Un po’ di più che nel resto del Mondo. È marchio d.o.p. di Salerno e della sua amatissima squadra di calcio. Vale anche per i contagi da Covid, che —già alti— raggiungevano picco esponenziale man mano che si avvicinavano le ore diciotto. Si rischia e si raschia. Il fondo del barile, ché va dentro un ragazzino fermo da un mese, con 45’ nel Carpi nel carniere da professionista. In tribuna col microfono stava Borja Valero e veniva quasi da chiedergli se avesse voglia di fare una mezz’ora. Un po’ di più che nel resto del Mondo. A cotanto scenario si dispone ad assistere il neopresidente. Kennediano l’ingresso con tutta la famiglia, elegantissimo il dribbling sul suo predecessore ai microfoni di DAZN. È piaciuto il tratto educato, ma magari si sarà arrabbiato pure lui, nel valutare dal vivo il peso specifico di una rosa che travalica i pur dettagliati resoconti. Segnalata una simpatica inversione di tendenza, certo legata alle circostanze. Il riferimento è ad un procuratore di casa all’Arechi, abituato al red carpet ed al catering della tribuna Autorità. Avvistato a sbocconcellare un panino al chioschetto del parcheggio, simboleggia idealmente il nuovo corso, e così sia. Pandemia o meno, la differenza di valori quella era, e di quanto avvenuto in campo mette poco conto parlarne. Da qui, dalla tastiera. Immagino che nei deputati luoghi se ne parlerà, da oggi. Perché il muro altissimo delle attenuanti non riesce a nascondere il dato. Il ripescato coach, infatti, non è riuscito a fare un solo punto in casa. Transeat, ma mai tra le mura dell’ex fortino la sua idea di squadra si è mostrata povera ma bella, o garibaldina. Non sono stati contenuti i danni, con una media di tre reti incassate a gara. Ed i lampi veneti —e in parte sardo— non servono a gettare luce sulle speranze di rimonta e dignità richieste ai prossimi mesi. Corre veloce, il tempo del pallone. E se, poco più di quindici giorni fa, l’imprenditore Iervolino sciava lontano da questo mondo, se la settimana scorsa esultava nel salotto di casa, la visiva presa d’atto lo avrà rinforzato nella convinzione che la Salernitana è libera, ma con scorie non lievi da sanificare. Non solo in panca. Di certo accadrà, sta accadendo. Un altro dazio certo ci sarà da pagare, ché un altro “Cir” si profila all’orizzonte. Poi ne resteranno diciassette, che non meriteranno —si è già dato— cattiva sorte. Il viaggio inizierà da lì, lo sogno bellissimo.
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