L'amico Enzo - Le Cronache
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L’amico Enzo

L’amico Enzo

di Tommaso D’Angelo

Complicato, davvero complicato scrivere del mio amico Enzo Fasano. Conosciuto agli albori della mia carriera –oggi mi sento davvero vecchio e acciaccato- quando frequentavo, per imparare l’arte della politica, i Consigli comunali. Che erano delle vere e proprie arene ma di grande qualità, sebbene della Prima Repubblica. Con Nino Colucci, Enzo Demasi, Pippo Falvella e Sergio Valese rappresentò la spina dorsale dell’Msi, che raccoglieva eredità pesanti. Mele, Tedesco, Palumbo. Un’isola felice per i missini tanto che Almirante amava chiudere le campagne elettorali in Piazza della Concordia con gli applausi e i cori di un popolo in festa sulle note di Sole che sorgi…
Dal partito monarchico all’Msi, poi in Alleanza Nazionale, Pdl e Forza Italia, seguendo il suo amico fraterno Maurizio Gasparri. E sempre con la capacità di farsi eleggere al Parlamento indipendentemente dal numero di posizione, un’abilità che rovinava il fegato ai suoi denigratori. Ma è stato sempre coerente con i suoi punti di riferimento, prima Colucci e poi Gasparri. Quando ebbe la malsana idea di diventare assessore alla cultura con la Giunta Rastrelli non immaginava a cosa andava incontro. Coinvolto nel solito tritacarne della giustizia a sinistra, passò mesi e mesi con la paura di passare da indagato ad arrestato. Ricordo una sua simpatica battuta fatta per sdrammatizzare quei momenti difficili in una delle tante visite in redazione . “Ero dal barbiere –raccontava anche divertito- di mattina presto. Quando entrarono due persone e si qualificarono come finanzieri. In quel momento –pensai – è finita”. Il vaffa che presero i due poveri malcapitati quando chiesero al titolare del negozio gli scontrini per un controllo resterà nella storia. Enzo era un deputato alla mano, forte di quella gavetta fatta in politica cominciando dalla storica sede dell’Msi in via Diaz, dove –diciamo così- l’attività fisica era delegata ai vari Primo Carbone, Sergio Valese, Fiore Cipolletta. Ma era l’uomo delle mediazioni in Consiglio per mitigare l’integralismo di Nino Colucci, dote che si è trascinato nella sua carriera politica fino alla fine quando pure ha ricoperto ruoli di responsabilità tra gli azzurri. Lo so, non è il meglio dei miei scritti, ma vi assicuro che è davvero complicato scrivere di un amico che tre giorni fa mi aveva lasciato i saluti tramite l’adorata moglie Anna. Purtroppo era chiaro che si stava consumando una tragedia contro la quale ha lottato inutilmente con tutte le sue forze fino all’ultimo. Un abbraccio al mio giornalista Giovanni, colpito nel più profondo del cuore per la perdita del papà. Che la terra ti sia lieve, Enzo