L'Ispettorato del Lavoro incastra Salerno Pulita sul caso Tempor - Le Cronache
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L’Ispettorato del Lavoro incastra Salerno Pulita sul caso Tempor

C’era l’esposto alla Procura della Repubblica, ora c’è anche la relazione dell’Ispettorato del Lavoro che confermerebbe il comportamento scorretto e illegale da parte di Salerno Pulita. La vicenda dei 181 lavoratori interinali della Tempor somministrati alla Salerno Pulita, torna prepotentemente alla ribalta. 
I fatti risalgono alla scorsa estate quando cominciò il braccio di ferro tra Salerno Pulita, Tempor e Comune di Salerno, con tanto di parole grosse volate tra l’amministratore delegato dell’agenzia di lavoro interinale, Francesco Gordiani, e il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. La Salerno Pulita, infatti, all’epoca avrebbe utilizzato i lavoratori somministrati dalla Tempor, nonostante la società interinale li avesse posti in regime di ferie retribuite fino al 30 settembre. Alla base, il credito vantato dalla Tempor nei confronti di Salerno Pulita, circa due milioni di euro. Ma quei lavoratori furono ugualmente convinti a recarsi al lavoro dalla Salerno Pulita, e con l’intercessione del sindacalista della Cgil, Angelo De Angelis, nonostante fossero privi di copertura assicurativa a seguito della decisione di Tempor di metterli in ferie. A quanto pare, la relazione dell’Ispettorato del Lavoro confermerebbe in pieno il comportamento illegittimo da parte di Salerno Pulita che, in pratica, avrebbe mandato a lavoro i 181 interinali a proprio rischio e pericolo. 
A risollevare il polverone ci ha pensato il consigliere comunale del gruppo Fratelli d’Italia, Roberto Celano, con una interrogazione, a risposta scritta e orale, al sindaco di Salerno. Una interrogazione in cui viene richiesto di prendere visione della relazione dell’Ispettorato del lavoro, in merito alle eventuali anomalie e illiceità commesse dalla Salerno Pulita in quell’occasione e per avere lumi sulla posizione del Comune di Salerno in merito alla questione.
«Come evidenziato in un’interrogazione del primo ottobre 2012 – scrive Celano -, alla quale non è stato possibile ricevere risposta compiuta e dettagliata, sembrerebbe che i dipendenti della Tempor sarebbero stati per alcuni giorni indotti a lavorare presso la Salerno Pulita, pur essendo in ferie, e, dunque, senza alcun tipo di copertura assicurativa; una attività che, se confermata, sarebbe vergognosamente lesiva delle normative vigenti a tutela dei lavoratori e che un’Amministrazione seria, per non apparire complice di comportamenti illegali, avrebbe dovuto procedere con opportune verifiche. Se dovessero essere confermate le indiscrezioni riguardanti l’esito dei controlli dell’Ispettorato del Lavoro sulla società Salerno Pulita, l’amministrazione dovrebbe nell’immediato, in virtù del controllo analogo che deve esercitare, prendere posizione ed assumere decisioni al fine di non apparire corresponsabile rispetto a quanto sarebbe emerso anche dalle verifiche attivate».
In base a ciò, Celano, chiede di sapere «se l’Amministrazione Comunale intenda acquisire rapidamente la relazione dell’Ispettorato del Lavoro, verificando eventuali responsabilità di gestione da parte del management di Salerno Pulita; quali provvedimenti, nel caso in cui dovessero essere confermate le indiscrezioni relative all’esito dell’ispezione, intenda assumere l’amministrazione comunale per evitare di apparire “connivente” rispetto al management della Salerno Pulita».

 

E la Tarsu di Salerno è la seconda più alta d’Italia. Salerno medaglia d’argento. Non è certamente un riconoscimento positivo, però. Già, perché la città di Salerno si attesta al secondo posto della speciale classifica, stilata dall’osservatorio di Cittadinanzattiva, per quel che concerne i costi della Tarsu. Ebbene, se la maggiore batosta è riservata ai “cugini” di Napoli, i salernitani non possono certamente sorridere, così come i siracusani. Infatti, secondo il report, al primo posto per la Tarsu più alta si piazza Napoli con ben 529 per il pagamento dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Secondo posto per Salerno con una media di 421 euro, mentre sul gradino più basso del podio c’è la siciliana Siracusa con 407 euro, seguita dalla corregionale Catania (396) e dall’altra campana d’eccezione, Caserta (393 euro). Una quota per lo smaltimento degli rsu che, nel giro degli ultimi cinque anni, è schizzata alle stelle: per quanto riguarda Salerno c’è stato un aumento, in termini percentuali, del +98%. Un aumento che batte quello di Reggio Calabria (+96%) e di Napoli (+87%). Secondo quanto si legge dal report di Cittadinanzattiva «meno funziona la gestione, più i costi sono alti». Tariffe, insomma, spropositate rispetto al servizio offerto. In pieno “modello Salerno”.

 

8 marzo 2013