Lavori a "rischio e pericolo" di impresa e Comune: richiesta danni infondata? - Le Cronache
Attualità Primo piano

Lavori a “rischio e pericolo” di impresa e Comune: richiesta danni infondata?

Lavori a “rischio e pericolo” di impresa e Comune: richiesta danni infondata?

di Marta Naddei

Invoca l’ultima sentenza del Consiglio di Stato sul Crescent, ma “dimentica” di fare riferimento alla precedente ordinanza dello stesso massimo organo di giustizia amministrativa, dalla quale, in sostanza, emerge che furono avvisati dal guardarsi bene di proseguire l’opera prima della pronuncia definitiva in merito. Eugenio Rainone, amministratore unico della Crescent srl, da un lato, pone, a fondamento della nota con cui ha “ricordato” a Comune di Salerno, Soprintendenza e Ministero dei Beni culturali i danni economici subiti finora per il fermo dell’opera – stimati in oltre 50 milioni di euro -, la sentenza dello scorso aprile, sostenendo che «il Consiglio di Stato non ha ritenuto “abusive” le opere perché realizzate in virtù di titoli paesistici efficaci, fino alla pronuncia caducatoria del giudice (ovvero fino all’annullamento delle medesime autorizzazioni da parte dei magistrati di Palazzo Spada, ndr), ordinando alle autorità competenti di rinnovare la motivazione degli atti di assenso paesistico in prosieguo». Insomma, sostiene – pur senza dirlo in maniera esplicita – che non vi sarebbero motivi ostativi al rilascio di un parere positivo da parte della Soprintendenza che possa consentire di proseguire la realizzazione della mezzaluna di Bofill (il cui cantiere, così come quello della piazza, è tenuto sotto sequestro giudiziario dallo scorso novembre). Dall’altro, però, sembra aver rimosso l’ordinanza dei giudici amministrativi del novembre 2012: quella in cui il Consiglio di Stato avvisava Crescent srl e Comune che la prosecuzione dei lavori sarebbe stata «a loro rischio e pericolo». All’epoca, del Crescent non era stato poggiato quasi nemmeno un mattone: furono impresa e amministrazione comunale a decidere di andare avanti senza attendere la sentenza definitiva. Insomma, da Roma erano stati avvisati e se l’edificazione non fosse cominciata allora, ad oggi non si discuterebbe di risarcimenti ultramilionari. Dunque, ci sarebbero – se contenzioso tra le parti sarà – anche gli estremi per fermare la richiesta risarcitoria da parte dei Rainone.