Sono parole irrituali quelle dette dal questore di Salerno Alfredo Anzalone alla cerimonia di commemorazione per i caduti dell’attentato terroristico del 26 agosto del 1982 in via Parisi a Torrione. Non parla di eroi ma di lavoratori che «si svegliavano alle cinque del mattino per garantire la sicurezza ai cittadini e che in maniera vile sono stati barbaramente uccisi. Vergogna per chi di nascosto ha sparato togliendogli la vita e onore a questi ragazzi per il contributo straordinario che hanno dato». Tre ragazzi: due poliziotti ed un militare dell’esercito. In tre non arrivavavano ad 80 anni: Antonio Bandiera 24 anni, originario di Sangineto in provincia di Cosenza fu il primo a morire. Uno dei poliziotti, Salvatore Mancì, buttandosi dall’auto riportò una spostamento ad una vertebra e a stento riuscì a ripararsi dietro la vettura di servizio. L’assistente Pasquale D’Amelio sparò tutti i colpi della sua pistola, ma inutilmente. Il secondo a morire fu l’agente Mario De Marco, 31 anni di Roccadaspide. Si era riparato dietro un albero ma questo non impedi’ che alcuni colpi di mitra lo raggiungessero all’addome e alle spalle e morì sul colpo. Subito dopo toccò al caporale dell’esercito Antonio Palumbo, 22 anni di Tuglie, in provincia di Lecce. Le ferite gravi che riportò nello scontro armato, lo portarono alla morte qualche giorno dopo il ricovero in ospedale. Rimasero feriti nel conflitto a fuoco anche i soldati di leva Talamo Ventura e Sergio Garau. Ferito anche lo studente Salvatore De Sio di Salerno, colpito da un proiettile mentre studiava ed era affacciato al balcone di casa. Uno strano destino per Bandiera e Mancì. L’agente cosentino chiese di lavorare il 26 agosto per avere la successiva domenica libera e partecipare a un pellegrinaggio ad un santuario mariano. Mancì aveva chiesto invano quel giorno libero perché era il suo quarto anniversario di matrimonio e il primo compleanno del figlio. Presente alla cerimonia fra gli altri in rappresentanza del comune di Salerno l’assessore alla pubblica istruzione Eva Avossa che è intervenuta con una sua analisi sul dramma degli anni di piombo. Per la provincia di Salerno c’era il consigliere Giovanni Coscia. Alla cerimonia anche i familiari delle vittime e rappresentanti di enti ed istituzioni. A prendere la parola alla cerimonia di commemorazione dei caduti anche il comandante dei Cavalleggeri Guide di Salerno Angelo Malizia: «Il dolore resta ma deve restare soprattutto l’esempio che i caduti nell’assolvimento del loro dovere hanno dato soprattutto alle generazioni future. Loro sono un esempio per riconoscere i valori dell’onestà, i valori del rispetto reciproco, della democrazia , della libertà che questi ragazzi morendo nello svolgimento del loro compito ci hanno lasciato». Alessia Bielli
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