L'arte e l'immaginario - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’arte e l’immaginario

L’arte e l’immaginario

Accorsato vernissage ieri sera all’Arco Catalano per la mostra di OpificioCrea di sei progetti site specific per la città di Salerno

Di Ambra De Clemente

Doppio battesimo per un’originale sodalizio e per il primo step di lavoro dello stesso. Presso la Enzo Bianco Home Gallery di via Mercanti, è stato presentato ufficialmente A&A, il collettivo di artisti e architetti riuniti intorno ai temi della città, per discutere, progettare, ideare e trasformare in materia le idee. Il primo prodotto del gruppo di lavoro nasce da una idea di OpificioCrea in collaborazione con la Enzo Bianco Home Gallery ed è “L’arte e l’immaginario”, la mostra di sei progetti site specific per la città di Salerno. Ogni progetto è stato realizzato in tandem da un artista e da un architetto e la collettiva, con disegni, modelli e rendering in 3D, esposti negli spazi dell’Arco Catalano di via Mercanti, ove fruibili sino al 3 marzo. I sei progetti di installazioni site specific, sintetizzati nel catalogo a cura di Massimo Bignardi e Rosa Carafa, sono degli artisti: Enzo Bianco, Enzo Caruso, Livio Ceccarelli Nello Ferrigno, Alessandro Mautone, Antonio Perotti. Gli artisti hanno lavorato in collaborazione con gli studi degli architetti: Marco Bignardi, Paolo Calderaro, Tiziana Caporale, Marco A. Capua, Eliana Natella e Marco Petillo. E’ lo stesso gruppo di lavoro di Arte&Ambiente a sintetizzare così la sua mission: “Obiettivo del collettivo A&A è tracciare un confine, sospeso tra la memoria e l’attesa di una Salerno, attraversata dalle emozioni dei tanti che hanno partecipato al suo farsi: emozioni come mattoni per una città viva, in tensione continua tra passato e futuro”. Massimo Bignardi, nel testo del catalogo della mostra, sottolinea proprio la carica innovativa sottesa alla genesi dello stesso gruppo di lavoro: “Il loro darsi in associazione prospetta in sé l’idea di rinnovamento: accoglie, cioè, la capacità del Sé a farsi forza collettiva, ove l’utopia dell’immaginario artistico apre ad un orizzonte di relazioni, pratica inusuale nello schematismo delle professioni (…). L’unità delle arti si fa esplicito progetto etico, in virtù di una comune riflessione”. Il Paesaggio e l’immaginario è alla sua prima edizione, l’indicazione del numero ordinale anticipa già l’idea di una progettazione destinata a proseguire negli anni: “Abbiamo intenzione – spiega Enzo Bianco della omonima Home Gallery promotrice dell’evento – proseguire con la rassegna, dare luogo ad un percorso di idee e progetti che si svilupperà negli anni, rendendo concreto l’immaginario”. La mostra è il primo frutto di un laboratorio di idee, una bottega intenta a progettare e rendere concrete visioni: “Uno dei nostri obiettivi – spiega Annaluce Marchianò, Presidente Associazione OpificioCrea – è dilatare l’orizzonte localistico e creare occasioni di confronto con vari interlocutori in diversi spazi linguistici. Strategici sono il dialogo e l’inclusione con tutto il panorama del mondo delle arti e della cultura. Proposito dell’associazione è anche quello di proporre alle istituzioni e alla città progetti culturali e la mostra Il Paesaggio e l’immaginario si colloca in questa dimensione”. Intanto questa realtà utopica comincia a concretizzarsi con la mostra che – prosegue Bignardi – è un progetto, tradotto in una mostra di rendering, disegni e planimetrie che, nella sua articolazione tra spazi verdi, piazzole, aiuole attrezzate, interviene sulla linea ideata, negli anni del regno murattiano, per il primo tratto del lungomare. I luoghi individuati seguono la traccia del lungomare murattiano: da est a ovest, partendo dalla fiorita rotonda sul lungomare, antistante le architetture umbertine della Camera di Commercio, per la quale Nello Ferrigno e lo studio di architettura di Marco Alfonso Capua hanno progettato un alto albero di ceramica. Una traiettoria di creatività che si va a chiudere nell’aiuola che, come un puzzle, s’incastra tra le fabbriche del teatro, di palazzo Centola e di palazzo Sorgenti: qui Alessandro Mautone e l’architetto Tiziana Coporale mettono in scena la vitalità del teatro popolare delle marionette. Tra questi punti estremi della planimetria dell’intera area interessata, trovano posto l’intervento progettato da Livio Ceccarelli, ceramista con un passato da grafico e dall’architetto Eliana Natella: l’area è quella che trattiene ancora nella memoria di molti salernitani della mia generazione l’accecante luce gialla della conchiglia della Shell, vale a dire i giardinetti prospiciente il lato est di palazzo Natella. Spingendosi verso ovest troviamo la grande sedia in corten che Enzo Bianco con l’architetto Paolo Calderaro hanno ideato come ‘propilei’ per la piazza del Crescent di Ricardo Bofill; al suo lato l’architetto Marco Bignardi e il ceramista Enzo Caruso sono intervenuti nella piazzola alle spalle della Casa del Combattente. Infine Antonio Perotti, designer del vetro e l’architetto Marco Petillo hanno scelto il leggero pendio dei gradoni, i larghi piani di quello spazio che s’incastra tra palazzo Sorgenti e l’edificio scolastico Barra.