la riduzione dei livelli di assistenza o, nei casi peggiori, perfino la chiusura di alcune strutture e presidi sanitari. Il motivo? La piena applicazione della direttiva europea 88/2003 sull’orario di riposo e di lavoro dei medici e sanitari dipendenti. Cosa dice la normativa dell’Ue? In buona sostanza, impone – come giusto che sia – un riposo di 11 consecutive nell’arco di 24 ore partendo dall’inizio dell’ attività, mentre il tempo di lavoro massimo settimanale è individuato in 48 ore, comprendendo oltre all’orario contrattuale anche le eventuali ore di lavoro straordinario, che in ogni caso non possono essere imposte al lavoratore. Insomma, stop a turni distruttivi (che nel caso del Ruggi, spesso e volentieri hanno raggiunto le 24 ore complessive) che mettono a rischio non solo il personale ospedaliero ma anche la salute dei pazienti. Una direttiva che, però, non è certo una cosa nuova: gli anni trascorsi dalla sua emanazione sono praticamente 13 (ma in Italia non è stata mai applicata e dunque si va verso una procedura di infrazione con tanto di sanzione) ma, nel frattempo, almeno in Campania – e a Salerno – già alle prese con una sanità perennemente commissariata, non ci si è organizzati. Il tutto sempre facendo i conti con una congenita carenza di personale, in ogni settore ed in ogni presidio sanitario del territorio provinciale, aggravata dal dannoso blocco del turn over. La conseguenza potrebbe dunque essere quella di ritrovarsi senza medici nelle corsie degli ospedali, compresa la mastodontica azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Per questo, il presidente dell’Ordine dei medici Bruno Ravera ha scritto una lettera al commissario straordinario dell’Asl Antonio Postiglione ed al direttore generale del Ruggi, Vincenzo Viggiani, sottolineando il grande «disagio assistenziale» a cui si andrà incontro a partire dalla giornata di domani. «Sono tanti – sottolinea Ravera nella sua missiva – gli ospedali di questa provincia che sono “senza risorse umane adeguate” e in situazioni organizzative dove l’attività svolta in varie forme di lavoro non ordinario è diventata preponderante». Secondo il presidente dell’Ordine, questa normativa – seppur «giusta e sacrosanta» – «viene ad essere applicata nel momento peggiore, soprattutto nella nostra Regione ancora all’interno delle regole restrittive sulla possibilità di regolarizzare e assumere personale in sanità, con la conseguenza di peggiorare ulteriormente le condizioni di assistenza, privando, in modo particolare le fasce economicamente più deboli e i più anziani, della possibilità di trovare una risposta adeguata alle appropriate domande di salute». Una rivoluzione che coinvolgerà tutti ma con la decisione ultima che – sottolinea ancora Ravera – «ricadrà sugli estensori dell’orario di servizio, generalmente i direttori di Struttura; e chi dovesse decidere di attenersi all’invito ricevuto dalle Direzioni Generali per l’applicazione della Direttiva, dovrà ridurre i livelli di assistenza e, in alcuni casi, richiedere anche la sospensione della stessa. Questo non può avvenire e non avverrà ma il livello della qualità delle prestazioni, in molte Strutture, prevalentemente quelle di ricovero, non potrà che ridursi ulteriormente». Ravera ha dunque dato la propria disponibilità a Postiglione e Viggiani alla predisposizione di «un documento comune di analisi con eventuali proposte da inviare al Presidente della Regione e al Consulente regionale per la Sanità per la elaborazione di una modalità applicativa, della Direttiva europea, che consenta un tempo di attesa realistico per la elaborazione di un nuovo piano sanitario regionale».
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