Luci ed ombre sul decreto rilancio - Le Cronache
Editoriale

Luci ed ombre sul decreto rilancio

Luci ed ombre sul decreto rilancio

Il tallone di Achille di tutto quello che si sta facendo è il gap che esiste tra ciò che si decide nei Decreti e quello che si riesce a fare nella società, esiste e resiste un diritto di veto e di insabbiamento della burocrazia, non possiamo accettare che il potere in Italia non sia nella mani delle istituzioni e della politica, molti osservatori a livello internazionale sono sorpresi.

Di Alessia Potecchi

Dopo il Decreto Cura Italia che ha cercato di spalmare le risorse per aiutare tutti i settori perché nessuno doveva rimanere solo ed escluso in questa situazione di estrema emergenza causata dal Covid, il Governo ha varato il Decreto Liquidità che non si tratta di uno stanziamento di risorse. Si tratta invece della  stima massima dei prestiti che ad avviso del governo dovrebbero essere attivati dal sistema bancario in base alle garanzie fornite dallo Stato. Dove sta il risparmio e la novità? Sta nel fatto che le aziende che chiederanno il prestito non dovranno emettere delle fideiussioni a garanzia ma i soldi saranno garantiti dallo stato, le banche in questo contesto hanno un ruolo di primo piano nella rogazione e nella gestione dell’erogazione dei prestiti.  Mi voglio però concentrare sull’ultimo Decreto varato, il Decreto Rilancio. Il Maxi provvedimento del Governo con all’interno le misure per contrastare la crisi economica legata all’emergenza Coronavirus si compone di ben 258 articoli, è una manovra eccezionale anticrisi di 155 miliardi in termini di saldo netto da finanziare, alimentata da 55 miliardi di nuovo indebitamento. Il Decreto rifinanzia molte delle misure del Decreto Cura Italia introducendo nuovi interventi per uscire dall’emergenza abrogando anche la lunga stagione delle clausole di salvaguardia fiscale (aumenti IVA ed Accise definitivamente cancellati) La manovra rinvia al 2021 la Plastik e la Sugar Tax, non ci sarà inoltre l’IRAP a giugno. In particolare le misure di 54,7 miliardi delle spese in deficit si   riferiscono : Lavoro 19,2 miliardi; attività produttive 14,3 miliardi; Enti territoriali 5,6 miliardi, fisco 4,2 miliardi, ministeri 3,6 miliardi; turismo e cultura 2,7 miliardi; salute 2,5 miliardi; sicurezza 1,7 miliardi, emendamenti parlamento 08, miliardi, sport 0,2. Insomma il Decreto Rilancio è incentrato sul lavoro, sulle attività delle imprese per quasi 2 terzi. Per quanto riguarda gli aiuti alle imprese i soldi a fondo perduto andranno a Pmi, commercianti, artigiani e autonomi fino a 5 milioni di ricavi o compensi se ad aprile hanno registrato un calo del fatturato di 2/3 rispetto a quello di aprile dello scorso anno. La quantificazione dei soldi è determinata applicando una percentuale alla differenza tra i due fatturati: 25% ai soggetti con ricavi non superiori a centomila euro, 20% in caso di ricavi tra centomila e 400mila euro, 15% tra 400mila e 5 milioni di euro. Per ottenere il contributo la domanda dovrà essere presentata all’Agenzia delle Entrate, che provvederà poi a erogare i soldi tramite un bonifico. Sempre per questa tipologia di imprese ci sarà anche un credito d’imposta fino al 60% dell’affitto. L’agevolazione sarà concessa per i mesi di aprile, maggio. Ne potranno usufruire anche gli enti non commerciali, compresi quelli religiosi e del Terzo settore. Le imprese con ricavi o incassi tra i 5 e i 50 milioni riceveranno aiuti se vareranno un aumento di capitale di almeno 250 mila euro e se avranno registrate perdite del 33% a causa del Covid. Per loro anche una detrazione/deduzione del 20%, fino a due milioni, sul fronte fiscale. All’interno di Cdp sarà creato uno specifico patrimonio per sostenere le aziende che hanno un fatturato annuo superiore ai 50 milioni. Ci saranno 2,5 miliardi per cofinanziare tutte le spese che le imprese, soprattutto della ricezione e della ristorazione, dovranno affrontare per adattarsi alle nuove regole imposte dal virus. I ristoratori che hanno tavoli all’aperto non pagheranno la Tosap. Infine ad enti locali e alle ASL arriveranno 12 miliardi  per pagare i debiti ai fornitori (6,5 ai Comuni, 1,5 alle Regioni, 4 alle ASL). C’è poi tutto un pacchetto di provvedimenti a favore delle famiglie con particolare attenzione alle donne e ai tempi ci conciliazione di lavoro e famiglia. Nel Decreto è presente un’ attenzione alla vita concreta delle donne che da sempre si sono fatte carico di un welfare familista a causa della mancanza di servizi. Bisogna investire oggi in nuove politiche a vantaggio delle famiglie che garantiscano e promuovano pari opportunità. E’ necessario in questa direzione potenziare le norme in questa situazione di emergenza per poter conciliare i tempi di lavoro e quelli di cura che permettano, in una moderna visione, di restituire all’uomo uno spazio nella vita privata e alla donna uno spazio in quella pubblica proponendo una relazione più autentica nella distribuzione di ruoli e compiti. Non dimentichiamo che un vero cambio di passo deve passare oggi attraverso il confronto tra generi, tenendo presente che la questione di genere rappresenta la linea di demarcazione tra una evoluzione della società che coinvolge e sviluppa i diversi talenti e una involuzione della stessa in cui le donne rimangono a disposizione del potere che di fatto rimane maschile che in queste situazioni di emergenza è ancora maggiore. Abbiamo quindi il Reddito di Emergenza che andrà alle famiglie, anche con un solo componente, che sono state più colpite dall’emergenza Covid. Le domande potranno essere presentate entro giugno e il beneficio sarà erogato in due quote. L’ammontare del reddito di emergenza va da 400 a 800 euro, in base al numero dei figli. Sale fino a 840 euro se nella famiglia sono presenti componenti in condizioni di disabilità. Per fare domanda bisognerà possedere dei requisiti: residenza in Italia, un Isee inferiore a 15mila euro, un valore del reddito familiare ad aprile inferiore al valore del beneficio, un patrimonio mobiliare familiare nel 2019 inferiore a diecimila euro. Sarà l’Inps a gestire la macchina del reddito di emergenza e quindi anche l’erogazione dei soldi.  Provvedimenti per famiglie e lavoratori dove è prevista fino ad un massimo di altre 9 settimane la Cassa Integrazione e assegno del Fondo di integrazione salariale, verranno stanziati più di 16 miliardi. Si andrà a rimuovere  i ritardi e gli intralci burocratici che fino ad ora hanno rallentato i provvedimenti. L’indennizzo da 600 euro sarà pagato in automatico senza bisogno di presentare una nuova domanda, inoltre il mese successivo per gli stagionali ancora disoccupati e i professionisti che hanno subito un calo del 33% del fatturato salirà a 1000 euro. Per le famiglie il voucher baby sitter passa da 600 euro a 1.200 euro da utilizzare anche per campi estivi. Permanenza e incentivazione per il lavoro agile. Ci sarà un indennizzo per colf e badanti di 500 euro per due mensilità. Il bonus “vacanze” fino a 500 euro. Previsto un credito in favore dei nuclei familiari con un reddito ISEE non superiore a 35.000 euro per le vacanze. Il credito è utilizzabile dal 1 luglio al 31 dicembre 2020. Il credito è utilizzabile in favore di un solo componente per nucleo familiare nel limite massimo di 500 euro. La misura del credito è di 300 euro per i nuclei familiari composti da due persone e di 150 euro per quelli composti da una sola persona. Ci sono poi risorse ancora per la Sanità, per il turismo, lo sport, i disabili e le scuole, un miliardo  diviso in due tranche: la prima, da 400  milioni, quest’anno. La seconda, da 600 milioni, nel 2021. I soldi serviranno per attrezzare gli istituti a contenere l’epidemia. Verranno inoltre stabilizzati 16.000 precari a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico. Il tallone di Achille di tutto quello che si sta facendo è il gap che esiste tra ciò che si decide nei Decreti e quello che si riesce a fare nella società, parliamoci chiaro esiste e resiste un diritto di veto e di insabbiamento della burocrazia, non possiamo accettare che il potere in Italia non sia nella mani delle istituzioni e della politica, molti osservatori a livello internazionale sono sorpresi. Dobbiamo intervenire e dobbiamo far si che quello che si legifera diventi immediatamente operativo. Draghi ha detto che bisognava aumentare il debito per tutelare l’occupazione e la crescita delle aziende e ha aggiunto, ed è quello che dobbiamo avere chiaro, che le decisioni una volta prese vanno attuate immediatamente. Dobbiamo anche attuare una vera semplificazione non a parole ma nei fatti, non è possibile che il Decreto abbia più di 250 articoli e sia lungo quasi 500 pagine. Si deve assolutamente semplificare e l’impegno del Governo nelle prossime settimane deve essere concentrato su questa questione che farà la differenza. Lancio anche qualche spunto e idea per il futuro perché dobbiamo pensare anche a quando saremo usciti da questa emergenza. Oltre a fare sul serio la lotta all’evasione fiscale, c’è da considerare che solo una parte minima delle risorse che abbiamo è investita nel debito pubblico, solo il 4% dei titoli di stato è nel portafoglio delle famiglie, occorre spostare parte di questo risparmio all’acquisto di titoli cosiddetti sociali, mi spiego : noi parliamo spesso del piano Marshall che ha aiutato a ricostruire il paese dopo la fine della seconda guerra mondiale, dimentichiamo cosa avvenne in quegli anni, nel 1945 il Governo Parri fece l’emissione dei titoli per liberare l’Italia dal nazifascismo e nel 1948 il governo De Gasperi emise dei titoli per la ricostruzione dell’Italia, in quella occasione i comunisti e i socialisti che erano stati estromessi dal Governo propagandarono tra i lavoratori l’acquisto dei titoli per la ricostruzione del paese perché avevano chiaro che avrebbero consentito di migliorare le condizioni sociali ed economiche dei lavoratori e del paese. Ancora dobbiamo fare un’azione di persuasione perché rientrino  capitali andati all’estero così come dobbiamo riportare in Italia le imprese che hanno trasferito la sede all’estero per ottenere vantaggi fiscali. Dobbiamo convincere gli innumerevoli fondi integrativi salute, previdenza ad investire anche in Italia in titoli del debito pubblico italiano e non come purtroppo avviene oggi in titoli speculativi all’estero. Si potrebbe anche esaminare la possibilità di investire in parte in titoli di stato il TFR che ha un valore di circa 26 miliardi ogni anno, insomma va benissimo l’intervento dell’Europa ma dobbiamo anche cercare di utilizzare al meglio le nostre tante risorse. 

  (Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD Milano Metropolitana)