Marco Cuciniello tra classica e jazz - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Marco Cuciniello tra classica e jazz

Marco Cuciniello tra classica e jazz

Il contrabbassista  Marco Cuciniello  si esibirà questa sera presso i “Teatri Sospesi”, in via Lungomare Marconi 87 a Salerno, alle ore 21,00, in  “Alone”, un concerto–spettacolo innovativo e moderno, nell’ambito della rassegna “Lineeperiferiche” diretta da Serena Bergamasco e Carlo Roselli. Abbiamo incontrato il giovane strumentista figlio d’arte del padre pianista Giovanni Carlo, alla vigilia del debutto.Partiamo dalla sua esperienza musicale. Quali sono state le tappe principali della sua formazione? E quali le eventuali difficoltà, se ne ha incontrate?” Sì, in effetti ho seguito il percorso accademico. Ho studiato e mi sono diplomato a Salerno sotto la guida del M° Gaudiano, presso il Conservatorio di Musica Martucci. La musica classica è sempre stata la mia guida più che la mia formazione, e posso dire che è tuttora il genere (termine riduttivo) che più mi emoziona e appassiona, ma sono sempre stato molto attento anche alla world music al blues jazz e un po’ al pop. Difficoltà, se proprio devo dire, ne ho incontrate poche, probabilmente perché sono stato educato fin da piccolo all’ascolto della musica: mio padre è pianista e mio fratello spalla dei secondi violini alla “Orchestra Sinfonica Siciliana” di Palermo. Grazie al saltuario e incostante studio di altri strumenti quali violoncello, pianoforte e chitarra nell’adolescenza sono “approdato” allo studio di questo strumento, il contrabbasso, senza nessun trauma. Maestri ne ho avuti tanti, ho studiato a Milano e in Svizzera, ma ho avuto grandi consigli, anche da mio padre e mio fratello, da amici musicisti e infine dal gruppo in cui ho suonato per anni, ovvero i Melisma, per cui scrissi un frammento musicale che ho elaborato e che proporrò in “Alone”.Da dove nasce la passione per uno strumento così particolare come il contrabbasso?” Come ho detto prima del contrabbasso avevo già provato a studiare altri strumenti, ma forse non era il momento giusto. A 18 anni ero sulla poltrona del salotto di casa dei miei genitori e pensai, così, all’improvviso, di voler riprendere il violoncello. Avevo però timore della reazione di mio padre,  ancora dispiaciuto per il mio precedente abbandono. E allora optai per un altro strumento. Erano giorni in cui stranamente canticchiavo spesso Grooves di basso e batteria e allora pensai al contrabbasso. Non ne avevo mai visto uno da vicino e ricordo l’effetto che mi fece a casa del mio maestro. Una sensazione che non ho mai più dimenticato. Lo trovai enorme, a prima vista “insuonabile”, e pensai subito di aver fatto un errore. Quando il Maestro lo cominciò a suonare con le sue sapienti mani, ne apprezzai  il suono, capace di grandi escursioni dinamiche e espressive: era uno strumento incredibile. Il concerto di stasera prevede un ensemble di vari strumenti, quali contrabbasso, diamonica, voce, loop ed effetti da lei curati. Ci spiega il perché di questo titolo e la scelta di questo piccolo “insolito” organico strumentale? Lo spettacolo “alone” è stata una sfida. il mio caro amico Carlo Roselli mi ha proposto un concerto in cui fossi completamente solo. Ho immediatamente accettato. Lo spettacolo è improntato su suoni più e meno definiti, pensato come un flusso di coscienza, uno scorrere ininterrotto di pensieri, pensieri e sogni allegri e spensierati, ma anche angoscianti o tristi. Sono tutti brani ispirati dal mare, poichè li ho composti guardando la distesa d’acqua che si vede in lontananza dalla mia finestra. Anche i brani del repertorio classico sono stati scelti in base alla loro carica emotiva, intrecciati a brani di mia composizione in modo da creare uno shock all’orecchio del pubblico o, al contrario, legato talmente bene da poter sembrare un’unica linea melodica (o almeno questo è l’intento!) Parliamo di pubblico. Come crede reagirà la platea a questo nuovo tipo di concerto-spettacolo? Ovviamente spero reagirà bene. E’ il mio grande dilemma, non ho la più pallida idea di come possa reagire. Una cosa è certa, nessuno puo’ attendersi quello che effettivamente sarà. Questo spettacolo nasce da idee nuove che non ho mai proposto, infatti molti mi conoscono come musicista classico, altri come contrabbassista dei “Melisma”, altri ancora come musicista dei “In the gipsy Mood”, ma nessuno credo possa immaginare uno spettacolo del genere. Sicuramente ci saranno dei momenti molto particolari che spiazzeranno la platea, ma credo che questo non sarà un problema perché il pubblico salernitano è molto curioso nei confronti delle novità. L’importante è che tutto vada per il meglio e soprattutto che la loop non faccia scherzi né tantomeno l’amplificazione, verso cui, da buon musicista classico (il termine terribile!) ho sempre qualche remora.

Marina Pellegrino