L’azionariato popolare per farlo restare Nostro - Le Cronache
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L’azionariato popolare per farlo restare Nostro

L’azionariato popolare per farlo restare Nostro

di Marta Naddei E se fossero i salernitani i nuovi proprietari della Centrale del Latte? L’azionariato popolare potrebbe essere la strada giusta per scongiurare la vendita della storica partecipata del Comune di Salerno e salvaguardare livelli occupazionali, indotto, produzione e qualità. Azionariato popolare: è questa la proposta del consigliere comunale di Forza Italia, Giuseppe Zitarosa. Un modo per far sì che il “Nostro” resti tale. Una operazione in cui, secondo il consigliere d’opposizione, potrebbero essere coinvolti sia i semplici cittadini salernitani desiderosi di tenersi stretto un “gioiello di famiglia” quale il latte della Centrale e gli stessi gestori o proprietari dei 3.600 punti vendita dislocati sul territorio che potrebbero entrare in società acquistando quote, anche per soli mille euro ciascuna. Il piano è ben chiaro: il Comune di Salerno, come già fatto quello di Firenze, dovrebbe far quotare il valore dell’azienda al mercato ristretto; dopo averne ottenuto il valore effettivo, l’ente dovrebbe procedere alla vendita del solo 49% delle azioni (e non della totalità come previsto dalla procedura di cessione avviata) con un ricavo che Zitarosa stima oltre i 10 milioni di euro (di poco inferiore ai 12 milioni e 700 mila euro che è il prezzo base fissato per l’acquisto), con la maggioranza azionaria che rimarrebbe di parte pubblica, ovvero dei cittadini salernitani. Una idea che muove i passi da numerose preoccupazioni, le stesse che hanno mosso i 41 dipendenti della Centrale ad inoltrare ricorso al Tar di Salerno contro la cessione della partecipata: in primis la mancata garanzia dei livelli occupazionali. E’ questo il nocciolo fondamentale della questione perché, così come facilmente immaginabile, il futuro nuovo proprietario privato della Centrale del Latte, chiuderà lo stabilimento di Salerno spostando la produzione altrove, in danno anche dell’intero indotto, composto da allevatori, distributori e così via. «Con la vendita alle grandi aziende interessate – dice Zitarosa – i lavoratori della sede verranno prima trasferiti e successivamente licenziati ed il tanto decantato e pubblicizzato prodotto, somiglierà solo da molto lontano a quello attuale con latte che, molto probabilmente, arriverà dalla Serbia, dalla Romania dove il costo è assai inferiore e di scarsa qualità. La Centrale acquista 500mila litri di latte al giorno dagli allevatori nostrani (circa 300) ad un prezzo di circa 50 centesimi al litro quando, su mercati esteri si acquista a 30 centesimi circa. L’azienda che subentrerebbe, di sicuro, acquisterebbe tale prodotto da quest’ultimi, lasciando i circa 300 allevatori al loro destino». Poi, la questione terreni: è stato presentato già un Pua per la costruzione di una palazzina di dieci piani. «I terreni saranno certamente venduti a costruttori che continueranno ad edificare sempre più la zona» – conclude Zitarosa.