Lei, quando l'intelligenza artificiale è sempre più vicina dall'essere vera - Le Cronache
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Lei, quando l’intelligenza artificiale è sempre più vicina dall’essere vera

Lei, quando l’intelligenza artificiale è sempre più vicina dall’essere vera

Un’intelligenza artificiale (Ai) interattiva, è il fulcro centrale del film Lei nelle sale cinematografiche da oggi.

Spike Jonze, regista e sceneggiatore statunitense, provando un programma di Ai in grado di parlare e rispondere, ha pensato di trarne una storia per il suo film.

Ambientato a Los Angeles, in un futuro con tecnologie molto sviluppate, un uomo e un software iniziano una relazione.

Il protagonista Theodore interpretato dall’attore Joaquin Phoenix, vive in solitudine e decide di installare nel suo computer, un nuovo sistema operativo intelligente, OS1, del quale man mano sie ne innamora.

Lei, è un film vuole spiegare come la tecnologia è più invasiva e persuasiva. Le intelligenze artificiali in grado di conversare sono diffuse da anni, non a caso nel 1991, il Loebner Prize(competizione annuale di intelligenza artificiale che premia il bot il cui comportamento è più simile al pensiero umano.)

Premial’Ai più simile a un umano.

E’ probabile che il film sia stato influenzato anche dall’avvento di Siri di Apple e delle altre assistenti vocali che sono in grado di aiutarci a trovare informazioni e contatti sul nostro smartphone usando il linguaggio naturale, con qualche tocco di ironia che le rende spiritose.

L’interazione vocale non è solo un modo per costruire la storia d’amore, ma anche un modo di spiegare come potrebbe essere il futuro, in cui la tecnologia è evoluta. Nel film non ci sono smartphone, ma un auricolare attraverso cui il protagonista ascolta i messaggi e le mail, le notizie e il meteo, come oggi noi facciamo sullo schermo dei nostri tablet e smartphone, oltre a dialogare con persone o software ormai resi indistinguibili dagli umani, al punto da provarne dei sentiment.

Il protagonista ha anche un’agendina elettronica su cui può leggere messaggi e dotata di fotocamera con cui riprende le scene della propria vita e le condivi con l’amata, una moda già avviata con la famosa Go pro.

Theodore gioca ai videogame, non sul monitor ma con mondi e personaggi proiettati su tutta la stanza, in modo ancor più realistico, come il Kinect.

Spike Jonze usa il rapporto con la tecnologia per far riflettere sulla natura e la solitudine dell’essere umano, quasi che gli schermi fossero specchi per guardare dentro di sé e che tutto lo sforzo dell’innovazione hi-tech per metterci in contatto con gli altri non facesse altro che renderci più isolati.

Quanto ad oggi o ad un futuro imminente, Ray Kurzweil, inventore e autore di numerosi testi sull’intelligenza artificiale,

ha dichiarato sul suo blog che non dovremo attendere a lungo ad una realtà come quella vissuta da Theodor, basterà aspettare il 2030.

di Letizia Giugliano

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